di Antonia Casini
“Con le pene sostitutive, la recidiva scende al 19%. Con la detenzione è poco sotto il 70%”. Aperto da ieri, al primo piano del Palazzo di Giustizia pisano, un presidio di prossimità dell’Ufficio di Esecuzione penale esterna (Uepe) che ha sede in via Giusti fra le nazioni a Pisa. “Istituto – si legge nel protocollo firmato dalla presidente del Tribunale Beatrice Dani, dalla direttrice dell’Uepe stesso, Elena Fiorini, e dal presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati, Paolo Oliva – nato per favorire l’implementazione della messa alla prova, dell’applicazione delle pene sostitutive (Riforma Cartabia), della giustizia riparativa e dell’attuazione delle pene di comunità e in ogni caso per le attività di indirizzo e valutazione circa la fattibilità di percorsi di lavoro di pubblica utilità e di programmi per le pene sostitutive sulla base delle disponibilità degli enti convenzionati, ed è deputato a svolgere le seguenti funzioni: raccordo con le cancellerie, l’autorità giudiziaria, l’avvocatura e l’utenza, ricevimento pubblico per predisporre i programmi di trattamento, informazioni e consulenza sulle misure penali di comunità e percorsi di giustizia riparativa, avvio gestione e valutazione di tali misure, promozione delle convenzioni per lo svolgimento del lavoro di pubblica utilità con enti-associazioni del terzo settore”.
“Un momento importante – spiega la presidente Dani – di raccordo tra il Tribunale, la società civile e le altre strutture. Tribunale che non deve restare una realtà isolata anche per trasparenza, deve essere capito dalla collettività. Il presidio di esecuzione promuove una pena diversa dalla detenzione e percorsi virtuosi per chi deve scontare una pena. Valorizziamo molto il lavoro di pubblica utilità per le pene brevi, ovviamente, per reati di minore gravità. Con la messa alla prova, per esempio, diamo una chance alla persona di rimediare, fornendo la prova di dare un contributo per la vittima o la collettività. Tutto questo presuppone rapporti fra cancellerie, l’ufficio Uepe e gli avvocati, avere un presidio interno dove il contatto è diretto velocizzerà e faciliterà”.
“La pena – aggiunge Fiorini – è cambiata. Il cittadino, quando si parla di pena, pensa sempre al carcere, ma in realtà, a fronte di 450 persone detenute sul territorio, ce ne sono 700 in carico all’Uepe. Una ricerca italiana parla di quasi il 70% di recidiva con la detenzione e del 19% con le nuove misure. Sul lavoro di pubblica utilità, spesso le persone restano dopo l’esperienza, e da un reato nasce un impegno sociale di cittadino”.
“Puntiamo molto sulla funzione rieducativa della pena – prosegue Oliva – Qualsiasi iniziativa che possa implementare l’esecuzione delle pene esterne, e che rende la procedura più veloce, è importante e ha il nostro appoggio”. Presenti all’inaugurazione personale, anche della polizia penitenziaria, del Don Bosco e l’avvocato Marco Romeo per la Camera Penale.
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