(Adnkronos) – Nessun risarcimento per i familiari di 7 giovani morti nel terremoto del 2009 a L’Aquila. La Corte d’Appello ha infatti confermato la sentenza del tribunale civile che già nel 2022 aveva respinto la richiesta delle famiglie delle vittime collegando le morti al comportamento “incauto” dei giovani studenti morti nel crollo della palazzina in via Gabriele D’Annunzio 14, nel centro storico dell’Aquila, dove ci furono 13 vittime. Per i giudici di secondo grado quindi i giovani non sarebbero morti perché ”rassicurati” dalla Protezione civile ma la decisione di restare negli alloggi sarebbe stata una loro scelta “incauta”, senza alcun “nesso” con le parole arrivate dalle istituzioni. “In linea generale, il compendio probatorio acquisito (convocazione della riunione, verbali della stessa, deposizioni testimoniali) – al di là del convincimento del Capo del DPC emerso nel corso della conversazione causalmente intercettata tra lo stesso (Bertolaso) e l’assessore regionale (Stati) – ha smentito o, comunque, non ha dato conferma della tesi che gli esperti partecipanti alla riunione del 31 marzo – ad esclusione del De Bernardinis, vice di Bertolaso, il quale, peraltro, alla stessa non diede alcun contributo scientifico – avessero, a priori, l’obiettivo di tranquillizzare la popolazione e, quindi, di contraddire o minimizzare quanto desumibile dai dati oggetto della loro valutazione scientifica” scrivono i giudici. “E’ una sentenza sconcertante – commenta all’Adnkronos il legale di parte civile, l’avvocato Alessandro Gamberini – che attribuisce la responsabilità a dei giovani i quali invece facevano particolare affidamento sulla Protezione civile”. Il legale sta valutando l’eventuale ricorso in Cassazione. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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