Sono troppi ormai i fatti che certificano il disegno perverso del Governo Meloni di staccare dal treno Italia i vagoni del Sud . L’autonomia differenziata, la centralizzazione delle risorse del Meridione, l’utilizzazione dei fondi di coesione per motivi diversi dallo sviluppo meridionale. L’ultima trovata, diretta a strangolare l’economia meridionale, è la drastica riduzione del credito dì imposta e la sua non comulabilità con altri tipi di agevolazione, vedi gli accordi di programma. Il credito d’imposta ha funzionato sempre come una delle leve più sicure per promuovere gli investimenti al Sud, ed è arrivato a valere anche il 60 per cento per piccole realtà imprenditoriali che dovevano acquistare macchinari, innovare l’organizzazione, migliorare la capacità produttiva, introdurre automazione. Questo contributo ormai storico era stato assicurato anche alle otto precedenti zone Zes, cioè zone economiche speciali che erano state introdotte dai precedenti governi per riorganizzare le aree di sviluppo intorno al potenziamento dei porti. Nella Zes jonica, che orbitava intorno al porto di Taranto, tutte le aree industriali di Potenza e Matera erano state insererite tra le zone nelle quali era fruibile il credito d’imposta, Poi è arrivato il Governo dei fratelli d’Italia e il Paese è stato diviso tra fratelli e fratellastri, le otto zes sono scomparse e ne è stata fatta una sola per tutto il territorio delle regioni meridionali . Il risultato è che 2500 comuni sono diventati potenziali fruitori dei benefici di legge, col risultato che la domanda per ottenere i benefici fiscali sotto forma di credito d’imposta si è amplificata a dismisura , a fronte dello stesso finanziamento posto dallo Stato. Una richiesta di ben 9 miliardi sotto forma di credito d’imposta a fronte di uno stanziamento dello Stato di appena 1,9 miliardi. Ne è conseguito che dal 50 per cento che una impresa lucana poteva onestamente attendersi come ristoro del suo investimento ,oggi si vede riconosciuto un credito dell’8 per cento. Una miseria!. Il problema è che molti l’investimento lo avevano fatto contando su un dato storico di un contributo che non è mai sceso sotto il 40 per cento, ragione per cui oggi si trovano nella impossibilità di far fronte ai nuovi oneri. Da qui le proteste di imprenditori, delle loro associazioni e di politici di varia estrazioni, che riportiamo in altra parte del giornale. La conclusione è che questo Governo Meloni sta strozzando il Sud giorno dopo giorno, gli ha tolto l’acqua e il petrolio, ora gli toglie l’aria, giusto per farla finita . Ma come si fa a stare dalla parte di chi ci sta uccidendo è una domanda che la gente lucana incomincia a farsi. Un po’ tardi , forse .Rocco Rosa
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