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Il Tribunale di Padova recepisce, cristallizza ed interpreta lapidariamente quanto statuito dalla Suprema Corte di Cassazione sulla scia dei recentissimi approdi giurisprudenziali aventi ad oggetto il piano di ammortamento alla francese.

Il Giudice, in persona della Dott.ssa Maria Antonia Maiolino, ha infatti analizzato in modo critico ed approfondito i principi resi dalle Sezioni Unite della Suprema Corte di Cassazione per il tramite della pronuncia n. 15130/2024. Il provvedimento in commento, in prima battuta, ha chiarito come la giurisprudenza di legittimità, a fronte della chiara ed univoca indicazione in un contratto di mutuo della totalità delle condizioni economiche, abbia escluso qualsiasi ipotesi di indeterminatezza contrattuale.

Inoltre, la Cassazione non ha ravvisato alcun deficit di trasparenza, nel momento in cui il piano di ammortamento riporti in modo dettagliato l’importo erogato, la durata del prestito, i tassi oltre che il numero e la composizione delle rate. Al ricorrere di tali presupposti, non soltanto non sussiste alcuna indeterminatezza o violazione delle regole in punto di trasparenza, ma soprattutto è da escludersi qualsiasi ipotesi di invalidità contrattuale riconnessa alla mancata indicazione del regime di capitalizzazione adottato.

L’analisi giuridico-interpretativa resa dal Tribunale di Padova non si arresta. La decisione ivi in commento si sofferma a valutare l’applicabilità dei principi dettati dalle Sezioni Unite anche con riferimento ai mutui a tasso variabile, osservando che: “le conclusioni tratte si adattino anche al mutuo con tasso di interesse debitorio variabile, giacché, fintantoché il piano di rimborso riporta “la chiara e inequivoca indicazione dell’importo erogato, della durata del prestito, del tasso di interesse nominale (TAN) ed effettivo (TAEG), della periodicità (numero e composizione) delle rate di rimborso con la loro ripartizione per quote di capitale e di interessi”, il mutuatario ha piena cognizione degli elementi contrattuali giuridici ed economici che gli consentono di ricostruire quale sarà l’esborso finale e di condurre eventuali comparazioni con altre soluzioni di finanziamento. Il fatto che per sua natura il piano di ammortamento di un mutuo a tasso variabile possa contenere solo una ipotesi di ammontare finale delle restituzioni (c.d. piano di ammortamento indicativo), basandosi sul tasso cristallizzato al momento della conclusione del contratto, non esclude infatti che il mutuatario possa farsi una concreta idea della somma finale da restituire per interessi sulla base dell’unico parametro noto al momento della pattuizione e che – soprattutto – possa condurre quella comparazione tra le possibili offerte sul mercato, che è una delle facoltà per il cui presidio è raccomandata la trasparenza di condizioni”.

Quanto osservato dal Foro patavino risulta tranchant, a prescindere dalla modalità di determinazione del tasso di interesse applicato al mutuo, nel momento in cui i dati del prestito sono individuati in maniera univoca, consentendo la piena determinabilità delle condizioni economiche applicate e la conseguente facoltà da parte del mutuatario di avere conoscenza del costo riconnesso all’erogazione di credito domandata. Sulla scorta di tali lineari riflessioni il Giudice non ha, quindi, riconosciuto alcuna illegittimità collegata al metodo di rimborso adottato, ritenendo inoltre esplorativa un’indagine istruttoria in merito.  

Alla luce delle superiori considerazioni il Tribunale di Padova ha rigettato le censure avversarie a fronte della piena validità del regolamento negoziale.

 

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