Tempi medi di 3,3 mesi per trovarli, ma si arriva fino a un anno. Insomma per le imprese umbre, più che in altre regioni, c’è difficoltà a trovare il 63,8% del personale di cui si ha bisogno per le tecnologie 4.0. Prima tra tutte l’intelligenza artificiale, poi big data analytics, internet of things e robot. E, questo, vale soprattutto per le piccole e media imprese.
Secondo una classifica stilata da Confartigianato, l’Umbria è la terza regione d’Italia, dopo Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, con la più alta percentuale di professionisti che non rispondono alle richieste delle imprese.
In Trentino nel 2023 è risultato introvabile il 67,2% dei lavoratori con elevata richiesta di competenze digitali avanzate necessari alle imprese (9.330 su 13.890), al Friuli manca il 65,2% del personale, mentre in Umbria ci sono 2.980 richieste senza risposta su 4.670. Segue il Veneto con 20.270 introvabili su 34.590 pari al 58,6%, l’Emilia Romagna con 17.910 su 30.810 pari al 58,1%, la Lombardia con 46.930 su 81.020 pari al 57,89% e Piemonte e Valle D’Aosta con il 57,8 percento di specializzati mancanti alle pmi. Un problema che ha una dimensione nazionale grande quanto l’urgenza di reperirli se si vuole fare fronte all’irrinunciabile transizione digitale.
In Italia la media di personale introvabile per le imprese artigiane balza al 55%, significa che le imprese riescono a trovare meno della metà del personale di cui hanno bisogno e questo si riflette in un costo di 13,2 miliardi di minore valore aggiunto, a livello nazionale, per le ricerche di manodopera che durano oltre i 6 mesi.
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