“La disposizione del 22 luglio del direttore dell’Agenzia delle entrate ha reso noto che l’ammontare delle richieste delle imprese per il contributo per gli investimenti nella Zona economica speciale per il Mezzogiorno è di quasi 9 miliardi e 500 milioni, a fronte di un miliardo e 670 milioni di risorse disponibili. Questo determina che la percentuale del credito d’imposta effettivamente fruibile sarà pari al 17,6%. In Sicilia dunque il contributo a fondo perduto, invece che corrispondere al 60% dell’investimento per le piccole imprese, diverrà del 10,6% e per le medie dell’8,8%”, così in una nota la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa.
“Tutto ciò non fa altro che confermare le nostre preoccupazioni lanciate in più occasioni, specie durante l’ultima assemblea territoriale dedicata proprio a questo tema. Il dato ufficiale fornito dall’Agenzia delle entrate unito alla totale assenza di autorizzazioni uniche a oggi rilasciate, alla soglia minima di investimento di 200 mila euro e, soprattutto, al mancato rinnovo del credito d’imposta per il Mezzogiorno (sostituito appunto dal credito d’imposta Zes) sono l’ennesima riprova del progressivo svuotamento di significato di una idea forte che per anni ha di fatto soltanto illuso gli imprenditori siciliani. A ben vedere, la precedente soluzione (con zone economiche speciali perimetrate e credito d’imposta del Mezzogiorno) appare oggi assai più utile dell’ultima formula rinvenuta. Non solo per la dotazione incommensurabilmente più alta (complessivamente oltre 30 miliardi), ma anche per la odierna totale assenza di una coerente visione strategica sullo sviluppo dei vari territori”, lo dichiarano Floriana Franceschini e Andrea Milazzo, rispettivamente presidente e segretario di Cna Catania.
“Ma c’è di più, le pessime nuove indurranno non pochi piccoli imprenditori a rinunciare al proprio progetto di investimento. Il risultato finale sarà sì l’innalzamento dell’intensità dell’aiuto, ma, tagliati ulteriormente fuori i piccoli, a tutto vantaggio delle realtà più grandi. Insomma, sempre più lo strumento Zes pare essere destinato a un depotenziamento totale della sua filosofia di partenza. Non si tratta di diverse visioni politiche, ma di credere o meno in qualcosa. Purtroppo, come facilmente prevedibile”, hanno concluso Franceschini e Milazzo.
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