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Il Piano di transizione 5.0, che mette assieme trasformazione digitale e sostenibilità delle imprese italiane, finanziato da fondi Pnrr pari a 6,36 miliardi di euro, è una misura in grado di dare uno slancio importante al comparto delle macchine utensili. Ma il ritardo nell’emanazione dei decreti attuativi sta provocando il congelamento degli ordini e il rischio di non riuscire a utilizzare in tempo le risorse. «Abbiamo già perso un semestre, per questo chiediamo una proroga di 6 mesi per poter utilizzare al meglio il Piano» dice Riccardo Rosa in questa che è la prima intervista rilasciata da presidente di Ucimu, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot, automazione e prodotti ausiliari.

Cosa pensa del Piano di transizione 5.0?
Lo apprezziamo, così come il lavoro svolto dal Mimit, per due ragioni principali. Prima di tutto spinge e spingerà utilizzatori e costruttori a ragionare in termini di progettazione sostenibile e ad adottare criteri Esg, che devono essere sempre più tenuti in considerazione. Per quanto riguarda i macchinari, spinge i costruttori a ragionare sullo sviluppo di sistemi digitali interconnessi e remoti. L’aspetto più green è il risparmio energetico delle macchine, con la norma che spinge a ottimizzare i consumi, con start and stop ottimizzati. La macchina lavora al 50% e si ferma al 50% per attrezzaggio, carico e scarico; tutti questi fermi devono essere a costo zero in termini di energia. In secondo luogo il provvedimento si aggiunge alla 4.0, che resta in vigore, e la completa. A disposizione c’è un bel plafond di risorse per gli investimenti in tecnologie di ultima generazione: si tratta di circa 13 miliardi di euro totali, di cui 6,5 per la 4.0 e il restante per la 5.0 dal fondo Repower EU. Ma c’è un problema.

Quale?
Se non sarà operativa velocissimamemente, abbiamo già perso un semestre. Per noi, sulla carta, vuol dire che se iniziamo ad acquisire ordini 5.0 da settembre – l’Italia in agosto è paralizzata – inizieremo a consegnare macchine ad aprile 2025. I tempi di attraversamento dei nostri macchinari sono di 6-8 mesi, quindi tra l’acquisizione dei materiali, la manifattura, i collaudi, le consegne, le accettazioni, la connessione, che è l’ultimo step che prevede il provvedimento, inizieremo a consegnare ad aprile, quando a dicembre 2025 il contributo sarà già finito. Speriamo che anche gli altri Stati membri siano in ritardo, e secondo le nostre informazioni è così, in modo da poter chiedere insieme una proroga di almeno 6 mesi che vada a coprire i 6 mesi persi in queste lungaggini burocratiche. Il presidente di Confindustria ci ha detto che sta spingendo, ma parliamo ancora di 8 passaggi nei vari ministeri. Io, che ho sempre fatto il metalmeccanico, non so cosa voglia dire 8 passaggi, mi auguro siano 8 passaggi brevi, altrimenti neanche a settembre accendiamo i motori…

Qual è l’iter che segue una macchina utensile?
Acquisizione dell’ordine, completamento della contrattualistica, ricevimento degli acconti: a quel punto partono gli ordini materiali. Sono tutte macchine personalizzate, customizzate, fatte in modo sartoriale per il cliente. Di conseguenza non possiamo avere magazzino: partiamo, ordiniamo, produciamo, facciamo collaudare al cliente, andiamo a casa del cliente e facciano un secondo collaudo, installiamo. Solo a quel punto possiamo interconnettere, una delle condizioni da soddisfare per avere i contributi secondo il regolamento della 5.0. Il tutto se siamo bravi e veloci vuol dire 8 mesi: 4 mesi nel 2024 e 4 mesi nel 2025, e arriviamo ad aprile. Potenzialmente potremmo acquisire ordini fino a febbraio 2025 per consegnare entro dicembre 2025. Chiediamo una proroga su consegne e interconnessioni, con la possibilità di consegnare nel semestre successivo: anche per la 4.0 è così, ma era una decisione italiana, mentre la 5.0 dipende da Bruxelles.

