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L’allarme delle due organizzazioni per il mancato contrasto del fenomeno: “Mettere al centro dell’agenda politica la questione giovanile”.

Roma – L’Italia trascura la questione giovanile. Uno dei temi più allarmanti e, allo stesso tempo più trascurati dalle istituzioni. Nel nostro Paese ci sono ben 1,7 milioni di giovani tra i 15 e i 29 anni senza arte né parte, che non studiano, non lavorano e né seguono corsi di formazione. Si tratta dei famigerati “NEET” (Not in Education, Employment or Training), acronimo divenuto, ormai, familiare nel lessico giornalistico. Il nostro Paese ha cercato, finora, di arginare il fenomeno con i fondi del “Programma Operativo Nazionale-Iniziativa Occupazione Giovani”, la cui attuazione è stata quasi interamente demandata alle Regioni. Il programma prevedeva bonus per le nuove assunzioni, incentivi per attivare tirocini e contratti di apprendistato o per trasformare un tirocinio in un contratto di lavoro. 

La somma investita è stata, per il periodo 2017-2020 di 2,7 miliardi. Su questa tematica il 3 giugno scorso è stato presentato il Rapporto “Neet: giovani in pausa. Superare gli stereotipi per costruire politiche pubbliche efficaci” a cura di ActionAid (organizzazione non governativa internazionale indipendente impegnata nella lotta alle cause della povertà) e della CGIL (Confederazione Generale Italiana del Lavoro, il maggior sindacato nazionale). E’ emerso che sono stati stanziati il 62% dei fondi disponibili, ma l’Italia rischia di dover restituire circa 1 miliardo di euro per non aver saputo attuare politiche di soluzione del problema. Secondo il rapporto sono stati reinseriti nel mercato del lavoro solo il 26% dei NEET presenti nel nostro Paese.

Il programma ha coinvolto circa l’82% della popolazione giovanile presente sul territorio nazionale. Hanno aderito al programma in maggioranza uomini di età compresa tra i 19 e 24 anni, residenti nel Sud Italia e nelle isole. Tra coloro che hanno concluso il percorso formativo, solo il 32%, dopo sei mesi dalla fine del programma è risultato occupata. Si tratta di laureati che rispetto a chi è in possesso di bassi titoli di studio godono di qualche privilegio. La quota di donne NEET è stata sempre maggiore rispetto agli uomini, in quanto ad influire sulle loro condizioni è il carico di lavoro di assistenza e cura dei familiari. La maggiore presenza di NEET è stata annotata al Sud e nelle Isole (non ci si può sbagliare!) con la Sicilia al 1° posto, tallonata dalla Campania e Calabria.

Il triangolo dei nullafacenti si potrebbe definirlo! Eppure le risorse investite non sono state poche: 2,7 miliardi di euro per il periodo 2014-2020; 4,4 miliardi del Programma di occupabilità dei lavoratori per il periodo 2022-2025; 2,8 miliardi grazie al Piano nazionale Giovani per il 2021-2027. Ora, sino all’anno scorso, gli investimenti fatti hanno fornito risultati molto scarsi. E’ chiaro che per una vera svolta bisogna mettere al centro del dibattito politico la questione giovanile. Soprattutto in un momento storico caratterizzato dal cosiddetto “deserto demografico” con la popolazione che invecchia e la scarsa natalità e col nostro “welfare state” in precario stato di salute.

Le nuove generazioni hanno diritto ad avere il giusto spazio, con condizioni lavorative e stipendi dignitosi e varie opzioni di scelta. Ancora una volta, i dati testimoniano che a pagare il prezzo più alto sono le giovani donne e chi vive al Sud del Paese. Si tratta di persone in condizioni disagiate, che vivono nelle periferie urbane e nelle aree più degradate del Paese. Senza lavoro o quando c’è è precario e con la pensione, vista la situazione, considerata un vero e proprio miraggio. E, soprattutto, sono soggetti che diventano facili prede della malavita organizzata. Inoltre, una società senza giovani non può che portare alla sua consunzione in tutti i sensi: economico, sociale e fisico! C’è una classe politica all’altezza dell’arduo compito, in grado di dare risposte efficaci a tanti ragazzi e ragazze? Finora le richieste non state esaudite, perché, forse, si è diffusa una forte… sordità!

 

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