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“Nel 2020, il Consiglio comunale dell’Aquila ha approvato su proposta della Giunta una delibera, la numero 80, che ha autorizzato una variante urbanistica per l’ampliamento della struttura ricettiva Magione Papale e la costruzione, tra l’altro, di alcuni impianti sportivi. In particolare, l’ampliamento è previsto su due terreni contigui divisi da una striscia di terreno di 4.875 mq, un tempo canale di irrigazione del vecchio mulino e, come tale, in origine appartenente al Demanio.

Il Comune dell’Aquila ha stipulato una convenzione con l’imprenditore proponente l’ampliamento, contenuta nella delibera, e che prevede, a fronte della realizzazione del progetto, la cessione al Comune da parte del proponente di una porzione di terreno di 4.133 mq circa.
Per realizzare le opere, l’imprenditore ha partecipato ad un bando Invitalia, ottenendo un finanziamento pari a circa 1 milione e 300 mila euro.
Come consiglieri d’opposizione, nelle settimane passate abbiamo depositato una interrogazione chiedendo all’amministrazione:
– se l’iter di sdemanializzazione del vecchio canale di irrigazione fosse completato;
– se la variante urbanistica rispettava le previsioni della legge regionale 49/2012 (che prevede che l’;ampliamento non superi il 40% della superficie originaria);
– se la convenzione si fosse perfezionata con la cessione della porzione di terreno prevista.

Ebbene, la risposta alla nostra interrogazione è stata sconcertante.
Il dirigente Roberto Evangelisti ha messo nero su bianco che il Comune acquisirà il terreno oggetto di convenzione solo dopo la realizzazione delle opere di urbanizzazione e l’esecuzione del relativo certificato di collaudo. Fin qui, tutto bene. Se non fosse che, dopo una disquisizione giuridica incomprensibile sul fatto che il progetto non sarebbe stato approvato ai sensi della legge regionale 49 ma secondo le disposizioni dell’art. 8 del DPR 160/2010 che consente l’utilizzo dell’istituto della variante i cui parametri, però, sono fissati proprio dalla legge regionale 49/2012, nel merito dell’effettivo rispetto di legge ci si è limitati a rispondere che i volumi esistenti e di progetto sono stati verificati in sede di istruttoria e approvazione del progetto e sono stati riportati nella deliberazione di approvazione della variante produttiva, la delibera 80 approvata dal Consiglio comunale nel 2020.

Come a dire: andate a rileggervi la delibera.
E per ciò che attiene l’iter di sdemanializzazione del canale irriguo del vecchio mulino, invece, Evangelisti ci ha direttamente invitato a rivolgerci all’Agenzia regionale del Demanio. Una risposta che, lo ribadiamo, è inaccettabile nel merito e, soprattutto, nel metodo utilizzato: si può rispondere così ad un Consigliere comunale nell’esercizio delle proprie funzioni?

Sta di fatto che, ricevuta la risposta, siamo venuti in possesso di un documento in cui l’Agenzia del Demanio afferma di aver proceduto ad una ricognizione rispetto alla vicenda e c’è addirittura una nota, datata 20 maggio 2024 a firma del Direttore regionale, il quale, facendo riferimento all’ex canale di irrigazione del vecchio mulino, chiarisce che “l’area, erroneamente definita sdemanializzata nell’istanza di acquisto presentata, risulta al contrario a tutt’oggi di demanio pubblico dello Stato, mai interessata da apposito provvedimento di sdemanializzazione ai sensi di legge. Pertanto, la stessa è inalienabile”. Non può essere alienata, e cioè venduta, ceduta, trasferita ad altri: è un bene del Demanio.
Se quanto scritto nella nota dovesse coincidere con la realtà dei fatti, che cosa accadrebbe? Significherebbe che è illegittima la variante urbanistica approvata dal Consiglio comunale? E se così fosse, sarebbe possibile adempiere comunque alla convenzione sottoscritta dal Comune con l’imprenditore proponente il progetto? E ancora: sarebbe illegittima anche la partecipazione al bando Invitalia?

È chiaro che potrebbe configurarsi un pesante danno erariale a carico dell’Ente. Ora, ci chiediamo: è possibile che nessuno abbia approfondito la vicenda, né la Giunta comunale proponente la variante urbanistica né i tecnici delegati a redigere gli atti? È possibile
che un consigliere comunale di opposizione sia riuscito a fare questo banale controllo in pochi giorni e non lo abbia fatto l’amministrazione attiva, per tempo? È possibile che non si fosse a conoscenza della ricognizione effettuata di recente? E ancora: davvero si è potuto pensare che la nostra interrogazione fosse basata sul nulla? Nell’interesse del Comune dell’Aquila, l’amministrazione attiva – non appena ricevuta l’interrogazione – avrebbe almeno dovuto verificare: al contrario, è arrivata una risposta sprezzante.
Visto che è stato concesso dal comune il via libera alla realizzazione dell’intervento e che per la realizzazione dello stesso è stato ottenuto anche un finanziamento da Invitalia, riteniamo urgente e doveroso che l’amministrazione comunale fughi immediatamente ogni dubbio rispetto alle questioni sollevate.
Se ciò che viene scritto nella nota del Direttore regionale dovesse essere confermato, si dovrebbero predisporre, senza indugi, tutti gli atti che possano tutelare l’Ente, riducendo le eventuali responsabilità in capo a chi, di parte politica e tecnica, ha contribuito alla definizione
della delibera approvata dal Consiglio che, evidentemente, non era pienamente informato sui fatti.
Noi continueremo a vigilare, e ce lo impone – d’altra parte – la risposta inaccettabile che è stata fornita alla nostra interrogazione”.

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