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Anselmo Madeddu, medico e studioso di bronzistica, da anni sostiene che esista un collegamento storico tra i Bronzi di Riace e la Sicilia, dove (e precisamente a Siracusa) le due magnifiche statue greche sarebbero state parte di un complesso scultoreo nel tempio di Hera. Nei giorni scorsi Madeddu ha presentato una nuova prova di questa tesi, grazie al lavoro di ricerca geochimica realizzato insieme al professor Rosolino Cirrincione, direttore del dipartimento di scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’università di Catania, e un’equipe scientifica con esperti dell’università di Ferrara. 

“Nessuna rivendicazione, i Bronzi stanno benissimo nel museo di Reggio”

E’ una teoria che tenta di chiarire il mistero delle origini dei Bronzi, ma (sin da quando Madeddu ne parlò nel suo libro “Il re nudo e i suoi fratelli”) ha suscitato reazioni vivaci e sospetti attorno a una rivendicazione (in realtà mai manifestata) che porterebbe i Guerrieri fuori dalla Calabria e dalla loro casa del museo archeologico di Reggio. Lo studioso intende dissipare ogni polemica e dichiara a ReggioToday: “Desidero sgombrare il campo da un equivoco che potrebbe crearsi. Con questo studio nessuno vuole rivendicare alla Sicilia il possesso dei Bronzi di Riace, si intende soltanto fornire un ulteriore contributo alle indagini sulla loro vera identità storica”.

“I Bronzi di Riace – precisa Madeddu – sono un patrimonio dell’umanità e stanno benissimo nel museo di Reggio Calabria, affidato peraltro a un’ottima direzione, e circondati dall’affetto e l’amore dei reggini”.

Le fonti che provano che statua di Gelone nel tempio di Siracusa era nuda

Delle novità emerse sulla saldatura dei Bronzi grazie ai rilievi geochimici su campioni di terre alla foce del fiume Anapo, avevamo parlato in un articolo. E avevamo riferito anche delle tesi di archeologi che da anni si occupano della provenienza delle statue rivenute nel mare di Riace, contrastanti con quella di Madeddu. Sul punto afferma lo studioso siciliano: “Ho molto apprezzato l’articolo scritto con equilibrio ed eleganza, in linea con lo stile del vostro giornale. Desidero soltanto fornire una precisazione sulle fonti riguardo la nudità della statua di Gelone nel celebre gruppo scultoreo un tempo esposto a Siracusa. È inesatto affermare da parte di qualche studioso che in quella statua Gelone fosse stato raffigurato col chitone. La fonte in questione, infatti, é Diodoro Siculo, che nel libro XI, brano 26, 5, nel descrivere l’episodio del discorso di Gelone dopo la battaglia di Imera, scrive che Gelone si presentò al popolo ‘akiton’. Nel termine utilizzato da Diodoro la ‘a’ di ‘akiton’ é una alfa privativa, cioè significa ‘senza kitone’.

“Lo stesso Diodoro poi taglia la testa al toro scrivendo che Gelone comparve ‘gumnos’, che in greco significa nudo. La stessa nuditá é ripresa da altri due autori, Polieno (negli Strataghemata, libro I, 27) e Claudio Eliano (‘Storie’, VI, 11). Quest’ultimo, peraltro aggiunge il particolare decisivo quando scrive: ‘Per questo motivo quindi anche la sua statua, presso il santuario di Hera che è in Sicilia, venne raffigurata nuda’. Eliano usa i termini “autou eikon gumnon’, cioè ‘la statua di lui nuda”’ Dunque sostenere che la statua di Gelone era col kitone è davvero una grave inesattezza”.

Tornando al nuovo studio condotto con Cirrincione, che a breve sarà pubblicato in un dettagliato lavoro scientifico, lo studioso sottolinea inoltre di non essere del tutto convinto che entrambe le opere siano state realizzate ad Argos: “Avanziamo l’ipotesi che almeno una delle due fosse stata realizzata proprio in Calabria, a Sibari, (territorio ricco degli oliofiti e delle rocce metamorfiche riscontrate nelle terre di fusione del Bronzo B) e probabilmente da Pitagora da Reggio”. 

“Questi capolavori – continua – (sebbene poi saldati ed esposti a Siracusa presso i Dinomenidi) una nascita calabrese ce l’hanno davvero, più di quanto non sostengano altri autorevoli studiosi”.

Conclude Anselmo Madeddu: “Dunque che nessuno tocchi i Bronzi di Riace da Reggio e dalla Calabria, terra meravigliosa che ha saputo custodire e valorizzare al meglio questi straordinari patrimoni dell’intera umanitá. Viva la Calabria, viva la Sicilia, viva l’Umanitá!” 

 

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