Utilizza la funzionalità di ricerca interna #finsubito.

Agevolazioni - Finanziamenti - Ricerca immobili

Puoi trovare una risposta alle tue domande.

 

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito
#finsubito news video
#finsubitoaste
01_post_Lazio
Abruzzo
Agevolazioni
Agevolazioni #finsubito
Alghero aste
Cagliari aste
Chieti
Emilia Romagna aste
Firenze aste
Italia aste
L'Aquila
Lazio aste
Lombardia aste
News aste
Olbia aste
Post dalla rete
Roma aste
Sardegna aste
Sassari aste
Toscana aste
Zes agevolazioni
   


Dalle tasse al fondo di garanzia per le pmi, ecco alcune proposte realistiche  per rendere il sistema previdenziale più solido ed equo

A fine estate come ogni anno rispunta il tormentone delle pensioni. La proposta (ormai vintage) è «quota 41». Vale a dire che, se un lavoratore ha maturato 41 anni di contribuzione può andare in pensione senza limiti di età. Il punto è però che questa proposta costa tanti soldi e inoltre il ministro Giancarlo Giorgetti vorrebbe continuare con la decontribuzione anche per il 2025, una soluzione che, come ha evidenziato anche la Commissione Ue, mette a rischio i conti dell’Inps e soprattutto le pensioni dei giovani. Se anche per il 2025 restasse la decontribuzione, dal 2022 l’Inps avrebbe circa 45 miliardi di minori entrate, altro che come afferma il ministro: «Nessun sistema pensionistico regge a questa demografia».

Il sistema non tiene

Il sistema non regge se si continua con la decontribuzione e con le proposte tipo quota 100 e 103. Per pagare le decontribuzioni la legge di bilancio 2025 dovrà trasferire all’Inps la stratosferica cifra di oltre 33 miliardi: vogliamo andare avanti così? Per inciso, senza quota 100 oggi avremmo 15,8 milioni di pensionati e un rapporto attivi pensionati sopra 1,5 (1,5 attivi per ogni pensionato); invece ne abbiamo 16,15 milioni e un rapporto attivi pensionati più basso.
La soluzione proposta è mantenere quota 41 ma calcolando la pensione interamente con il metodo contributivo (la cosiddetta versione «light») il che implica una riduzione dell’assegno pensionistico per il semplice fatto che, se si va prima in pensione e quindi ci si sta per un periodo più lungo, il montante (la somma dei contributi versati) deve essere diviso per più anni. Ma anche questa soluzione costa circa 1 miliardo l’anno, con i vincoli di bilancio (non perché ce li chiede l’Europa ma per un etico rispetto delle generazioni future) e con il debito pubblico che sforerà a breve i 3 mila miliardi, il ministero dell’Economia non se lo può permettere. 




















































Il finanziamento 

E allora che fare? C’è chi propone di trovare il miliardo tagliando l’indicizzazione delle pensioni sopra le 5 volte il minimo (2.650 euro lorde al mese), le uniche che hanno sempre pagato tasse e contributi, già tartassate mensilmente dall’Irpef e che hanno perso in questi ultimi tre anni il 10% del potere d’acquisto. Si spera che la premier del merito questa volta si opponga a questo ulteriore massacro della classe media. Ammesso e non concesso che si riesca a finanziare quota 41, resta il problema del calcolo contributivo; ad esempio, se si matura il requisito dei 41 anni a 60 anni, considerando che ormai l’80% della pensione per il 95% circa dei futuri pensionati è già a calcolo contributivo, la diminuzione dell’assegno sarebbe pari al 15/16%.
Cosa fare? Il sottosegretario Durigon propone: «Per evitare trattamenti da fame, vogliamo implementare la previdenza complementare, la soluzione per dare un reddito maggiore ai pensionati più fragili e per i giovani che hanno costruito il proprio percorso magari su lavori atipici o a tempo determinato». Ma la previdenza complementare è già stata implementata nel lontano 2005 (Decreto legislativo n. 252/05) dal governo Berlusconi 3 al quale partecipava la Lega (quella originale) e che in questi ultimi anni è stata peggiorata dai governi di sinistra o giallo-verdi. Quindi questa proposta «propagandistica» oltre che essere inutile, costosa e anche dannosa per lavoratrici e lavoratori, peraltro soddisferebbe solo poche coorti (quelle che hanno iniziato a lavorare dal 1978 per i successivi 7/8 anni). 

