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Silicon Valley comes to Naples“, titolava il Guardian quasi otto anni fa. L’articolo si riferiva all’insediamento della prima Apple Developer Academy a San Giovanni a Teduccio, un quartiere in riqualificazione nell’area orientale della città.

Apple Developer Academy a Napoli: il supporto Ue all’innovazione

L’Academy si è stabilita in un complesso dell’università di Napoli ristrutturato grazie al Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR). Ai partecipanti di questi corsi ad alta specializzazione per divenire programmatori, la Regione Campania, grazie ai fondi del Fondo Sociale Europeo (FSE), riconosce un supporto economico per tre anni. Oggi, dopo otto anni, i neo-diplomati in Campania sono migliaia e un nuovo polo di formazione è stato aperto a Palermo.

Se la storia del matrimonio tra l’azienda di Cupertino e un quartiere un tempo degradato di Napoli, fa notizia a livello internazionale, il supporto dell’Unione Europea per progetti di innovazione in Italia è una storia di migliaia di iniziative diffuse sul territorio e di strategie di ‘specializzazione intelligente’ costruire insieme tra Regione, Stato e Commissione Europea.

La strategia di specializzazione intelligente (S3) per la trasformazione economica del sistema produttivo locale

Iniziamo dalla strategia.

A partire dal ciclo di programmazione 2014-2020 dei fondi europei, la Commissione Europea ha promosso un nuovo paradigma di sostegno alla ricerca e all’innovazione, vincolando l’utilizzo delle risorse del FESR all’adozione di uno nuovo approccio strategico.

La cosiddetta condizionalità ex-ante ha imposto alle amministrazioni titolari di programmi operativi (ministeri e regioni) la definizione di una “Strategia di Specializzazione Intelligente” (comunemente chiamata S3), volta a tracciare un percorso di trasformazione economica del sistema produttivo locale verso settori di mercato ad alto valore aggiunto e con migliori prospettive di crescita, dando priorità a quei settori nei quali la regione presenta dei vantaggi competitivi e che rappresentano dei punti di forza dell’economia del territorio.

Gli esempi di successo dai territori: la Puglia

Per fare un esempio, la Puglia si è focalizzata su settori come le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, l’agroalimentare, la meccatronica e le tecnologie ambientale. Un risultato concreto è l’impresa Tersan 3 che ha implementato i principi di riduzione dei rifiuti e economia circolare. Utilizzando rifiuti organici, ha sviluppato metodi per produrre fertilizzanti naturali generando contemporaneamente energia pulita reimmessa nella rete locale.

La strategia dell’Emilia Romagna

Spostandoci in Emilia Romagna, la regione ha individuato otto aree di specializzazione strategica: agroalimentare, edilizia e costruzioni, meccatronica e motoristica, industrie della salute e del benessere, industrie culturali e creative, innovazione nei servizi, digitale e logistica, energia e sviluppo sostenibile, turismo. A queste si aggiungono due nuove aree ad alto potenziale di sviluppo: la space economy e il settore delle grandi infrastrutture critiche o complesse.

Il ruolo della Rete Alta Tecnologia nell’innovazione regionale

La Rete Alta Tecnologia, con i suoi Laboratori di Ricerca industriale e i Centri per l’Innovazione situati nei Tecnopoli presenti sul territorio, rappresentano un esempio concreto della strategia. Della rete dei Tecnopoli fa parte anche il Tecnopolo Manifattura Data Valley Hub che ospita alcuni dei più potenti supercomputer al mondo, ed è il riferimento internazionale per il supercalcolo, i Big Data e l’Intelligenza Artificiale, con applicazioni nell’ambito scientifico e tecnologico e nei domini, della meteorologia, climatologia, salute, scienze della terra e industria al servizio della regione ma anche di tutto il Paese.

L’importanza degli investimenti europei per la coesione economica e territoriale

L’investimento in ricerca e innovazione è fondamentale per promuovere la coesione economica e territoriale. Dal 2007 ad oggi, le politiche di coesione hanno investito oltre 19 miliardi in progetti di ricerca e innovazione. Inoltre, per il ciclo di programmazione 2021-27, oltre 16 miliardi sono previsti per la priorità ‘Un’Europa più intelligente’ che include ricerca e sviluppo.

Questa strategia si fonda sull’evidenza che nei territori meno sviluppati, il settore privato investe meno di quanto sia necessario per avviare processi di crescita, modernizzazione e convergenza con le regioni più prospere.

L’impulso delle politiche Ue agli investimenti nel Sud Italia

Uno studio del Centro comune di Ricerca della Commissione Europea sottolinea come nel periodo 2014-2020, la politica di coesione e Horizon 2020 abbiano dato un contributo decisivo alla spesa in ricerca e sviluppo nella maggior parte delle regioni dell’Europa orientale in molte regioni mediterranee, tra cui il Sud Italia. Questo dimostra che gli investimenti in R&I di queste regioni dipendono fortemente dai fondi dell’UE, in particolare dai fondi della politica di coesione. Infatti i finanziamenti di Horizon 2020 restano molto più concentrati territorialmente rispetto a quelli della della politica di coesione, con la maggior parte delle risorse intercettate da un numero limitato di aree leader nella R&I. Le regioni mediterranee faticano ad attrarre una quota adeguata di fondi Horizon 2020 e quindi continuano a dipendere significativamente dai fondi della politica di coesione per la R&I.

I risultati per l’Italia relativi alla programmazione dei fondi di coesione 2014-2020

Sul portale Open Data Platform sono disponibili i risultati per l’Italia relativi alla programmazione dei fondi di coesione 2014-2020, conclusa a fine 2023. Vale la pena sottolinearne alcuni: 1500 ricercatori supportati, 800 ricercatori che lavorano con tecnologie e infrastrutture migliorate, quasi 4500 imprese che hanno attivato collaborazioni con istituti di ricerca, 4500 imprese che hanno introdotto nuovi prodotti sul mercato, 6000 imprese che hanno introdotto nuovi prodotti all’interno dell’azienda.

Prospettive future per la ricerca e lo sviluppo grazie ai fondi europei

Questi dati, pur da inserire in un contesto più ampio all’interno del quale operano molti alti fattori, evidenziano incontrovertibilmente il ruolo della politica di coesione come propulsore di strategie pubbliche e nell’implementazione di progetti di ricerca e l’innovazione. Inoltre, il recente regolamento STEP (Strategic Technologies for Europe) consente il sostegno dei Fondi per la coesione allo sviluppo delle tecnologie critiche, ossia: tecnologie digitali e deep tech (semiconduttori avanzati, intelligenza artificiale, tecnologie quantistiche); tecnologie pulite (“a zero emissioni nette”) e biotecnologie. Si aprono così nuovi fronti di finanziamento per ricerca e sviluppo in settori strategici per la cosiddetta ‘autonomia strategica” europea, ovvero la riduzione della dipendenza da materie prime, prodotti e servizi strategici importati da fuori UE.

 

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