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A chi si applica il regime fiscale di favore per i lavoratori provenienti dall’estero che si stabiliscono in Italia: quali sono i requisiti per pagare meno tasse sui redditi percepiti.

Diversi lettori che lavorano all’estero ma sono intenzionati a trasferirsi o a rientrare in Italia per svolgere la loro attività ci chiedono come funziona la tassazione per i lavoratori impatriati.
Molte domande sorgono dal fatto che questo regime fiscale di favore, che tende a “premiare” con importanti agevolazioni chi viene o ritorna in Italia, è profondamente cambiato tra il 2023 e il 2024, per effetto della riforma entrata in vigore a cavallo di queste due annualità d’imposta.

Negli anni passati l’agevolazione per i lavoratori impatriati – che era stata introdotta nel 2015 – aveva riscosso un buon successo, consentendo a parecchie persone emigrate all’estero di stabilirsi in Italia per svolgere la loro attività.

L’argomento riguarda non soltanto i classici “cervelli in fuga” (scienziati, medici, docenti universitari, ricercatori in varie discipline) che l’Italia per ovvie ragioni non vorrebbe perdere, ma anche, e soprattutto, i normali lavoratori, sia dipendenti sia autonomi: manager, funzionari, impiegati, operai, liberi professionisti ed anche i lavoratori sportivi.

Inizialmente il “bonus impatriati” era previsto solo per lavoratori manager, laureati o comunque altamente specializzati, ma poi è stato esteso a molte altre categorie, specialmente tra il 2019 e il 2021. Tuttavia proprio a partire dal 2024 c’è stata una stretta che ha reintrodotto i requisiti di elevata qualificazione o specializzazione, e sono stati totalmente esclusi dalle agevolazioni i redditi d’impresa. Questo, purtroppo, circoscrive notevolmente la platea dei beneficiari. E dal 2024 c’è stato anche un consistente taglio degli sconti fiscali, che si traduce in un minor risparmio d’imposta. Ma procediamo con ordine e analizziamo tutti gli aspetti dell’attuale regime fiscale per i lavoratori impatriati.

Tassazione agevolata per lavoratori impatriati

Il regime di tassazione agevolata per lavoratori impatriati che si applica a partire dal 2024 per effetto dell’entrata in vigore del D. Lgs. n. 209/2023 (Decreto sulla fiscalità internazionale) prevede che i redditi di lavoro dipendente ed assimilati, o i redditi di lavoro autonomo derivanti dall’esercizio di arti e professioni, compresi entro il limite annuo di 600.000 euro, «concorrono alla formazione del reddito complessivo limitatamente al 50% del loro ammontare».

Così, in pratica, i lavoratori che trasferiscono la loro residenza in Italia vengono tassati la metà. Ecco perché questa agevolazione è comunemente chiamata “bonus impatriati”. Va detto che con il vecchio regime, in vigore fino al 31 dicembre 2023, la tassazione era ulteriormente ridotta, al 30%, quindi il beneficio fiscale era maggiore.

Bonus impatriati: requisiti

La tassazione agevolata per i lavoratori impatriati richiede i seguenti requisiti soggettivi che il lavoratore interessato a fruire del bonus fiscale deve possedere e mantenere:

  • impegnarsi a risiedere fiscalmente in Italia per almeno 4 anni (fino al 2023 bastavano soli 2 anni); se la promessa non è mantenuta, le agevolazioni vengono revocate e quelle già fruite vengono recuperate, con la maggiorazione degli interessi (ma senza sanzioni);
  • non essere stati fiscalmente residenti in Italia nelle 3 annualità d’imposta precedenti al rientro nel nostro Paese (ci sono però condizioni particolari per i cosiddetti trasferimenti infragruppo, per chi svolge l’attività nella medesima azienda o gruppo di società, comprendente controllanti e controllate, che ha sedi italiane ed estere: te ne parliamo nel prosieguo);
  • prestare attività lavorativa, per la maggior parte del periodo d’imposta (quindi per almeno 183 giorni all’anno) in territorio italiano;
  • essere in possesso di elevata qualificazione o specializzazione (le condizioni sono indicate nei Decreti Legislativi n. 108 del 2012 e n. 206 del 2007: vedi il paragrafo successivo per l’esplicazione).

