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diCarlo d’Elia

Cinque imprenditori, attivi tra le province di Lodi, Milano, Pavia, Monza e Foggia, avevano creato un’associazione a delinquere che emetteva migliaia di false fetture tramite 12 società cartiere

In tre anni sono riusciti a incassare milioni di euro previsti dai bonus facciate per lavori mai partiti o addirittura inesistenti. Un business illegale, scoperto dalla Guardia di finanza di Lodi, che ha permesso a cinque imprenditori attivi tra le province di Lodi, Milano, Pavia, Monza e Foggia di mettere in piedi, utilizzando ben 12 società cartiere e prestanomi, una vera e propria associazione a delinquere in grado di emettere migliaia di false fatturazioni (ne sono state riscontrate oltre 16.700) a favore di cinque imprese operative localizzate nel Milanese, per un valore complessivo di circa 250 milioni di euro. 

Dopo una lunga attività investigativa, partita da un’impresa edile di Crespiatica, nel Lodigiano, e che ha coinvolto anche società con sedi a Milano e Vidigulfo (Pavia), i finanzieri, su richiesta della procura di Lodi, hanno effettuato un sequestro preventivo d’urgenza per 26,8 milioni di euro: i militari (anche attraverso l’impiego di un’unità cinofila cash-dog messa a disposizione dal Gruppo di Linate) hanno posto i sigilli a 94 immobili e 14 terreni ubicati nelle province di Como, Lecco, Milano, Novara, Padova, Pavia e Verona, oltre a 330mila euro rinvenuti sui conti correnti degli indagati, cinque automobili per un valore di circa 95mila euro e quote societarie relative a 35 società per un importo complessivo di 757.570 euro. 




















































I cinque organizzatori del sistema di frode sono indagati per associazione per delinquere e, in concorso con altre 11 persone individuate quali amministratori di aziende coinvolte, sono stati contestati, a vario e diversificato titolo, i reati di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e occultamento o distruzione di documenti contabili. Inoltre, uno degli organizzatori è stato indagato anche per il reato di autoriciclaggio per un importo di oltre 3,4 milioni di euro.

Secondo gli inquirenti la «cessione del credito» era la ricetta magica che ha permesso agli imprenditori coinvolti di realizzare una maxi frode ai danni dello Stato, basata sulla creazione di falsi crediti d’imposta legati a Superbonus 110%, Bonus Facciate, Sisma Bonus ed Ecobonus. Il modus operandi messo in piedi dagli imprenditori era ben consolidato e prevedeva l’invio di comunicazioni fittizie all’Agenzia delle Entrate, tramite la procedura web denominata «Piattaforma Cessione Crediti», relative alla compravendita di crediti fiscali generati da lavori edilizi di ristrutturazione di facciate che, in realtà, le imprese coinvolte non avevano realizzato. Un disegno illegale, quello ricostruito dalle Fiamme gialle, che già a novembre scorso aveva portato al sequestro preventivo di oltre 2,5 milioni di euro. 

30 luglio 2024

 

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