Continua la crescita di redditi e volumi d’affari dei dottori commercialisti. Lo scorso anno (dichiarazioni 2023, anno d’imposta 2022), i redditi medi hanno superato quota 80 mila euro, con una crescita dell’8,1% rispetto ai 74 mila dell’anno precedente, mentre l’incremento del volume d’affari è stato addirittura in doppia cifra (+10,9%), attestandosi mediamente a 145 mila euro.
I dati sono contenuti nel Reputational Report 2023 della Cassa di previdenza dei dottori commercialisti, presentato ieri a Roma. Il documento, giunto alla sua sesta edizione, fotografa lo stato della professione, soffermandosi anche sulla componente femminile e sui giovani, tra i quali è stato diffuso uno specifico sondaggio su “prospettive attuali e sfide future”.
Al 31 dicembre scorso, l’ente guidato da Stefano Distilli (ieri emozionato in una delle sue ultime uscite in qualità di Presidente) faceva registrare 73.307 iscritti, con 2.106 nuove adesioni e un numero di pensionati pari a 10.993 (rapporto attivi-pensionati 6,7). La Regione con il maggior numero di dottori commercialisti è la Lombardia (13.545), seguita da Lazio (8.071), Campania (7.683), Veneto (6.338) ed Emilia Romagna (6.075).
L’età media, al netto dei pensionati attivi, si attesta intorno ai 51 anni, mentre l’incidenza femminile (in crescita) è del 33,4%, percentuale che arriva al 41% in Emilia Romagna, primatista in termini di presenza di donne commercialiste. Tra gli under 40, però, la percentuale di donne è ancora più alta, attestandosi al 46% del dato complessivo nazionale, ovvero 6.239 iscritte sul totale di 13.680 soggetti (che rappresentano il 18,7% di tutti gli iscritti alla Cassa).
Il reddito medio dichiarato nel 2023 degli under 40 si attesta a quasi 41 mila euro, mentre il volume d’affari supera i 65 mila euro; circa la metà rispetto agli oltre 80 mila euro di reddito medio nazionale e ai 145 mila di volume d’affari, ma la tendenza al rialzo è molto accentuata nei primi anni di carriera. La Cassa, infatti, ha calcolato che dall’inizio dell’attività professionale fino ai 40 anni il reddito medio cresce di oltre quattro volte, passando da 13 mila euro a quasi 58 mila, mentre il volume d’affari medio aumenta di quasi sei volte nello stesso periodo.
I risultati del sondaggio, presentati anch’essi nella giornata di ieri, riflettono proprio questo trend. Dei 4.298 rispondenti, sei su dieci dichiarano che la propria condizione lavorativa è in miglioramento rispetto al precedente anno. La principale priorità rimane la tutela dell’equilibrio vita-lavoro (73%), seguita dalla capacità di fare network (53,6%) e dalla valorizzazione di diverse esperienze e competenze (45%).
Circa il 60% ritiene che le aggregazioni professionali in studi associati o STP rappresentino un’opportunità per potenziare la capacità consulenziale in un’ottica multidisciplinare, mentre non sembra spaventare l’avvento dell’intelligenza artificiale, che potrà essere sfruttata per un miglioramento dei processi lavorativi interni allo studio (77,3%), con particolare riferimento all’automazione dei processi contabili (85,8%).
Quanto ai nuovi ambiti di attività, secondo i giovani le principali opportunità di lavoro potranno cogliersi specializzandosi in start-up, mercato internazionale ed economia dell’ambiente, che sono destinate a completare le “tradizionali” attività economico-giuridiche di studio.
Proprio i giovani sono stati il target principale delle iniziative di welfare strategico messe in campo dall’ente previdenziale. Circa il 60% dei beneficiari dei contributi assistenziali erogati dalla Cassa, infatti, è rappresentato da under 40, ai quali sono state destinate il 50% delle risorse. “Impegno costante, lavoro corale, collaborazione e capacità di ascolto – ha commentato il Presidente Distilli – ci hanno permesso di raggiungere importanti risultati. In questi anni, una delle sfide fondamentali è stata quella di riequilibrare il sistema in favore della componente giovanile e di garantire loro l’adeguatezza delle prestazioni pensionistiche”.
In questo contesto, si inserisce “l’ulteriore incremento dell’aliquota di computo rispetto a quella di finanziamento, proseguendo così lungo il percorso tracciato dall’ente con la riforma del 2004. In questi anni – ha aggiunto – abbiamo ampliato gli investimenti in politiche di welfare, rispondendo efficacemente alle diverse esigenze dei nostri iscritti e sostenendo anche i loro familiari e le categorie più fragili, nonché promuovendo l’inclusione e la conciliazione vita-lavoro”.
Nel 2023 sono stati investiti 33,5 milioni di euro in prestazioni assistenziali, con una crescita del +18,4% rispetto al 2022. I principali interventi hanno riguardato le misure a favore delle donne, che hanno ricevuto nell’ultimo quinquennio il 66% delle risorse erogate complessivamente dalla Cassa a titolo di welfare.
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