“Il Rapporto annuale della Banca d’Italia sull’economia delle Marche per il 2023 offre un quadro allarmante – così commenta la Consigliera dem Manuela Bora i dati presentati ieri sullo stato di salute dell’economia marchigiana.
“Ci troviamo di fronte ad una economia in palese recessione, con una crescita dello 0,6% contro lo 0,9% italiano. Un pericoloso rallentamento registrato nel 2023, che prelude a una crescita con valori prossimi allo zero per il 2024. A ciò si aggiunge il calo del fatturato delle imprese superiore del 5% rispetto al 2022, una crescita dell’occupazione lenta e inferiore alla media nazionale e crescenti difficoltà per famiglie e imprese nell’accesso al credito.”
“Nonostante le significative risorse del PNRR e quelle della Programmazione Comunitaria 2021/2027, raddoppiate rispetto al settennio precedente, gli incentivi del bonus 110% e i roboanti risultati della ricostruzione post sisma annunciati dal Commissario Castelli, il Presidente Acquaroli, dopo quattro anni di governo, non riesce a far uscire le Marche dalla stagnazione. E questo solleva numerosi interrogativi sulle strategie economiche adottate dalla giunta attuale – continua Bora.
“È evidente che, esaurito l’effetto positivo delle politiche di rilancio della precedente Giunta Ceriscioli, Acquaroli e la sua Giunta di centro destra non sono riusciti ad introdurre misure efficaci per sostenere la crescita della regione. Un’inerzia che deriva da una mancanza di visione strategica e dalla evidente difficoltà nel gestire le risorse disponibili in modo efficace”.
“Lo conferma lo stato di attuazione delle Politiche Comunitarie: secondo i dati ufficiali del Ministero le Marche hanno speso lo 0,00% dei fondi FESR destinati alle imprese e soltanto lo 0,19% dei fondi FSE+ dedicati a formazione e occupazione, posizionandosi tra le ultime regioni italiane per capacità di spesa. Gli impegni rappresentano soltanto il 4,87% delle risorse FESR e il 6,02% di quelle FSE+. Inoltre, per quanto riguarda le risorse attivate, di cui tanto si vanta Acquaroli, dovremo aspettare almeno un anno prima che le imprese possano concretamente accedere ai contributi.”
“Servono interventi immediati e di lungo periodo: introduzione di nuovi incentivi per le piccole e medie imprese, nucleo del tessuto economico regionale, sostegno all’occupazione con programmi di formazione e riqualificazione per aumentare la competitività del mercato del lavoro, agevolazioni per l’accesso al credito, sia per le famiglie che per le imprese. Solo così riusciremo ad invertire una deriva preoccupante”.
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