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Strizza l’occhio a Elon Musk la nuova legge voluta dal ministero delle Imprese per regolare l’accesso degli operatori privati allo spazio. Tra norme per escludere i regimi e prevedere l’assicurazione obbligatoria per il lancio di satelliti e altre attività, il disegno di legge su cui i tecnici del ministro Urso stanno lavorando da almeno sei mesi, prova ad affrontare il nodo dell’uso efficiente delle frequenze satellitari. L’obiettivo è evitare interferenze. In concreto è il terreno sul quale negli scorsi mesi si sono scontrati Tim e Starlink, la divisione della Space X del magnate sudafricano che offre servizi internet attraverso una costellazione di satelliti. Le due parti stanno ora discutendo. Nel frattempo l’azienda del patron di X e ceo di Tesla ha siglato un accordo con Telespazio, joint venture tra Leonardo, controllata del ministero dell’Economia, e Thales, che commercializzerà i servi di Starlink. Soltanto poche settimane prima Musk aveva aperto una querelle con Tim, accusata dagli statunitensi di non condividere i dati sullo spettro delle frequenze, necessari per evitare interferenze. Proprio il titolare dell’ex Mise, Adolfo Urso, era intervenuto a fare da mediatore.

Nell’ultimo anno Elon Musk ha costruito un rapporto privilegiato con il governo Meloni. A dicembre il tycoon è stato ospite di Atreju, l’annuale kermesse di Fratelli d’Italia. Dal palco ha toccato temi cari ai meloniani come la demografia e la natalità. Prima ancora, a giugno, era stato a Palazzo Chigi per parlare di spazio e intelligenza artificiale.

Il ddl, in attesa della normativa tecnica degli organismi internazionale, punta a definire i criteri per ridurre le interferenze e ad armonizzare i criteri di localizzazione dei gateways terreni. Inoltre istituisce una “Riserva di Capacità Trasmissiva Nazionale attraverso comunicazioni satellitari, utilizzando, al fine di garantire la massima diversificazione, sia satelliti che costellazioni in orbita geostazionaria, media e bassa, gestiti esclusivamente da soggetti appartenenti all’Ue o alla Nato”. Anche questa norma guarda al miliardario idolo di Meloni, Salvini & C. Nei mesi scorsi Starlink ha infatti avuto incontri proprio con il ministero delle Imprese e del made in Italy per fare una panoramica sulle tecnologie che ridurranno i costi dell’accesso allo spazio. Sul tavolo anche la convivenza di Starlink con la costellazione di satelliti europea Iris 2 che avrà  in Italia il suo centro di controllo nel Fucino. Entrambi infatti sono composte da satelliti a bassa orbita, nuova frontiera delle telecomunicazioni. 

Più in generale il provvedimento vuole regolare l’accesso allo spazio e provare a sostenere la filiera Made in Italy del settore. Sul piatto, al momento, ci sono 300 milioni in tre anni e norme per riservare il 10% degli appalti a pmi innovative e start-up. La volontà resta però quella di finanziare con risorse pubbliche e il contributo di privati, una serie di possibili investimenti nel settore, in base a un Piano nazionale per la space economy che si estenderà su un orizzonte di cinque anni. Secondo i dati del SEE LAb, sono 415 le aziende attive nel settore della space economy in Italia. In termini economici, considerando i finanziamenti pubblici e il fatturato generato dalle società focalizzate nella produzione di beni e servizi basati su tecnologie spaziali, il settore ha raggiunto un valore complessivo di 2,9 miliardi di euro nel 2021. Secondo i dati dell’ex Mise, il settore  conta anche 7mila addetti, con un tasso di crescita del +15% rispetto agli ultimi 15 anni.

L’architrave del progetto è per i privati quello “dell’obbligo di autorizzazione all’esercizio di attività spaziali”, a meno che non sia già stata rilasciata da un altro Stato. Un bollino di certificazione in pratica, che esclude operatori legati a Stati che non rispettano lo Stato di diritto. Un secondo punto qualificante è l’obbligo di avere quella che può essere definita come la Rc Razzo, facendo il verso alla più comune Rc Auto. Polizze con massimale di 100 milioni per sinistro e tre fasce di rischio a seconda dell’attività svolta, dell’orbita e del durata. Per gli operatori sarà un sostegno chiave. D’altronde, salvo poche eccezioni, saranno sempre  chiamati a risarcire danni a terzi a Terra.

 

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