Le soluzioni alternative

Quali sarebbero quindi le soluzioni possibili? Eccole:
1) Anziché quota 41, già oggi esiste quota 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini senza obbligo di calcolo integrale contributivo. Perché una donna dovrebbe aderire a quota 41 perdendo soldi quando può avere la pensione integrale con soli 10 mesi in più? È sufficiente eliminare l’adeguamento di questi requisiti alla aspettativa di vita prevista dalla riforma Fornero, che non esiste in nessun Paese (ed è una anomalia) e prevedere ad esempio per le donne madri una riduzione di 4 mesi per ogni figlio con un massimo di 8 mesi, come previsto dalla Dini; per i maschi altrettanto per lavori usuranti o situazioni di fragilità psico-fisica; per entrambi in caso di assistenza a parenti di primo grado non autosufficienti;
2) prevedere le stesse regole dei misti anche ai contributivi puri (quelli che hanno iniziato a lavorare dall’1/1/1996) perché in un sistema a ripartizione in cui con i contributi versati dai giovani si pagano le pensioni, le regole devono essere le stesse, tra cui la fruizione anche per i contributivi puri dei trattamenti di integrazione al minimo e maggiorazioni sociali, il contrario di quanto fatto dal ministro dell’Economia;
3) premiare il lavoro e non l’assistenza reintroducendo la possibilità della pensione di vecchiaia anticipata con 64 anni di età, adeguata alla speranza di vita e 38 anni di contributi con un massimo di 3 anni di figurativi; manovra finanziata prevedendo che per la pensione di vecchiaia a 67 anni occorrano 25 anni di contribuzione e una pensione pari a 1,5 volte l’assegno sociale.
Per la previdenza complementare occorre:
a) reintrodurre il fondo di garanzia per le Pmi al fine di consentire anche ai circa 7 milioni di lavoratori di disporre del Tfr che essendo circolante interno, in carenza di crediti bancari, le piccole e medie imprese si rifiutano di indirizzare ai fondi pensione;
b) ridurre la tassazione dall’attuale 20% all’originale 11% o meno;
c) portare la tassazione a riscatto e non annuale;
d) dare corso alle nuove rendite previste dalla 252;
e) prevedere agevolazioni fiscali per gli investimenti in economia reale domestica;
f) nuovo semestre di silenzio assenso.
Proposte semplici e non demagogiche se si vuole garantire la sostenibilità finanziaria e sociale di lungo termine del nostro sistema pensionistico.
*presidente di Itinerari previdenziali


Scarica la nuova app L’Economia per un’esperienza personalizzata e senza pubblicità

Grazie all’intelligenza artificiale gli articoli e i consigli degli esperti del Corriere della Sera rispondono ai tuoi dubbi su Casa, Fisco, Risparmio, Pensioni e non solo; oltre alle news in tempo reale, le migliori firme e tutto quello che ti può essere più utile per una vita più semplice e informata.

29 agosto 2024

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Informativa sui diritti di autore

La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni:  la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.

Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?

Clicca qui

 

 

 

Per richiedere la rimozione dell’articolo clicca qui

La rete #dessonews è un aggregatore di news e replica gli articoli senza fini di lucro ma con finalità di critica, discussione od insegnamento,

come previsto dall’art. 70 legge sul diritto d’autore e art. 41 della costituzione Italiana. Al termine di ciascun articolo è indicata la provenienza dell’articolo.

Il presente sito contiene link ad altri siti Internet, che non sono sotto il controllo di #adessonews; la pubblicazione dei suddetti link sul presente sito non comporta l’approvazione o l’avallo da parte di #adessonews dei relativi siti e dei loro contenuti; né implica alcuna forma di garanzia da parte di quest’ultima.

L’utente, quindi, riconosce che #adessonews non è responsabile, a titolo meramente esemplificativo, della veridicità, correttezza, completezza, del rispetto dei diritti di proprietà intellettuale e/o industriale, della legalità e/o di alcun altro aspetto dei suddetti siti Internet, né risponde della loro eventuale contrarietà all’ordine pubblico, al buon costume e/o comunque alla morale. #adessonews, pertanto, non si assume alcuna responsabilità per i link ad altri siti Internet e/o per i contenuti presenti sul sito e/o nei suddetti siti.

Per richiedere la rimozione dell’articolo clicca qui