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Da dimesso museo di provincia, ricco ma seminascosto, a sito tra i più importanti d’Italia gestito da una Fondazione. Oltre 50mila reperti di tutte le epoche storiche, e anche della preistoria. Il Museo del Sannio è lanciato verso il definitivo salto di qualità che lo proietterà, nelle intenzioni degli enti promotori, nel gotha della cultura nazionale e internazionale. Con una data di “decollo” già cerchiata sul calendario: dicembre 2025.

IL PROGETTO

«Una struttura che ha potenzialità enormi» chiosa Massimo Osanna, direttore generale Musei del ministero della Cultura, coordinatore scientifico del rilancio del Museo del Sannio in partnership con Regione, Provincia e Comune di Benevento. Una garanzia il nome di Osanna, già al vertice del Parco archeologico di Pompei, nella realizzazione del progetto che vedrà accasarsi, nel complesso Unesco di Santa Sofia, anche la sezione egizia oggi ospitata da Arcos, il Bue Apis, e il baby dinosauro Scipionyx Samniticus “Ciro” che langue immeritatamente nella sede cittadina della Soprintendenza. Il dirigente ministeriale ha presieduto due sere fa la videoconferenza con il sindaco Mastella, il presidente Lombardi e i componenti il Comitato scientifico, che ha tracciato le linee guida dell’ambizioso progetto assistito da un finanziamento da 2 milioni cui si aggiungeranno i 2 stanziati con delibera Cipess. «Entro dicembre 2025 saremo in grado di presentare il Museo del Sannio profondamente ammodernato e potenziato – anticipa Osanna – Nei giorni scorsi abbiamo condotto un primo sopralluogo con i nostri tecnici. A breve torneremo a Benevento per un altro accertamento delle esigenze. Opereremo un profondo riallestimento dell’attuale esposizione, ricca ma ancora condizionata da un approccio classico della musealità incentrata soltanto sulla fisicità dei reperti. Che ovviamente non mancheranno neanche in futuro, anzi saranno arricchiti con l’arrivo di pezzi pregiati come lo Scipionyx Samniticus e tutta la sezione egizia. Incluso il Toro Apis che verrà trasferito nel Museo, sostituito nella collocazione attuale da una riproduzione ad elevata definizione sul modello del Marco Aurelio di Roma. In più, abbiamo destinato a Benevento una sfinge in basalto rinvenuta negli Stati Uniti dai carabineri del Nucleo tutela patrimonio culturale tra i beni sequestrati a un ricettatore. La presenteremo a novembre nell’ambito di un evento in città. Ma occorre un deciso aggiornamento delle modalità di fruizione del patrimonio esposto, puntando sulle nuove tecnologie, sul potere delle immagini e sull’accessibilità. Il Museo del Sannio – aggiunge l’alto funzionario del dicastero – è tutt’uno con il complesso di Santa Sofia patrimonio Unesco. Un valore nel valore che ne fa un sito dalle potenzialità enormi, oggi largamente inespresse. In quest’ottica, pensiamo di modificare anche l’ingresso alla struttura, che dovrà essere proiettato direttamente sulla piazza per acquisire la visibilità che merita. Sul piano gestionale, riteniamo che lo strumento più idoneo sia la creazione di una Fondazione».

LA PROSPETTIVA

Parole che consentono di mettere a fuoco meglio l’annunciata istituzione del museo egizio di Benevento: «Sarà una ricchissima sezione egizia, tra le più importanti del Paese, ma farà parte dell’area del Museo dedicata alla romanità – spiega Osanna – Benevento presenta testimonianze di assoluto rilievo di tale epoca, alla quale bisogna storicamente ascrivere anche il fiorente culto isiaco locale». Rivoluzione che toccherà di riflesso Arcos, destinato a perdere la sezione egizia per acquisire una nuova vocazione: «Arcos – anticipa Osanna – diventerà un polo per mostre temporanee di beni provenienti da siti di tutta Italia, e di allestimenti visuali che permetteranno ai visitatori di essere accolti in una realtà immersiva innovativa».

Progetti per Arcos anche da parte della Provincia: «Con il trasferimento della sezione egizia – anticipa il presidente Lombardi – si libereranno spazi che intendiamo destinare alla valorizzazione dei tantissimi reperti e delle pregevoli testimonianze storico-culturali espressione delle realtà comunali della provincia. Rappresentano un patrimonio la cui ricchezza, probabilmente, spesso sfugge a noi stessi sanniti, e che invece merita di essere conosciuta e apprezzata, anche nell’ottica di uno sviluppo possibile delle nostre aree interne».



 

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