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Un negozio da 4 mila mq all’asta a Monteverde, centinaia di appartamenti e stabili ceduti da Inps, ministero Difesa e Demanio. I bandi e i portali che pubblicano le aste

L’annuncio di privatizzazioni per 20 miliardi fino al 2026, contenuto nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza di settembre 2023 (Nadef) del governo Meloni, pone almeno tre interrogativi. Il primo è tecnico: è possibile raggiungere una cifra simile sia pure nell’arco di tre anni? Il secondo è strategico: quali quote sarebbe meglio cedere in una situazione di mercato come l’attuale? Il terzo è politico: le privatizzazioni rientrano davvero nel programma o nello spirito di questo governo? Una grande operazione industriale, ad ogni modo. Oltre che di bilancio. All’ultimo Forum di Davos il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, aveva spiegato la ratio delle dismissioni e la ricerca di investitori pazienti di lungo termine che possano acquisire quote di minoranza di partecipate pubbliche, come l’Eni.

La storia delle privatizzazioni

La grande storia delle privatizzazioni italiane sembrava esaurita con un buon bilancio finale con il primo governo Conte, se è vero che il valore complessivo delle dismissioni italiane è secondo solo a quelle britanniche. Merito dell’impegno profuso dagli esecutivi ma anche dell’enorme dimensione che avevano assunto le imprese di Stato. Da notare che paradossalmente sono stati i governi di centrosinistra a realizzare più incassi dalle dismissioni, seguiti dal Berlusconi II, ma ora ci prova anche Meloni (leggi qui la cronistoria di Antonella Baccaro) individuando immobili in mano allo Stato e alle amministrazioni regionali e locali che potrebbero essere messi sul mercato, in particolare caserme, ospedali e uffici pubblici dismessi. 




















































Il fardello del debito pubblico

Ma altri autorevoli osservatori non sono dello stesso avviso. Si è privatizzato troppo o male, si è chiesto di recente Ferruccio de Bortoli su questo giornale? Probabilmente sì e lo hanno scritto bene Pietro Modiano e Marco Onado nel loro recente Illusioni perdute(Il Mulino). Il titolo dice tutto. Anche perché ci si dimenticò che le privatizzazioni furono una scelta obbligata. Un po’ come lo è oggi nella coda del fenomeno. Non sgorgarono da uno spirito liberale di convinta adesione alle regole di mercato. Avvennero in fretta sotto il peso insopportabile del debito pubblico (di cui l’Unione europea chiedeva la riduzione, insieme allo stop agli aiuti di Stato, con l’accordo Andreatta-Van Miert del 1993) e di quello delle imprese statali.

Il programma di privatizzazioni

Per questo il governo, oggi come in passato, sta premendo l’acceleratore anche sul massivo programma di messa in vendita del patrimonio immobiliare pubblico, ha ricostruito di recente il quotidiano MF. «Se fino a luglio, stando alla fotografia del Conto riassuntivo del Tesoro, l’introito della vendita di beni immobili di proprietà dello Stato erano stati poco più di 18 milioni, di cui la metà sotto l’egida del ministero della Difesa, entro i primi di novembre saranno bandite 140 aste che, considerando il valore minimo d’asta, varrebbero 30 milioni. Una cifra che darebbe una mano ai piani del governo e allo stesso tempo permetterebbe ai cittadini di cogliere opportunità importanti nel mercato immobiliare, anche nelle principali città italiane», spiega il quotidiano del gruppo Class.

Chi sono i principali banditori

I principali banditori nei prossimi mesi saranno l’Inps e il ministero della Difesa, e dunque Roma sarà la protagonista delle aste più ricche. Un negozio da oltre 4 mila metri quadri nel quartiere Monteverde della Capitale messo all’asta dall’Inps nella terza settimana di settembre per un minimo di 1,8 milioni di euro, spiega MF. «Bisognerà aspettare i primi giorni di novembre per poter fare un’offerta per i due edifici e due terreni circostanti di via del Calice a Roma, nei pressi del parco degli Acquedotti, messi in vendita dall’Inps per almeno 2 milioni di euro», aggiunge Silvia Valenti nell’articolo sul quotidiano finanziario.

Gli altri cespiti dell’Inps

Tra gli altri 43 immobili che l’Inps metterà all’asta entro la fine di settembre per raccogliere 6 milioni, se ne distinguono tre tutti nel Nord Italia. Medaglia d’oro per Ferrara dove per 1.952 mq nel cuore del quartiere Gad a 200 metri dal centro storico l’Istituto chiede più di 1 milione di euro. Argento invece per Forlì dove 706 mq sempre a ridosso della zona centrale, valgono come minimo 575 mila euro. Bronzo per Milano, dove un appartamento disposto su due livelli (ottavo e nono piano) a via Pietro Nenni, nel quartiere Adriano, costa almeno 442 mila euro.

Il bando dell’Agenzia del Demanio

Anche l’Agenzia del Demanio ha deciso di proporre in concessione a privati ed enti del terzo settore, tramite bandi pubblici, 18 edifici dello Stato. I bandi sono stati pubblicati a luglio sul sito dell’Agenzia (qui il portale dell’agenzia con tutte le occasioni). Tra i beni in concessione/locazione di valorizzazione fino a un massimo di 50 anni c’è la Torre Vecchia a Isola Capo Rizzuto (Crotone), in Calabria. C’è anche l’ex Casa del Fascio ad Ardore (RC), sempre in Calabria. I 18 edifici fanno parte della prima tranche del 2024 dei bandi di concessione di immobili di proprietà dello Stato che l’Agenzia pubblica due volte all’anno, a luglio e a novembre, nell’ambito delle attività legate ai Progetti a Rete. Come il bando a partire di 10 milioni dell’«Umia-3-Centro del Design», all’interno dell’ex sito industriale dismesso Mirafiori di Torino la cui riqualificazione è stata affidata alla Torino Nuova Economia spa, società partecipata al 48,86% dalla holding del Comune di Torino e per un altro 48,86% della in-house della Regione Piemonte, a cui si somma poi il 2,28% di Stellantis. Il bando comprende la Cittadella del Design e della Mobilità Sostenibile, sede di formazione universitaria, in Ingegneria dell’Autoveicolo e Disegno Industriale, del Politecnico di Torino dal 2011.

Il portale per investire

Interessante anche il portale investinitalyrealestate.com dedicato alla presentazione di offerte di investimento in immobili pubblici, di società partecipate pubbliche o partecipate pubblico-privato, destinate ad operatori italiani ed esteri. Si tratta di un progetto per favorire le opportunità di investimento in Italia. Uno strumento virtuale attraverso cui poter favorire, in forma semplice e trasparente, l’interazione tra la domanda di investimenti professionali e le opportunità di investimento immobiliare qualificate che sono state selezionate nel patrimonio pubblico italiano tra le più rilevanti in termini di localizzazione, tipologia e dimensione.


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20 settembre 2024 ( modifica il 20 settembre 2024 | 11:07)

 

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