«Ai ragazzi delle scuole, che incontro spesso, dico che per costruirsi una vita soddisfacente è importante studiare e crearsi un futuro. Bisogna essere, come diceva don Bosco, onesti cittadini e buoni credenti». Don Davide Besseghini è il parroco di Candia Lomellina, anche se ha la responsabilità anche delle parrocchie di Cozzo e Langosco, tutte dipendenti dalla diocesi di Vercelli ed è cappellano del carcere del capoluogo piemontese. E queste sue considerazioni, nella XXXVI Giornata Nazionale delle Offerte per il sostentamento dei sacerdoti, che ricorre proprio oggi, arrivano dall’esperienza tra i detenuti. «Il carcere è forse il punto più basso dell’esistenza – dice – che priva della libertà e, non di rado, della dignità. In questo abisso di miseria i cappellani rappresentano un raggio di luce. Con i detenuti si crea un rapporto di stima e fiducia e si diventa un punto di riferimento. Per l’importanza del nostro lavoro – aggiunge – questo sarebbe un ministero da svolgere a tempo pieno. Ma è quasi impossibile: io posso dedicare ad esso un paio di giorni e poi posso contare sulla collaborazione di due suore. E anche così è davvero faticoso».
Don Davide Besseghini lascia il carcere di Vercelli del quale è cappellano
Della giornata di sostentamento ai sacerdoti don Davide parla con pudore. «Nella Messa di ieri ai miei parrocchiani non ne ho parlato». Però i 32 mila preti diocesani che gestiscono 25.600 parrocchie hanno necessità di supporto per svolgere le molte attività previste dal loro ministero. «Sono molti gli aiuti che si possono fornire – spiega – dal contributo dell’8 per mille alle donazioni, un aiuto per consentire ai sacerdoti di avere una esistenza dignitosa». Ma nei decenni gli aiuti sono crollati: si è passati dagli oltre 23 milioni di euro nel 1994 agli 8 milioni dello scorso anno.
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