La fiammata del petrolio ruba la scena ai tassi di interesse, ingessando le Borse europee che chiudono con poco entusiasmo intorno alla parità
La fiammata del petrolio ruba la scena ai tassi di interesse, ingessando le Borse europee che chiudono con poco entusiasmo intorno alla parità (nonostante i nuovi record del Dow Jones a Wall Street). Dopo l’annuncio della Fed su una imminente riduzione del costo del denaro, infatti, a tenere banco sui mercati del Vecchio Continente sono le tensioni geopolitiche per i lanci di missili tra Israele e Hezbollah e, da ultimo, l’annuncio a sorpresa della Libia sullo stop a produzione ed export di greggio. Il rischio escalation si è tradotto in un’impennata del 3% del petrolio e nel conseguente rialzo dei titoli oil ed energetici in tutta Europa, controbilanciato però dalle vendite su tech e banche.
Piazza Affari
Risultato interlocutorio anche a Piazza Affari, dove il Ftse Mib termina la giornata un soffio sotto la parità (-0,1%) frenato dal calo degli istituti di credito. Al netto dei petroliferi, come Tenaris (+1,3%) ed Eni (+1%), si è distinta Tim (+2,1%) protagonista di indiscrezioni su una possibile cordata in preparazione, per rilevare la quota di Vivendi, capitanata dall’ex consulente dei francesi Andrea Pezzi (ex volto noto della tv) e dall’ex presidente di Cdp, Claudio Costamagna. La peggiore è Recordati (-1,1%), debole anche Leonardo (-0,5%) penalizzata dalle difficoltà di Boeing sul 787. Qui il listino in tempo reale.
Spread
Chiusura in leggero aumento per lo spread tra Btp e Bund. A fine giornata il differenziale di rendimento tra il Btp decennale italiano di riferimento e il pari scadenza tedesco si è attestato a 138 punti base, contro i 137 punti della chiusura di venerdì. In crescita anche il rendimento del Btp decennale benchmark che ha segnato un’ultima posizione al 3,59%, in aumento rispetto al 3,56% della vigilia. Qui l’aggiornamento in tempo reale.
Wall Street
Il Dow Jones Industrial Average è in rialzo di circa lo 0,5% e aggiorna il proprio record storico, con gli investitori che puntano decisi a una riduzione dei tassi d’interesse, da parte della Federal Reserve, di almeno 25 punti base alla prossima riunione di settembre. E pensare che Wall Street aveva iniziato il mese di agosto sotto pressione, con il rinnovato timore di una recessione provocato da alcuni dati economici e a causa del rafforzamento dello yen, valuta utilizzata negli Stati Uniti per il cosiddetto «carry trade», una strategia di investimento che consiste nel prendere in prestito capitali in una data valuta per investirli in strumenti finanziari in altre valute e comunque con un rendimento superiore al costo del finanziamento. Il 5 agosto, lo S&P 500 perse il 3%, il peggior calo in un giorno dal 2022, e il Dow Jones perse oltre 1.000 punti, registrando la sua peggior seduta in circa due anni. Da allora, però, il miglioramento dei dati economici e le aspettative crescenti di un prossimo taglio dei tassi ha riportato il sereno a Wall Street: dal 5 agosto, lo S&P 500 ha guadagnato l’8% e ora sfiora il proprio record, con il Dow Jones che ha aggiunto oltre il 7%, aggiornando il proprio primato. In questo momento, il Dow Jones guadagna 190,96 punti (+0,46%), lo S&P 500 cede 2,91 punti (-0,05%), il Nasdaq e’ in ribasso di 118,40 punti (-0,66%).
Borse asiatiche
Borse asiatiche in ordine sparso dopo l’apertura del presidente della Fed, Jerome Powell, a una stagione di tagli dei tassi. Tokyo cede lo 0,9%, indebolita dalla forza dello yen sul dollaro, che sconta la svolta nella
politica monetaria americana. Fiacche anche Seul (-0,1%) e Shanghai (-0,1%) mentre Shenzhen è poco mossa. Bene invece Sydney (+0,8%) e Hang Kong (+0,9%).
Energia e valute
Sul mercato valutario, la prospettiva del taglio dei tassi Fed manda giù il dollaro, con l’euro che scambia a 1,1166 dollari (da 1,1186 venerdì in chiusura). Si rafforza lo yen, che incrocia la moneta unica a 161,40 (da 162,09) e il biglietto verde a 144,55 (da 144,84). Il nervosismo sul fronte geopolitico fa sentire i suoi effetti anche sul prezzo del gas che sale del 2,3% a 37,7 euro al MWh, così come sul petrolio: il future ottobre sul Wti guadagna il 3,1% a 77,2 dollari al barile e l’analoga consegna sul Brent il 2,8% a 81,2 dollari. Oro, infine, sempre sui massimi sopra 2.500 dollari l’oncia con la consegna spot a 2.517 dollari.
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