La legge che Matteo Salvini, spinto alle spalle da Luca Zaia, è riuscito a fare arrivare in porto, approvata dalla maggioranza tra mal di pancia e zittendo i malumori degli esponenti del Sud di Forza Italia e Fratelli d’Italia, è ora boicottata (tra i lamenti leghisti) come se quel voto non ci fosse stato, ovvero un sì per fare piacere al Carroccio e non creare tensioni nel governo ma nella convinzione che poi non se ne sarebbe fatto nulla o quasi. L’autonomia differenziata è oggi una legge dello Stato ma la rabbia di Zaia dopo il suo iniziale trionfalismo la dice lunga sulle probabilità della sua attuazione.
Del resto di leggi di cui rimane solamente la pubblicazione, a futura memoria, sulla Gazzetta Ufficiale è lastricata la storia parlamentare.
I vescovi contro l’autonomia differenziata compattano l’opposizione, ma anche FI
La nuova discesa in campo dei vescovi («Il Sud ha capito che la riforma è un cavallo di Troia per creare due Italie: una prospera, l’altra abbandonata a se stessa», dice il vice presidente della Cei, Francesco Savino) rafforza le barricate di Forza Italia, che è sul punto di recitare il mea culpa per quel voto, viene applaudita dall’opposizione che sulla questione è riuscita a compattare il campo largo, mettendo miracolosamente insieme Renzi, Conte e Fratoianni, con Elly Schlein a dare le carte, ma è anche un assist al referendum per la sua abrogazione e un invito a Giorgia Meloni a rimanere nel limbo, spettatrice dubbiosa delle convulsioni leghiste.
Il fatto è che sull’autonomia differenziata l’altolà non sta venendo solo dall’opposizione (che non ha i voti) né dal referendum (se ne parlerà il prossimo anno) bensì dall’interno della maggioranza, dove sono sempre più coloro che vogliono ammainare questa bandiera leghista e a voce alta incominciano a parlare di voto sbagliato.
Cresce il dissenso nella maggioranza
Non a caso il responsabile per il Mezzogiorno di Noi Moderati, Nino Foti, ha chiamato come relatore di un convegno sull’autonomia il presidente di Svimez, Adriano Giannola, che ha ribadito la sua contrarietà alla legge Calderoli: «Ci sarà un Nord, il famoso Grande Nord, con la spesa storica, e un Sud che magari reagisce coi neoborbonici, chiamiamoli così, e viene spaccato il sistema da un punto di vista logico funzionale. La grande illusione del Nord è riuscire a salvarsi rispetto alla sua stessa crisi. E quella del Sud è avere un ruolo autonomo senza rendersi conto che se l’Italia va in questa direzione sta facendo esattamente l’opposto di quello per il quale l’Unione Europea ci ha dato 200 miliardi per fare il Pnrr che come condizionalità ha la riduzione dei divari e l’aumento della coesione sociale».
Aggiunge Foti: «Questa riforma ci traghetterà verso una subdola rottura della Costituzione con la creazione di due aree, una al Nord ricca ed opulenta in contrapposizione con un Sud piccolo e sempre più in affanno. Non si tratta di un semplice passaggio di competenze, ma di veri e propri pezzi di sovranità. Verrà costituzionalizzata la spesa storica ed eliminata definitivamente la quota del 34% di investimento della spesa pubblica nel Sud – che poi in realtà non è mai stata rispettata – per cui ognuno sarà portato a tenersi «il suo», mentre per gli altri saranno «affari loro». Infine c’è Calderoli che in aula alla Camera ammette di non sapere quanti soldi servono per finanziare i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni), cuore della riforma. Qualcuno dice sui 90 miliardi, ma non si capisce dove si troveranno i soldi».
Da parte sua Sergio Rastrelli, senatore di FdI e segretario della commissione Giustizia, dice: «È assolutamente legittimo che università, sistema produttivo e corpi intermedi, soprattutto al Sud, esprimano le proprie preoccupazioni e facciano sentire la propria voce perché la riforma dell’autonomia differenziata non generi disuguaglianze sociali nel Paese. Per FdI senza lo sviluppo del Sud, senza meccanismi che garantiscano a tutti i cittadini d’Italia, a qualsiasi latitudine si trovino, uguali diritti e uguali livelli di prestazioni, non sarà possibile alcuna riforma. La previa puntuale individuazione dei livelli essenziali da garantire su tutto il territorio nazionale è la precondizione necessaria per avviare ogni iter di trasferimento delle funzioni alle singole Regioni. Solo dopo che siano stati definiti i Lep, siano stati calcolati i costi per sostenere tali livelli in ogni Regione e siano state attribuite le risorse necessarie, potrà essere accordata l’autonomia alle Regioni che ne faranno richiesta».
Concorda Fulvio Martuscello, europarlamentare e coordinatore regionale in Campania di Fi: «Se non ci sono le risorse per il Sud fermeremo l’entrata in vigore della legge sull’autonomia differenziata. Su questo non faremo sconti, l’autonomia non può servire a qualche partito per mettere la sua bandierina».
A capeggiare i governatori di cdx contro la riforma Calderoli è Occhiuto (Calabria)
In Calabria c’è addirittura una rivolta in Fi, guidata dal presidente della Regione, Roberto Occhiuto: «Il centrodestra ha commesso un errore, del quale presto si renderà conto. La legge andava approfondita ulteriormente. Invece è stata approvata di notte e in fretta, facendola sembrare ancora più divisiva rispetto a quello che è. Nel testo è previsto che le intese sulle materie Lep si possano fare solo dopo aver trovato le risorse per assicurare a tutti, sia a Crotone che a Vercelli, gli stessi diritti, ma queste risorse ancora non ci sono».
Tre deputati calabresi di Fi, Francesco Cannizzaro, Giuseppe Mangialavori e Giovanni Arruzzolo, che non hanno votato la legge, non hanno dubbi: «Sono insufficienti le garanzie soprattutto in merito alle materie non misurabili con i Lep, che potranno essere subito oggetto di intese tra Stato e Regioni, con probabili fughe in avanti di territori che già oggi vivono una situazione di vantaggio rispetto al Mezzogiorno». Scende in campo anche l’Anci calabrese, l’associazione dei Comuni presieduta da Rosaria Succurro, di Forza Italia: «I sindaci calabresi vigileranno con estrema attenzione affinché i diritti sociali e civili siano garantiti a tutti i cittadini su tutto il territorio nazionale e affinché sia impedita la possibilità di fare intese senza il preventivo finanziamento integrale di tutti i Lep. Non abbiamo pregiudizi contro l’autonomia differenziata ma diciamo no senza la garanzia di avere le adeguate coperture finanziarie. Non vogliano che si accentui il divario tra Nord e Sud».
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