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Con lo spettacolo di musica e scienza “Botanica” dei Deproducers, si è chiusa in piazza San Giovanni a Matera, luogo simbolo del percorso della città a Capitale Europea della Cultura 2019, la rassegna delle arti e dell’ambiente “Rizomatica. Nuove forme di coesistenza”, organizzata dalla Fondazione Matera Basilicata 2019 e curata da Imma Tralli e Roberto Pontecorvo di Marea Art Project, con il sostegno economico della Regione Basilicata, il patrocinio dei Comuni di Matera, Moliterno e Pisticci e la partecipazione dell’Associazione Volontari Open Culture 2019. 

La rassegna ha attraversato fra aprile e giugno i tre comuni lucani con dieci appuntamenti, per riflettere insieme alle comunità sul modo in cui le persone, attraverso la cultura, possono modificare comportamenti ed abitudini che abbiano un impatto virtuoso su natura e ambiente. Tanti e diversi sono stati i pubblici protagonisti, con un focus specifico su bambini e giovani, in un percorso che ha coinvolto anche le aree interne della Basilicata e gli spazi non convenzionali della città dei Sassi, così come molteplici i linguaggi utilizzati, fra residenze artistiche, spettacoli, proiezioni e incontri. 

Quattro le pellicole che sono state proposte. A Moliterno, “Futura” (2021) di Pietro Marcello, Francesco Munzi, Alice Rohrwacher, con una proiezione riservata agli studenti dell’Istituto superiore “F. Petruccelli – G. Parisi” nella Giornata mondiale della Terra, e “L’Avamposto” (2023) di Edoardo Morabito, protagonista di un talk pubblico; a Matera, “Donne di terra” (2021) di Elisa Flaminia Inno, che si è confrontata con il pubblico al Cinema Piccolo, e “Il Buco” (2021) di Michelangelo Frammartino, proiettato in un’affollata piazza Cesare Firrao.  Casa Cava a Matera ha invece ospitato la lectio magistralis del prof. Piergiorgio Donatelli, docente di Filosofia morale presso la Sapienza di Roma e direttore del Dipartimento di Filosofia, “La natura, prossima ed estranea. Lezioni di democrazia”.  

Due invece le residenze artistiche organizzate. A Moliterno quella del collettivo Post Disaster, ha messo in relazione il territorio della Val d’Agri con il golfo di Taranto attraverso la contaminazione di due stili musicali, la sperimentazione elettronica post-industriale in corso nella città di Taranto e la tradizione dell’arpa viggianese. A Matera, quella dell’artista visivo e ingegnere ambientale Andrea Conte (Andreco), che nell’orto urbano gestito dall’Associazione Noi Ortadini ha dato vita a un’installazione artistica grazie al contributo degli abitanti del quartiere, coinvolti in diverse attività laboratoriali, riutilizzando le strutture modulari dell’Open Design School. L’installazione, realizzata in forma ottagonale intorno ad un albero, è stata pensata per favorire i processi di rigenerazione ambientale del luogo e di migliorare la qualità di vita degli abitanti umani e non-umani, attraverso momenti di aggregazione sociale, educazione ambientale ed interscambio tra esseri umani ed ecosistema circostante.

Tre sono stati infine gli spettacoli, ospitati in luoghi di grande valore paesaggistico e simbolico. La live performance della musicista e danzatrice Francesca Heart “Eurybia” nello spazio esterno dell’Ex Convento di SS Lucia e Agata alla Civita a Matera, incentrato sulla sperimentazione di suono e movimento connessi alle dimensioni vulcaniche e marine del sud Italia. Il concerto della musicista e cantautrice Daniela Pes “Spira” nello scenario lunare del Teatro dei Calanchi a Pisticci, che ha intrecciato suoni arcani generati da elettroniche, chitarre e percussioni, una potenza vocale dalla notevole forza evocativa, termini dialettali, italiani e inventati. Lo spettacolo dei Deproducers “Botanica”, con voce narrante del filosofo della scienza, evoluzionista e saggista Telmo Pievani, e i musicisti Vittorio Cosma alle tastiere, Riccardo Sinigallia, voce e chitarra, Laura Arzilli al basso, Roberto Angelini alla chitarra, Simone Filippi alla batteria, fra temi musicali, videoproiezioni originali e un racconto scientifico, dedicati alla magia del mondo vegetale e alla sua importanza per la nostra stessa sopravvivenza. 

«In una regione come la Basilicata – sottolinea il Direttore della Fondazione Matera Basilicata 2019, Giovanni Padula – abitare la città e abitare la natura sono più che in altri luoghi due facce della stessa medaglia. L’esigenza di fondere questi due modi di abitare il nostro pianeta fa emergere l’urgenza di dare una risposta e trovare soluzioni alla crisi ambientale e al cambiamento climatico. E più in generale pone al centro la questione della relazione tra specie umana e altre specie presenti in natura insieme al tema, cruciale nelle nostre democrazie, della giustizia ambientale. Stiamo diventando una specie urbana sempre più concentrata nelle città piccole o grandi. L’arte e la cultura possono aiutarci a tornare vicini all’ambiente naturale, a prestare attenzione agli squilibri che i nostri comportamenti provocano e a modificare le stesse nostre abitudini. Con “Rizomatica” abbiamo cercato di far venire a galla molte domande e alcune possibili risposte».

«”Rizomatica” è stata un processo collettivo – spiegano i curatori della rassegna Imma Tralli e Roberto Pontecorvo – in cui abbiamo visto discipline artistiche differenti incontrarsi e contaminarsi conciliando la poesia e la potenza dell’arte con la sua capacità di affrontare i temi più urgenti della nostra contemporaneità. Riconnettendo le aree marginali con quelle più centrali della Basilicata e intercettando pubblici e generazioni diverse, abbiamo sperimentato come l’arte e la cultura possano rappresentare quel terreno generativo per l’immaginazione di nuove ecologie ed alleanze, rimodellando il rapporto tra umano e non umano e ritessendo nuovi spazi di dialogo e di condivisione di idee e azioni. “Rizomatica” è stata un invito per il futuro soprattutto delle nuove generazioni ad assumere l’impegno etico e la responsabilità collettiva nei confronti del pianeta che ci ospita. Come scrive Stefano Mancuso nel suo Fitopolis, è dalla combinazione di minuscole modificazioni, spesso del tutto disconnesse tra loro, che può nascere un grande cambiamento. È nelle azioni di noi cittadini e cittadine e nelle nostre scelte quotidiane di medio e lungo periodo la possibilità di immaginare e creare insieme nuovi futuri ecologici».


 

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