ROCCA SAN GIOVANNI – Un tempo utilizzata come correttivo per altri vini o spumanti anche fuori regione, oggi la Cococciola ha ritrovato una sua identità e una sua distinta riconoscibilità, diventando protagonista sia nel campo dei vini fermi che di quello degli spumanti.
Del valore di questo vitigno autoctono abruzzese ne è sempre stata convinta Cantina Frentana, la cooperativa di Rocca San Giovanni (Chieti), presieduta da Carlo Romanelli e diretta da Felice Di Biase e con più di 60 anni di storia alle spalle, tanto da aver eletto proprio la Cococciola spumante brut, come il cavallo di battaglia nel campo delle bollicine.
Insieme al Pecorino Spumante extra Dry, entrambi prodotti con metodo charmat, la Cococciola sarà in degustazione all’Aquila il 13 settembre prossimo, nella seconda edizione di Abruzzo in Bolla, l’evento tutto dedicato agli spumanti organizzato da Virtù Quotidiane con il patrocinio del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, che per la sua seconda edizione vedrà un programma ricchissimo, tra banchi d’assaggio con oltre 20 cantine, talk, masterclass, show cooking, cocktail e musica.
“Siamo in una zona ad alta vocazione per la produzione di cococciola”, spiega Gianni Pasquale, direttore tecnico della cantina. “Questo vitigno da sempre si coltiva in Abruzzo e nella provincia di Chieti in particolare anche in quantità importanti. In passato veniva usato molto come correttivo di acidità per i trebbiani, conferendo nervo e freschezza a questi vini. La cococciola è sempre stata apprezzata anche per la spumantizzazione, richiesta da fuori regione per la sua delicatezza, freschezza, e per il suo tenore acido. Nel cuore di Rocca San Giovanni queste uve raggiungono la loro massima espressione ed è per questo che abbiamo sempre puntato e identificato come prodotto che ci rappresenta lo spumante Cococciola”.
Tra i banchi d’assaggio a Palazzo dell’Emiciclo il prossimo 13 settembre, ci sarà anche l’Extra Dry Pecorino.
“Il Pecorino è un vitigno molto eclettico”, dice ancora. “Con raccolta precoce diventa molto interessante per la spumantistica, mentre lasciandolo di più sulla pianta, è capace di dare vini di grande struttura e potenza”.
Entrambi i prodotti sono due Metodo Martinotti, “con una sosta sulle fecce prolungata di uno-due mesi”, rivela l’enologo, “per conferire ai due vini una maggiore complessità”.
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