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MILANO

Una limitazione degli affitti brevi, sulla scia di quello che ha annunciato di fare Barcellona, farebbe bene a una Milano “malata” di sovraffollamento di turisti. “Mentre il ticket d’ingresso sul modello di Venezia non è una strada efficace” riflette Monica Morazzoni, docente di Geografia del turismo all’università Iulm di Milano.

Perché l’iperturismo è un problema per le metropoli?

“Per diversi motivi. C’è un impatto ambientale: il sovraffollamento provoca inquinamento, accelera il consumo di suolo, genera perdita di biodiversità. Ma soprattutto scatena effetti negativi da un punto di vista sociale ed economico, diventando vettore di potenti trasformazioni urbane. L’overtourism accelera ulteriormente il processo di turistificazione e gentrificazione, con la migrazione degli abitanti originari verso altre zone urbane. Alcuni quartieri in questi anni sono stati trasformati in enclave turistiche esclusive. La conseguenza non è solo l’esplusione dei cittadini. Non sempre i turisti hanno le capacità di spesa per sostenere le vacanze in questi luoghi. Da qui i fenomeni di degenerazione come quelli denunciati dagli albergatori per i furti”.

Il sindaco di Barcellona, Jaume Collboni, ha annunciato che la città abolirà le licenze attualmente valide per 10.101 appartamenti destinati agli affitti a breve termine. Una strada replicabile anche per Milano?

“Una limitazione agli affitti brevi andrebbe nella direzione giusta per rallentare i flussi: una norma a livello nazionale è necessaria per gestire meglio il fenomeno. Ma non è sufficiente”.

Meglio allora fare come Venezia che, per scoraggiare il turismo mordi e fuggi, ha introdotto il “contributo d’accesso” di 5 euro nei giorni più affollati dell’anno?

“Non funziona: basta pagare una “sovrattassa” per riuscire ad entrare in città”.

Quindi che fare?

“La politica interna milanese ha pensato a una crescita della città che però non è in linea con le esigenze di chi ci vive. Gli investimenti hanno continuato a concentrarsi su eventi e infrastrutture immobiliari rivolte a classi con alta capacità di spesa che, non ai cittadini. I grandi progetti di ricucitura della città sono stati ottimi da un punto di vista urbano. Ma la rigenerazione spaziale, anche nelle periferie, non è stata pensata per i residenti. Bisogna cambiare strategia, ripensare a creare a quartieri a misura d’uomo, con affitti calmierati per consentire a studenti e lavoratori di permettersi un alloggio. Altrimenti Milano rischa di ridursi al ruolo di bella città immagine”.

Annamaria Lazzari

 

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