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Le sfide della transizione ecologica ed energetica a cui le imprese sono chiamate non possono prescindere
dallo sviluppo dell’innovazione, in particolare digitale. Sono sfide tra loro interconnesse e che toccano
tutte le imprese agroalimentari italiane, richiedendo in primis un continuo aggiornamento delle
competenze e delle professionalità in grado di gestire il percorso di transizione, anche attraverso l’utilizzo
di strumenti legati alle nuove tecnologie.
• Nomisma, in collaborazione con Philip Morris Italia, ha inteso approfondire questi aspetti attraverso
un’indagine originale sulle imprese agricole ed alimentari italiane (con un focus specifico su quelle
tabacchicole). In particolare, l’indagine ha rilevato sia gli investimenti realizzati dalle imprese e funzionali
alla transizione eco-energetica in termini di strumenti digitali e innovazioni tecnologiche, sia la dotazione
attuale e i fabbisogni in termini di competenze necessarie alla gestione di tale percorso verso la
transizione.
• Il campione di indagine ha riguardato quasi 380 imprese agricole ed alimentari, ripartite per il 31% nel
Nord Est, il 27% nel Nord Ovest, il 23% nel Centro e il rimanente 19% nel Mezzogiorno d’Italia. Per quanto
riguarda il sub-campione delle sole aziende agricole, il 36% di queste presentava più di 50 ettari di
superficie coltivata e un 13% erano condotte da agricoltori di età inferiore ai 40 anni.
• Occorre premettere come l’Italia nel contesto europeo degli obiettivi di produzione di energie rinnovabili
e digitalizzazione dell’economia e della società, evidenzi valori sotto la media UE. In particolare, se si
guarda al Digital Economy and Society Index (DESI), l’Italia sconta un ritardo soprattutto nella componente
del “capitale umano”, in altre parole nelle competenze digitali delle persone.
• Ed è proprio il gap nelle competenze uno dei principali ostacoli alla diffusione in Italia delle innovazioni
tecnologiche nelle imprese agricole ed alimentari. Se infatti nel corso degli ultimi anni, il 71% delle imprese
agroalimentari intervistate ha già effettuato investimenti per la transizione eco-energetica (con un 32% delle aziende agricole intervistate che già utilizza macchine con guida assistita o semi-automatica con GPS integrato, un 25% ha installato centraline meteo aziendali e un 19% che si avvale di sistemi per il supporto alle decisioni per la difesa fito-sanitaria), un’azienda su quattro lamenta la mancanza di competenze specifiche e la necessità di formazione come i principali vincoli ad una maggior diffusione di tali innovazioni nel settore agricolo. Stringendo la maglia alle aziende tabacchicole, l’indagine rileva come il 29% di esse ritiene necessario lo sviluppo di competenze specifiche sull’utilizzo degli strumenti che
favoriscano le innovazioni tecnologiche.
• Questo gap da colmare emerge anche nella consapevolezza delle aziende sulla preparazione professionale dei propri addetti rispetto alle esigenze richieste per gestire il cambiamento e l’innovazione, tanto che il
44% del campione intervistato ritiene molto importante la formazione in tale senso, una percentuale che sale al 59% nel caso delle aziende tabacchicole.
• E in effetti, già oggi un’impresa su due investe nella formazione dei propri addetti (oltre a quella
obbligatoria prevista per legge), mentre un ulteriore 30% ha già pianificato attività in tal senso nei prossimi
2/3 anni, arrivando al 44% nelle aziende tabacchicole.
• Ma quali sono le competenze necessarie alla transizione eco-energetica più richieste dalle imprese? Per il 48% delle aziende intervistate, quelle legate alla gestione sostenibile delle risorse e all’ottimizzazione dei processi produttivi. Un altro 33% segnala la capacità di utilizzare software per la gestione sostenibile dell’azienda, mentre il 28% individua le competenze biologiche e chimiche legate alla produzione in ottica sostenibile. È interessante segnalare come, per il focus delle aziende tabacchicole, oltre alle competenze indicate precedentemente, emergono anche quelle collegate ai sistemi di controllo automatico, la robotica applicata all’agricoltura così come sensori, droni e sistemi di irrigazione intelligenti (competenze ritenute necessaria da un’azienda tabacchicola su tre)
• Ma la vera sfida nella sfida è quella di riuscire a trovare risorse umane competenti, una difficoltà
manifestata da tutte le imprese intervistate (solo il 10% afferma che il problema non è trovare risorse
umane competenti, ma riuscire ad assumerle!). Una problematica fortemente sentita, anche alla luce del
fatto che solo un’azienda su dieci non ritiene importante disporre di competenze nel percorso verso la
transizione eco-energetica, una consapevolezza (di tale importanza) che invece nel sub-campione delle
aziende tabacchicole trova conferma nel 100% delle imprese intervistate. Il 38% delle aziende
tabacchicole ritiene infatti molto critico il processo di ricerca e selezione di personale competente
nell’ambito della transizione eco-energetica, a fronte di una media del 22% nel totale agroalimentare.
• In conclusione, al di là dell’attuale dotazione di risorse umane in grado di sostenere la sfida della
transizione eco-energetica (che soddisfa pienamente solo il 30% delle aziende intervistate), resta nel
tessuto imprenditoriale agroalimentare italiano un gap di competenze da colmare.
• Un divario che, nel caso del comparto tabacchicolo, trova un importante contributo alla sua riduzione
nell’accordo di filiera (come quello tra MASAF, Coldiretti e PMI) in cui la formazione è parte integrante
delle attività e dei servizi collegati a tale strumento. La visione innovativa di filiera richiede un approccio
fortemente orientato allo sviluppo di nuove competenze che favoriscano l’impegno per le transizioni, la
continuità generazionale all’interno delle aziende agricole e modelli innovativi a supporto dell’efficienza
in agricoltura.
• La visione di filiera necessita di un’adeguata azione di tutela e promozione della stessa, anche nell’ottica
degli sviluppi della nuova legislatura europea che sarà caratterizzata da numerosi appuntamenti rilevanti
per tutto il comparto e che potranno impattare direttamente/indirettamente sugli agricoltori italiani (la filiera tabacchicola italiana rimane la più importante in Europa).

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