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L’auspicio del presidente Cei alla Settimana sociale dei cattolici italiani

La 50° Settimana sociale dei cattolici in Italia ha preso ufficialmente il via nella giornata di ieri alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ai novecento delegati – rappresentati delle diocesi, delle associazioni, movimenti, enti e università cattoliche – si è rivolto anche il Presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Matteo Zuppi, tracciando le linee guida dei lavori, che si svolgeranno a Trieste fino a domenica.

«Dal 1907 a oggi il cattolicesimo italiano non è rimasto a guardare, non si è chiuso in sacrestia, non si è fatto ridurre a un intimismo individualista o al culto del benessere individuale, ma ha sentito come propri i temi sociali, si è lasciato ferire da questi per progredire verso un ordine sociale e politico la cui anima sia la carità sociale» ha esordito il porporato, ricordando la lunga storia delle Settimane sociali.

«“Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro” è il tema che ci trova riuniti. Non vogliamo accontentarci di facili lamentele sulla crisi della democrazia e sulla scarsa partecipazione al voto. Ci impegniamo per risposte positive, consapevoli, condivise, possibili» ha affermato il cardinal Zuppi, citando le parole di Giovanni Paolo II: «“Certamente oggi è necessario un profondo rinnovamento sociale e politico” e perciò “i laici cristiani non possono […] sottrarsi alle loro responsabilità”. La pace e lo sviluppo non sono beni conquistati una volta per tutte. Richiedono un “amore politico” che deve assumere l’unità come un obiettivo da perseguire, da difendere e da far crescere, perché l’unità non è mai statica, ma sempre dinamica!».

«Quale contributo, allora, può offrire la Chiesa all’Italia in questa stagione storica? La Chiesa non rivendica privilegi, non li cerca, ben consapevole di come questi in passato l’hanno fatta percepire preoccupata per sé e meno madre. Ci sentiamo parte di un Paese che sta affrontando passaggi difficili e crisi epocali» ha affermato il Presidente della Cei, ricordando l’inverno demografico, la crescita delle disuguaglianze, l’astensionismo dilagante, l’accoglienza dei migranti, la transizione ecologica, ma anche il sostegno ai giovani, alle famiglie e agli anziani, la lotta al caporalato, la guerra, la violenza contro le donne, le morti sul lavoro. Una visione a tutto tondo delle problematiche sociali, davanti alla quale il Cardinale ha affermato: «Dovremmo interrogarci con severità: come è possibile?».

Lo stesso Zuppi ha quindi suggerito una risposta positiva e concreta ai drammi citati: «Ecco quale è la vera rilevanza della Chiesa e dei cristiani: l’amore per Cristo che la porta necessariamente a quello per i suoi fratelli più piccoli! “Se condividiamo il pane del cielo, come non condivideremo quello della terra?”, ricordava il Cardinale Lercaro».

Il porporato è dunque tornato al tema della Settimana sociale triestina. «Oggi la democrazia soffre perché le società sono sempre più polarizzate, attraversate cioè da tensioni sempre più aspre tra gruppi antagonisti, dominate dalla contrapposizione amico-nemico, dalla pervasiva convinzione che l’individuo è tale quando è al centro, mentre è solo nella relazione che la persona comprende il suo valore. – ha spiegato – Non c’è democrazia senza un “noi”. Non c’è persona senza l’altro. La democrazia non solo afferma la libertà, ma promuove anche l’uguaglianza, non proclama astrattamente i diritti, ma difende concretamente la dignità umana soprattutto dove è più pesantemente violata. Ecco perché la democrazia non vuol dire solo istituzioni, leggi e procedure, diritti e doveri, ma anche inclusione dell’altro, del fragile, dell’emarginato. Vuol dire contrasto alla cultura dello scarto».

«I cattolici in Italia desiderano essere protagonisti nel costruire una democrazia inclusiva, dove nessuno sia scartato o venga lasciato indietro. Anche, per questo, dobbiamo essere più gioiosamente e semplicemente cristiani, disarmati perché l’unica forza è quella dell’amore. – ha quindi affermato il cardinal Zuppi – Soprattutto vogliamo esprimere tutto l’amore di cui siamo capaci per il nostro Paese. Amiamo l’Italia e, per questo, ci facciamo artigiani di democrazia, servitori del bene comune».

 

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