Chi sono i lavoratori ad elevata qualificazione o specializzazione?

Ai sensi del Decreto Legislativo n. 108 del 28 giugno 2012, sono considerati lavoratori ad elevata qualificazione o specializzazione coloro che:

  • hanno conseguito, anche all’estero, un titolo di studio di istruzione superiore a seguito della frequentazione di un ciclo o percorso di formazione di durata almeno triennale;
  • hanno ottenuto una qualifica professionale rientrante nei livelli 1 (legislatori, imprenditori e alta dirigenza), 2 (professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione) e 3 (professioni tecniche) della classificazione ISTAT delle professioni (edizione CP 2011), attestata dal Paese di provenienza e riconosciuta in Italia;
  • sono in possesso dei requisiti previsti dal decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 206, relativamente all’esercizio delle professioni ivi regolamentate (tra le quali, ad esempio: medici, infermieri, farmacisti, architetti, odontoiatri e veterinari).

Trasferimento di lavoratori infragruppo

Nei casi in cui l’attività lavorativa viene prestata in favore dello stesso soggetto presso il quale il lavoratore era impiegato all’estero, o in favore di un’azienda appartenente al medesimo gruppo di imprese (come nel tipico caso di una holding con le società da essa controllate) il requisito minimo di permanenza all’estero per poter beneficiare delle agevolazioni a partire dal momento del rientro in Italia è esteso a:

  • 6 annualità d’imposta, se il lavoratore non era in precedenza stato impiegato in Italia presso lo stesso datore, o un soggetto appartenente al suo stesso gruppo;
  • 7 annualità d’imposta d’imposta, se il lavoratore, prima del suo trasferimento all’estero, era stato impiegato in Italia dallo stesso datore di lavoro o da un’impresa appartenente al medesimo gruppo.

I cittadini italiani possono beneficiare del bonus impatriati?

Sì: i cittadini italiani si considerano residenti all’estero se sono regolarmente iscritti all’AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all’estero) anche se hanno avuto la residenza in uno Stato che ha stipulato con l’Italia una convenzione contro le doppie imposizioni sui redditi.

Ricordiamo che le condizioni valevoli per la residenza fiscale sono quelle stabilite dall’articolo 2 del TUIR (Testo Unico Imposte sui Redditi), quindi per essere considerati fiscalmente residenti in Italia occorre essere iscritti, per almeno 183 giorni all’anno (184 giorni se l’anno è bisestile) nell’anagrafe della popolazione residente, o avere nel territorio dello Stato italiano il domicilio (inteso come sede principale dei propri affari e interessi, ai sensi dell’articolo 43 del Codice civile) o la residenza quale dimora abituale. Per approfondire leggi l’articolo: “Chi diventa residente fiscale in Italia?

Lavoratori impatriati con figli minorenni

I lavoratori impatriati con figli minorenni godono della riduzione della base reddituale imponibile al 40%, anziché al 50% previsto per i casi ordinari, se si trasferiscono in Italia insieme alla prole (quindi anche i figli devono cambiare la loro residenza insieme al genitore), o anche in caso di nascita di un figlio (o di adozione di un minore) durante il periodo di fruizione delle agevolazioni fiscali.

Quanto dura il bonus impatriati?

Le agevolazioni fiscali per i lavoratori impatriati sono temporanee e durano 5 anni a partire da quella in cui è avvenuto il trasferimento di residenza in Italia. Chi lo aveva fatto prima del 31 dicembre 2023 ha una durata delle agevolazioni di soli 2 anni, ma gode delle condizioni di miglior favore alle quali abbiamo accennato.

Le agevolazioni durano 8 anni per chi compra casa in Italia

Tuttavia coloro che portano la propria residenza anagrafica entro l’anno 2024 possono beneficiare dell’agevolazione estesa ad ulteriori tre periodi di imposta – e quindi per 8 anni complessivi – se hanno acquistato (o sono divenuti proprietari ad altro titolo, ad esempio per successione o donazione), entro il 31 dicembre 2023, o comunque nei 12 mesi precedenti al trasferimento, un’unità immobiliare di tipo residenziale adibita ad abitazione principale in Italia.

 

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