Che tipo di crescita vi aspettate da questa normativa?
Il nostro centro studi ci dà delle performance importanti. Queste misure per nuove tecnologie inducono le aziende a prendere coscienza della necessità di evolvere verso nuovi modi di fare impresa. Abbiamo fatto scuola con la 4.0, prima ancora con iper e super ammortamento. Nel nostro mondo della meccanica strumentale, dal 2017 al 2023 c’è stata una crescita a due cifre. Pensiamo che questa 5.0 possa dare nuova linfa vitale al comparto per tutto quel che è il bene strumentale di investimento. Questo ritardo comporta un altro problema: fino a quando non escono i decreti definitivi di attuazione, chi è intenzionato a comprare non ha ancora scelto se comprare con la 4.0 o la 5.0, sono tutti lì che aspettano. Abbiamo tantissime trattative congelate, finché non è chiarita la situazione il cliente non decide se usare il 4.0 o il 5.0. Questa chiarificazione è importantissima per dare nuova linfa al mercato; visto che l’ultimo trimestre 2023 e il primo 2024 hanno visto un calo soprattutto per il mercato italiano, che crediamo sia dovuto proprio all’attesa di chiarezza.

E l’export?
Il panorama internazionale non conforta il mercato estero all’investimento. La 5.0 penso sia molto importante per noi anche per l’export, specie quello verso i paesi UE come Francia e Germania, Inghilterra, Austria; perché la 4.0 è per il cliente italiano, ma la 5.0 interesserà tutto l’asse europeo. L’export avrà quindi un’evoluzione verso l’Europa. È cresciuto dal mio punto di vista perché la richiesta del mercato italiano è diminuita. Poi, l’italiano è bravo a fare di necessità virtù: quando viene a mancare il mercato interno che predilige, si concentra sul mercato estero che non ha mai abbandonato ma magari ha lasciato un po’ meno presidiato. Come associazione, stiamo spingendo con varie iniziative: rete India, rete Vietnam, miriamo a un desk in Messico per presidiare il mercato centroamericano inclusi gli Stati Uniti, che dal Messico sono molto vicini. Stiamo perseguendo questi obiettivi e cercheremo di farli crescere anche a causa del fatto che la Russia è andata praticamente a zero e la Cina è diminuita, concentrata sui suoi prodotti: i cinesi sono diventati più costruttori che clienti; anche il Sudafrica è da tenere monitorato. A proposito, tornando al discorso dei ritardi dei decreti attuativi, c’è un ulteriore problema.

Quale?
Favoriscono l’importazione delle macchine estere. Gli importatori hanno i magazzini pieni e sono in grado di consegnare macchine non così customizzate, bensì standardizzate. In pratica stiamo aiutando la vendita di macchine non europee, ma che vengono dal Far East. Abbiamo chiesto al ministero che la norma sulle macchine utensili come bene strumentale fosse riservata alle macchine made in Ue, come è stato fatto con i pannelli fotovoltaici. Ma non credo che questa nostra richiesta sia stata presa in considerazione. Queste norme quindi riguardano anche le macchine importate. Visto che i certificatori saranno enti preparati e accreditati dal ministero, e visto che questa norma prevede una dichiarazione ex ante e una ex post, ci auguriamo che questi certificatori che dovranno dare il via libera per l’accesso ai contributi facciano in modo che le norme siano veramente rispettate, in modo che le macchine di importazione che non saranno ritenute idonee non potranno accedere ai fondi. Non tutte le macchine che arrivano dal Far East rispettano le normative di compatibilità elettromagnetica, Esg e così via; è una questione di sicurezza per l’ambiente, per il lavoratore e per chi utilizza la macchina.

 

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