L’importo della pensione varia in base all’età e agli anni di contributi. Vediamo a quanto ammonta l’assegno pensionistico per coloro che hanno maturato 26 anni di duro lavoro e se ci sono altri requisiti da rispettare per dedicarsi ad un po’ di sano relax.
Importo pensione con 26 anni di contributi: a quanto ammonta?
L’età della pensione, legge dopo legge, non fa altro che aumentare, diventando sempre più lontana In Italia, oggi, per smettere di lavorare si devono avere 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi. Quanti hanno maturato un’anzianità contributiva di 26 anni, a che importo hanno diritto? Dipende dal periodo in cui è stata pagata la contribuzione e dal sistema di calcolo utilizzato.
Per i contributivi puri, ossia coloro che possiedono un’anzianità contributiva maturata esclusivamente dall’1 gennaio 1996, l’integrazione al trattamento minimo è praticamente inarrivabile. Questo perché coloro che hanno versato contributi soltanto a partire dal primo giorno del 1996 non hanno diritto all’assegno pensionistico minimo.
Il discorso cambia per coloro che hanno una pensione diretta calcolata col sistema misto, utilizzato per chi ha iniziato a versare contributi prima del 1996 e ha proseguito negli anni successivi. Pertanto, quanti hanno versato 26 anni di contributi prima e dopo il 1996 hanno diritto all’integrazione al trattamento minimo, mentre coloro che hanno iniziato nel 1996 non hanno accesso all’integrazione. Questa situazione si verifica anche se il valore dell’assegno pensionistico e il reddito dichiarato lo consentono.
Nel 2024, l’importo del trattamento è pari a 598,61 euro, con una maggiorazione di circa 31 euro in più al mese rispetto al 2023 (567,94 euro), per un importo annuale di 7,781,93 euro (nel 2023 era di 7.383,22 euro). Alla paga base, poi, bisogna aggiungere il Bonus perequativo del 2,7% che, in base all’età anagrafica del richiedente, aumenta l’assegno pensionistico fino a 614,77 euro al mese.
Importo pensione: quando si ha diritto all’integrazione?
Per avere diritto all’integrazione al minimo il richiedente deve avere un reddito non superiore all’importo della pensione minima, ossia 7.781,93 euro. I lavoratori dipendenti devono rispettare i seguenti limiti di reddito per avere accesso alla minima:
- 7.781,93 euro – reddito personale per l’integrazione al minimo per intero;
- tra 7.781,93 e 15.563,86 euro – reddito personale per l’integrazione al minimo in misura ridotta;
- oltre 15.563,86 euro – non si ha diritto all’integrazione.
I limiti cambiano per le pensioni con decorrenza entro l’1 gennaio 1994:
- 31.127,72 euro – reddito coniugale per l’integrazione al minimo per intero;
- tra 31.127,72 e 38.909,65 euro – reddito coniugale per l’integrazione al minimo in misura ridotta;
- oltre i 38.909,65 euro – non si ha diritto all’integrazione.
Dopo l’1 gennaio 1994 i limiti cambiano ancora:
- 23.345,79 euro – per l’integrazione al minimo in misura intera;
- tra 23.345,79 e 31.127,72 euro – per l’integrazione al minimo in misura ridotta;
- oltre i 31.127,72 euro – non si ha diritto all’integrazione.
Andare in pensione con 26 anni di contributi senza aver raggiunto il limite di età (attualmente 67 anni) è pressoché impossibile. Sono ammesse solo le seguenti eccezioni: pensione anticipata contributiva, di vecchiaia con la RITA e anticipata per invalidi civili.
Se, ad esempio, avete 64 anni di età e 26 anni di contributi versati dall’1 gennaio 1996 potete accedere alla pensione anticipata contributiva soltanto se l’assegno maturato è pari o maggiore a 3 volte l’importo dell’Assegno sociale (2,8 volte per le lavoratrici con un solo figlio e 2,6 volte per le lavoratrici con due o più figli). Per la pensione di invalidità, invece, bisogna avere 61 anni per gli uomini e 56 per le donne e una percentuale di handicap pari o superiore all’80% con almeno 20 anni di contributi.
La Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA), invece, si può ottenere a 62 anni, a patto che si abbiano almeno 20 anni di contributi ordinari e 5 anni di contributi in un fondo pensione complementare.
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