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Prefetto Di Bari, Napoli non è più tra le prime dieci città ad alto indice di criminalità. Lo certifica la classifica elaborata dal Sole 24 Ore. Un’inversione di tendenza?
«Lo studio, sulla scorta dei dati forniti dal Ministero dell’Interno, certifica un decremento delle denunce di reati nella città di Napoli che, con un totale di 135.805 delitti denunciati nel 2023 e un tasso di 4.576 reati ogni 100.000 abitanti, si colloca al 12° posto tra le città italiane nella graduatoria degli indici della criminalità pubblicata dal “Sole 24 ore”. Si tratta di un risultato, a mio avviso, molto positivo, frutto dell’intenso e costante impegno delle forze dell’ordine e della magistratura – cui va il mio ringraziamento – accompagnati dall’azione sinergica di tutte le istituzioni, con lo sguardo rivolto ad un unico risultato, quello di rendere la città più sicura e vivibile, creando le condizioni per un maggiore sviluppo sociale ed economico, anche collegato alla rinnovata attrattività turistica».

Per anni il capoluogo campano è tristemente rimasto nella poco invidiabile “top ten” delle metropoli più pericolose d’Italia. Vuol dire che si è lavorato bene sul versante della sicurezza?
«Sul fronte della sicurezza, non c’è tematica che non sia stata affrontata in sede di comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica con l’adozione di iniziative mirate alla prevenzione dei reati. Ricordo la particolare attenzione del Governo e del Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, per la nostra realtà, l’incremento degli organici delle forze dell’ordine, lo stanziamento di fondi dedicati ed altre misure di sostegno che hanno consentito l’intensificazione dei controlli sul territorio, la pianificazione di specifiche operazioni ad Alto Impatto – cui, come è noto, partecipano anche polizie locali e metropolitana, insieme al contingente strade sicure dell’esercito – nelle zone della movida, della stazione centrale e del centro storico in città, oltre che negli altri Comuni nell’area metropolitana, nonché l’assunzione di vigili urbani a tempo determinato nei Comuni della Terra dei Fuochi. Un importante contributo è stato fornito dall’implementazione dei sistemi di videosorveglianza, grazie a un ulteriore finanziamento specifico del ministero dell’Interno. Poi sono state potenziate tutte le iniziative di prevenzione e promozione sociale messe in campo nei tavoli prefettizi che vedono il fattivo concorso del Comune e della città metropolitana di Napoli e della Regione Campania, che non fanno mancare mai il proprio rilevante contributo, degli enti, e delle associazioni del terzo settore, insieme a sindacati e parrocchie, tutti accanto alle istituzioni per attivare una dettagliata metodologia di contrasto alla povertà educativa, che rappresenta l’anticamera della devianza, attraverso la promozione della legalità, la prevenzione della dispersione scolastica e il rafforzamento del ruolo della scuola come laboratorio sociale e di comunità. Un intenso lavoro che è iniziato da tempo e i dati rassegnati l’anno 2023 lo dimostrano. Naturalmente su questa linea proseguiremo anche nel 2025».

Milano, Roma e Firenze sul poco invidiabile podio. Napoli scivola al 12esimo posto, e persino Venezia – città che lei conosce bene – ha raggiunto il nono posto. E tuttavia in tantissimi napoletani la percezione della sicurezza resta ancora molto bassa. Secondo lei perché?
«Viviamo in un contesto particolarmente complesso con un tasso di densità abitativa tra i più alti d’Europa in cui il livello di contrasto e repressione dei reati nell’area metropolitana, come ho già detto più volte, è altissimo e le forze di polizia e la magistratura assicurano i colpevoli alla giustizia nella stragrande maggioranza dei casi e, tuttavia, reati gravi che coinvolgono spesso le giovani generazioni rendono più difficile aumentare il grado di percezione di sicurezza nella collettività. Massimo è l’impegno a tenere bassa l’incidenza dei reati anche con interventi di prevenzione sociale, di riqualificazione urbana, di valorizzazione del territorio che, globalmente intesi, contrastando il degrado, contribuiscono a migliorare la percezione di sicurezza da parte di tutti i cittadini. Un esempio in tal senso sono gli interventi in atto sulle Vele di Scampia e a Rione Amicizia, che vanno letti nell’ambito di questa cornice strategica, volta al miglioramento delle condizioni di vivibilità dove fondamentale si è rivelato l’impegno del Sindaco Gaetano Manfredi, dell’assessore Antonio De Iesu e dell’Acer. Anche nei primi otto mesi del 2024 (gli indici di delittuosità, allo stato, per la città di Napoli, denotano un andamento positivo). Ciò fa ben sperare nell’aumento progressivo della fiducia dei napoletani. Sono grato al mio predecessore e a tutte le componenti del comparto sicurezza per il lavoro svolto. Ovviamente, la sfida conserva ancora tanti elementi di difficoltà e criticità per il suo superamento, spronando dunque tutti gli enti e autorità coinvolti ad un impegno sempre più incisivo».

Ma c’è anche chi sostiene che molti cittadini, sempre più sfiduciati, rinunciano a presentare denunce.
«Certo, il miglioramento delle condizioni di sicurezza passa per la maggiore partecipazione dei cittadini i quali devono denunciare non solo i reati subiti, ma anche quelli di cui hanno semplicemente conoscenza. Invito tutti a denunciare e a riporre più fiducia nell’operato delle forze di polizia la cui grandissima professionalità sta facendo conseguire risultati eccellenti, sia dal punto di vista preventivo che repressivo».

Dunque a suo avviso quali sono le cause di questa controtendenza?
«Credo molto nelle iniziative di prevenzione sociale, mirate ad elevare il livello di sicurezza integrata del territorio e soprattutto nella rete con tutte le altre istituzioni e con gli enti locali, nella consapevo-lezza che gli interventi devono avere carattere multidisciplinare. Numerose sono le iniziative avviate dalla Prefettura che, in tal senso, investono molteplici ambiti di attività, tesi all’adozione di misure in grado di incidere, in via preventiva, sulle criticità maggiormente sentite dalla comunità locale, per rafforzarne il livello di protezione, oggi incentrato prevalentemente sull’attività delle forze di polizia. Accanto alla lotta alla criminalità e al ripristino della legalità, le iniziative devono essere dirette anche alla crescita economico-sociale delle comunità con il contributo irrinunciabile degli enti locali impegnati con sempre maggiore cognizione, in via prioritaria, nel contrasto al degrado urbano e nella riqualificazione dei quartieri più a rischio di emarginazione».

Spesso, soprattutto su determinate tipologie di reati, si registra scarsa collaborazione: in particolare rispetto a fenomeni criminali come l’usura e il racket. Serve più collaborazione?
«Anche su questo fronte si sta lavorando, soprattutto con le associazioni antiracket e antiusura presenti sul territorio, per stimolare ogni tipo di denuncia e costruire percorsi di affiancamento e fiducia nelle istituzioni. Quest’anno è stato sottoscritto con l’Associazione Bancaria Italiana un protocollo antiusura da cui è discesa la costituzione dell’Osservatorio provinciale antiusura del quale fanno parte tutti gli attori istituzionali, aperto anche alla partecipazione di altri soggetti al fine di individuare situazioni di criticità e ambiti particolarmente esposti rispetto ai quali formulare proposte concrete calibrate alle esigenze particolari del territorio».
 



 

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