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È stato pubblicato il primo contributo dello Spoke 4 del progetto GRINS, finanziato dal PNRR e partecipato da CRIF. Un passo significativo verso il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità e resilienza per le PMI italiane, in ambito ESG.

Integrazione dei Fattori ESG nelle metriche di rischio di credito

In un contesto dove la sostenibilità sta diventando sempre più rilevante, lo Spoke di finanza sostenibile del progetto GRINS ha lanciato diverse iniziative per integrare i fattori ESG (ambientali, sociali e di governance) nei parametri di rischio. Questi sforzi sono riflessi nel quadro normativo europeo, come il rapporto dell’Autorità Bancaria Europea (EBA) sui rischi ambientali e sociali e le proposte di regolamentazione della Commissione Europea sia per la disclosure di sostenibilità sia per la trasparenza e integrità dei rating ESG.

Il focus del lavoro di ricerca si è concentrato sulla valutazione dell’integrazione dei fattori ESG con le metriche tradizionali di rischio di credito. Dalla ricerca dell’Università Ca’ Foscari Venezia e dal partner industriale CRIF è emerso come questo approccio non solo permette di rispettare i requisiti normativi, ma porta anche evidenti benefici in termini contabili e di capitale. Integrare i fattori ESG migliora infatti la capacità di discriminazione del rischio sui parametri del tasso di insolvenza (PD  – Probability of Default) e di perdita in caso di default (LGD – Loss Given Default), rendendo le valutazioni più accurate e affidabili.

In primo luogo, vengono definite le linee guida per la costruzione di un questionario quali-quantitativo efficace destinato alle PMI, con l’obiettivo di bilanciare la completezza informativa e la semplicità di compilazione per permetterne l’implementazione. 

L’analisi dimostra una forte correlazione tra i valori dello Score ESG di CRIF e i rischi di credito. Ad esempio, le aziende con un’alta adeguatezza ESG (punteggi più elevati dello Score ESG) mostrano tassi di insolvenza significativamente inferiori rispetto alla media del campione analizzato. Questo evidenzia come un elevato punteggio ESG possa essere un indicatore di minore rischio creditizio, 
permettendo alle banche di affinare le proprie politiche di credito e migliorare la gestione del rischio e di conseguenza beneficiare di importanti risparmi in termini patrimoniali (AIRB) e contabili (IFRS9).

Profilo ESG delle aziende italiane

Lo studio fornisce anche una dettagliata analisi descrittiva dei profili ESG delle aziende italiane del e del Rischio Fisico e del Rischio di Transizione a cui sono esposte, con un focus particolare sulle PMI della regione Veneto. 

Osservando la dimensione ESG i dati raccolti mostrano una variazione significativa dei punteggi tra le diverse dimensioni e i settori aziendali.

•    Dimensione aziendale: le imprese di minori dimensioni tendono ad avere punteggi ESG inferiori rispetto alle grandi aziende, evidenziando la necessità di supportare le PMI nella transizione verso pratiche più sostenibili.

•    Distribuzione Settoriale: i settori più adeguati sotto il profilo ESG includono del tessile, servizi ICT, consulenza e attività professionali, grazie a una migliore profilo del rischio di transizione e a pratiche ambientali più sostenibili. Il settore del tempo libero mostra criticità principalmente a causa di una governance meno strutturata.

•    Distribuzione geografica: le province di Vicenza, Treviso e Padova presentano i migliori profili ESG, grazie a un minor rischio fisico e a pratiche ambientali efficienti. Al contrario, le province di Belluno e Rovigo sono maggiormente esposte a rischi fisici, come terremoti e alluvioni, che influenzano negativamente i loro punteggi ESG. 

Modelli di rating creditizio integrati con valutazioni ESG 

Il contributo dell’Università Ca’ Foscari Venezia introduce un nuovo approccio per integrare le informazioni ESG nei modelli di rating creditizio, denominato “approccio indiretto”. È definito quindi un sistema completo di ipotesi conformi al quadro normativo e che consentono la definizione di una metodologia tecnicamente fattibile per il sistema bancario e pienamente conforme al reporting di sostenibilità europeo. In particolare, la fattibilità per il sistema bancario si ottiene limitando l’aggiustamento al solo modulo finanziario degli attuali modelli di rating interno e considerando solo variabili finanziarie omogeneamente disponibili per tutte le imprese. Inoltre, la conformità alla regolamentazione europea si ottiene adottando il criterio della materialità finanziaria e concentrando le informazioni sul piano finanziario che integra l’attuazione del piano di sostenibilità dell’impresa. Infine, l’approccio implica una valutazione del rischio di credito di lungo periodo, necessaria per rendere la valutazione del merito creditizio coerente con gli orizzonti temporali dei processi di transizione e definiti nel piano di sostenibilità e con la durata delle esposizioni per finanziarli.

 

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