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Come spiegato dalla Commissione Ue, entro fine anno l’Italia dovrebbe dire addio definitivamente addio al gas russo. Ma già dal 2022 a oggi le importazioni dal Cremlino si sono quasi azzerate: passando dal 40% del nostro fabbisogno energetico al 4,7%. I prezzi dell’energia, poi, scendono, ma rimangono superiori ai livelli pre-crisi del 2021. Mentre si risparmia di più sui consumi di gas (-10,4%). Sono alcuni degli elementi chiave emersi dalla relazione annuale di Arera, presentata ieri alla Camera.

Per quanto riguarda l’energia elettrica, i consumatori nel 2023 hanno subito aumenti del 6%. Vengono però accorciate al 22,9% le distanze sdall’Area euro. Così come la differenza in termini di prezzi netti, che scende al 18,2%. Sono state le famiglie tedesche a pagare di più in tutta Europa. Quanto al gas, nel 2023 il consumo netto è diminuito del 10,4% rispetto al 2022. Cresce ancora il gas naturale liquefatto. Le importazioni dal 2021 al 2023 sono salite del 70% (quello trasportato via nave a 14,5 miliardi di metri cubi), consentendo di ridurre al minimo le importazioni dalla Russia.

IL PASSAGGIO

Secondo il presidente di Arera, Stefano Besseghini, i rigassificatori ora sono «centrali» per il nostro Paese. Per quello di Piombino «va scongiurato il rischio di un lungo periodo di stop», con il previsto trasferimento in Liguria. Salgono poi i costi per il rigassificatore di Ravenna.

Grazie agli accordi di diversificazione degli approvvigionamenti, quindi, ora è l’Algeria, con 25,5 miliardi di metri cubi, il nostro primo fornitore di gas, seguito da Azerbaigian, Qatar, Stati Uniti, Norvegia e Olanda, e Libia. Alcuni di questi fornitori, segnala l’Arera, sono però «instabili» dal punto di vista geopolitico. E ancora: nel 2023 i prezzi italiani del gas in casa sono diventati più bassi della media dei prezzi nell’Area euro, grazie a bonus maggiori che negli altri Paesi Ue. In tutto per il contributo pubblico gas e luce lo scorso anno lo Stato ha speso 2 miliardi per 1,5 milioni di famiglie. La soglia Isee per accedere al bonus, però, ora è scesa da 15mila a circa 9.500 euro. Eni e Enel, segnala poi il rapporto, si confermano primi operatori per gas e luce.

Per quanto riguarda il passaggio dal mercato tutelato al libero, che si è concluso a fine giugno, il 76,5% degli utenti ha scelto un operatore privato per la luce e il 72,1% per il gas. I clienti non vulnerabili che hanno preferito il servizio cosiddetto “a tutele graduali” (simile al tutelato, ma garantito da operatori scelti con aste dell’Arera) sono 3,6 milioni per la luce e quasi altrettanti con l’offerta “Placet” per il gas. Secondo Besseghini le offerte private per luce e gas «sono poco attraenti rispetto ai servizi tutelati», perché «hanno prezzi generalmente più alti». Ci sono però delle eccezioni. Quanto ai clienti vulnerabili, per l’elettricità Arera chiede di cambiare la norma per avere prezzi più bassi, in modo che le aste non risultino peggiorative. E il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, delega al Parlamento l’eventuale apertura di una nuova finestra temporale per il passaggio dei vulnerabili nel libero al tutelato (8,4 milioni solo per la luce). L’opzione è finora stata possibile entro fine giugno. Entro la seconda metà del 2025 arriverà quindi la semplificazione della bolletta elettrica, con voci e costi accorpati. Sarà più chiara, semplice da leggere e forse più snella.

Le associazioni dei consumatori, dal Codacons ad Assoutenti e Unc parlano di bollette italiane «più salate della media Ue» e chiedono di aumentare le tasse sugli extra-profitti per ridurle ai cittadini. Secondo, Anna Rea, presidente di Adoc, serve «ridurre gli oneri di sistema, rinviandoli sulla fiscalità generale e far tornare la soglia Isee del bonus energia a 15mila euro». Il report di Arera segnala infine nel 2023 una crescita dell’idroelettrico (+42%), del solare (+9,2%) e dell’eolico (+13,7%). Mentre è boom di investimenti nel settore idrico nel Centro Italia (337 euro per abitante).

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