C’è chi ha comprato un elettrodomestico, chi una moto. Oppure chi ha arredato casa, chi ha acceso un finanziamento, addirittura chi s’è pagato il dentista. Il tutto a spese altrui, beffando un ignaro cittadino che a distanza di mesi o anche di anni s’è ritrovato a dover pagare per acquisti mai fatti, nonostante sulla documentazione ci fossero i suoi dati anagrafici e fiscali. La casistica è ampia, quasi sterminata, perché incessante è lo stillicidio delle frodi creditizie basate sui furti d’identità: in Bergamasca nel 2023 sono state 402, in crescita del 6,3% sull’anno precedente. Molto più di una al giorno.
Il report
A tirare le somme è il nuovo rapporto dell’Osservatorio Crif-Mister Credit su uno dei fenomeni più insidiosi: basta poco per ritrovarsi inconsapevolmente truffati da chi usa indebitamente i dati anagrafici e fiscali di una persona e fa acquisti a sua insaputa. Il fenomeno è decisamente diffuso: in tutta Italia lo scorso anno queste frodi sono state 32.400 (-5,4%), in Lombardia 6.188 (+19,1%), dunque con una geografia parecchio differenziata a seconda della zona del Paese. La fotografia scattata dall’Osservatorio dà conto – su base nazionale – delle caratteristiche principali di questi episodi. Il 28,8% delle frodi del 2023 aveva un valore fino a 1.500 euro, il 16,6% un valore tra i 1.501 e i 3.000 euro, ma c’è stato anche un 17,1% di frodi dal valore superiore ai 20.000 euro.
Dominano gli elettrodomestici: il 26,4% delle frodi è servito a comprare questi prodotti
Quanto alla tipologia dei beni acquistati con questi stratagemmi, dominano gli elettrodomestici (il 26,4% delle frodi è servito a comprare questi prodotti) ma anche le auto o le moto (11,3%); significativa anche la quota dei beni di consumo (8,4%, per esempio abbigliamento di lusso), mentre crescono del 13,7% le frodi che hanno come obiettivo le spese per la salute (spese mediche o odontoiatriche).
«Criminali sempre più esperti»
Per Beatrice Rubini, executive director della linea Mister Credit di Crif, i dati «confermano la necessità di un impegno congiunto su più fronti per contrastare efficacemente le frodi creditizie basate sul furto di identità. Se i frodatori appaiono sempre più esperti, aiutati anche dalle nuove tecnologie che permettono attacchi sempre più sofisticati e credibili, gli utenti invece non appaiono in grado di difendersi: rafforzare l’educazione finanziaria è un elemento chiave nella lotta alle frodi creditizie. Oltre a strumenti di prevenzione sempre più sofisticati, è fondamentale dotare i cittadini di conoscenze e competenze adeguate a riconoscere e difendersi da tentativi di frode».
Il 39,1% delle frodi viene scoperta entro 6 mesi, il 17,7% entro l’anno; il 43,2% viene invece alla luce solo dopo un anno.
«Le evidenze del fenomeno delle frodi – aggiunge Simone Capecchi, executive director di Crif – rivelano purtroppo come i criminali siano sempre più esperti, aiutati anche dalle nuove tecnologie che, da un lato, abilitano attacchi sempre più sofisticati e difficili da identificare a danni di persone e aziende e, dall’altro, permettono di creare identità nuove ma inesistenti per perpetrare la frode creditizia». Il 39,1% delle frodi viene scoperta entro 6 mesi, il 17,7% entro l’anno; il 43,2% viene invece alla luce solo dopo un anno.
Consumatori beffati
La cadenza di questi episodi è sostanzialmente quotidiana, e anche le associazioni dei consumatori bergamaschi ricevano parecchie richieste d’aiuto su questo tema. «È frequente che arrivino persone che lamentano di essersi ritrovate dei finanziamenti aperti da sconosciuti – conferma Christian Perria, presidente di Federconsumatori Bergamo -. A volte nasce da un furto o dallo smarrimento di un portafogli e dall’utilizzo di quella carta d’identità e il codice fiscale. Quando la persona anziana è spesso più difficile aiutarla, il panico è maggiore e non si sa come gestire. Sono situazioni molto spiacevoli, anche perché spesso ci si accorge a distanza di molto tempo».
La frontiera più scivolosa è internet: condividere troppi dati personali, seppur in buona fede, magari sui social network, può facilitare i furti d’identità
La frontiera più scivolosa è internet: condividere troppi dati personali, seppur in buona fede, magari sui social network, può facilitare i furti d’identità. I metodi «classici» restano però ancora frequenti: «Bisogna sempre stare attenti quando si forniscono i propri dati – rimarca Mina Busi, presidente di Adiconsum –. Un caso tipico è quello delle offerte per gas o elettricità, soprattutto in questo periodo in cui si è tempestati di telefonate e proposte non sempre trasparenti. Abbiamo casi di tutti i tipi, dalle frodi tramite sms ai siti di banche che sembrano “ufficiali” ma che invece rubano i dati. Addirittura, se una persona malintenzionata riesce a entrare in possesso della carta d’identità, può attivare uno Spid a nome altrui: in alcuni casi, attraverso questa frode qualcuno ha tentato di farsi accreditare la pensione di un anziano truffato».
Ma non ci sono solo i furti d’identità: «Le frodi creditizie o informatiche sono sempre più numerose – conclude Busi –: capita molto spesso con le criptovalute o con false proposte d’investimento. A cadere in queste trappole sono anche persone “insospettabili”, con alti livelli di istruzione, ma magari non così ferrate dal punto di vista finanziario».
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