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Restaurate e rimesse a nuovo, le statue lignee dei “Quattro santi martiri incoronati” sono tornate nella chiesa di Santa Lucia in via Parpaglia a Oristano.

Le opere, risalenti presumibilmente al 1700, sono state restaurate grazie a uno scrupoloso lavoro realizzato dal laboratorio di Restauro Arborense di Rita Fodde e Anna Sanna. L’intervento, durato diversi mesi, è stato reso possibile grazie al contributo della Fondazione di Sardegna e di alcuni sponsor privati, oltre alla collaborazione della Soprintendenza dei beni archeologici, belle arti e paesaggio per le province di Cagliari e Oristano e del Comune di Oristano.

Le quattro statue si possono ammirare nella chiesa nel cuore del centro storico di Oristano. Ed è qui, nella chiesa di Santa Lucia sede dell’antico Gremio dei Muratori, che ancora oggi vengono festeggiati con particolare devozione l’8 novembre nella data della loro morte.

L'interno della chiesa di Santa Lucia (foto V. Pinna)
L'interno della chiesa di Santa Lucia (foto V. Pinna)L'interno della chiesa di Santa Lucia (foto V. Pinna)

I quattro sono protettori della città di Como ma anche degli scultori, degli scalpellini e dei muratori perché erano operai. Secondo la “passio” dei quattro martiri, quando Diocleziano si recò in Pannonia per fare estrarre dei marmi per le sue costruzioni, distinse tra le maestranze quattro validi operai: Vittorio, Severo, Severiano e Cappoforo. A loro decise di affidare i lavori più importanti ma i quattro erano segretamente cristiani. Alcuni compagni di lavoro seguirono il loro esempio, si convertirono ed abbracciarono la fede cristiana. Furono persino battezzati dal vescovo Cirillo di Antiochia che era esiliato in quei luoghi. Rientrati a Roma nel 306 dopo Cristo, durante i lavori di costruzione del tempio di Esculapio, ordinata da Diocleziano presso le terme di Traiano, furono notati mentre si facevano spesso il segno della croce. Avendo rifiutato di abbandonare la fede cristiana e avendo disobbedito all’ordine dell’Imperatore, vennero consegnati ai soldati e accusati di essere cristiani e disobbedienti. Condotti davanti a Diocleziano, i quattro operai confessarono la propria fede cristiana e ribadirono tutta la loro riluttanza a partecipare alla costruzione di un tempio per il culto pagano. A quel punto il verdetto fu solo uno: furono condannati alla flagellazione. Una punizione che causò la morte dei quattro operai. I loro corpi furono lasciati insepolti ma San Sebastiano con l’aiuto del Papa Milziade, li raccolse e li seppellì al terzo miglio della via Labicana. Fin dal IV secolo sarebbero stati venerati a Roma sotto l’appellativo dei “Quattro santi martiri coronati” ed il loro culto sarebbe stato localizzato nella Basilica a loro dedicata sul Celio.

I Gremi

La corporazione dei Muratori, fin dal 1615, si preoccupa non solo di tenere ordinato e dignitoso l’oratorio di Santa Lucia, curandone la manutenzione ma ogni anno, anche grazie alla sensibilità dei soci e dei fedeli, oltre ai Quattro santi martiri incoronati festeggia Santa Lucia (il 13 dicembre) e a Sant’Antioco, il terzo lunedì dopo Pasqua.

La cheisa di Santa Lucia in via Parpaglia (foto V. Pinna)La cheisa di Santa Lucia in via Parpaglia (foto V. Pinna)
La cheisa di Santa Lucia in via Parpaglia (foto V. Pinna)La cheisa di Santa Lucia in via Parpaglia (foto V. Pinna)

Il Gremio dei Muratori è una delle antiche corporazioni che ancora esistono in città.

Gli altri sono ancora più noti perché legati alla Sartiglia: la corporazione dei Contadini è depositaria della tradizione della corsa dell’ultima domenica di Carnevale e ne cura l’organizzazione; i Falegnami invece sono i “registi” della Sartiglia del martedì, in conclusione del Carnevale. In passato c’erano anche in gremi dei figoli, dei calzolai, dei sarti e dei carrettieri. I Gremi risalgono all’età spagnola in cui le città regie del Regno di Sardegna, tra cui Oristano, godevano di prerogative speciali tra cui la possibilità di istituzione delle corporazioni per riunire soci che esercitavano un medesimo mestiere come agricoltori, falegnami, ferrai, sarti, calzolai, figoli e carrettieri. Le corporazioni si occupavano di regolamentare l’ingresso dei nuovi soci, l’apprendistato dei novizi e l’esame per il passaggio da apprendisti a maestri d’arte. Inoltre si occupavano di fare le leggi in riferimento alla qualità dei prodotti e ai prezzi dei manufatti. Il mutuo soccorso fra i soci, l’assistenza ai soci indigenti, l’accompagnamento funebre dei soci defunti e la partecipazione alle feste solenni del calendario religioso e alle principali feste dell’associazione, erano rigorosamente regolamentati e rispettati dai soci, pena multe ed espulsioni dalla maestranza.

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