Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di AgrigentoNotizie
“Scrivo da tempo che in questa provincia si stava correndo il rischio di far fallire la conquista della gestione pubblica del servizio idrico – afferma Iacono -, e che oltre a manifestare per aver garantito il bene essenziale, bisognava attrezzarsi per difendere quella conquista dal tentativo della destra di tornare alla gestione privata dell’acqua. E’ ormai chiaro che con la scusa dell’emergenza si vuole affossare Aica. Le parole dell’ingegnere Salvo Cocina, dirigente della Protezione civile regionale rivolte al sindaco di Agrigento, sembrano inequivocabili. Bisogna però chiedersi: perché affermare pubblicamente che Aica non esiste più?”.
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Iacono si dice sdegnata per quanto sta avvenendo. “Chi come me, come qualche ex deputato regionale di sinistra e come alcuni sindaci di buona volontà, ha fatto la battaglia per la ripubblicizzazione del servizio idrico in questa provincia, condotta anche contro i falsi detrattori – afferma – assiste con rabbia al fallimento della classe politica che governa questa regione, nella quale le combriccole – unite esclusivamente dall’interesse di gestire potere – la fanno ancora da padrone a scapito del diritto delle siciliane e dei siciliani di vivere nella normalità”.
La deputata Dem si chiede: “Perché far fallire Aica e non sciogliere questo Cda, costituito col bilancino e che si è rivelato incapace di gestire la delicata fase del passaggio dal privato al pubblico e, soprattutto, di gestire questa emergenza? Quando i pochi sindaci di sinistra sostenevano che fosse necessaria una governance fatta di competenze e di esperienze, non avevano ragione? Era tutto prevedibile, non solo l’emergenza! Oggi Aica e Ati sono stati scambiati per luoghi di mercimonio di sottogoverno barbaro e becero da spremere a discapito dei diritti delle cittadine e dei cittadini di questa provincia – continua Iacono -. Mi auguro che sia chiaro ai più che siamo sul punto di tornare ai metodi da prima repubblica. Fino a quando in Sicilia non ci saranno responsabili e non saranno individuate le responsabilità per la cattiva gestione della cosa pubblica – conclude – queste vergogne non avranno fine”.
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