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Il boss della mafia turca Boyun faceva proselitismo e parlava di droga ai domiciliari

L’esperto: ‘Nuovo stile di organizzazione criminale’

VITERBO – Era in Italia dal 2019 Baris Boyun, l’esponente della mafia turca arrestato lo scorso 21 maggio a Bagnaia: si trovava lì ai domiciliari da tre mesi ed era fuggito dalla nazione natale poco prima di un’operazione della Polizia contro la sua organizzazione. Il malvivente gestiva anche alcune pagine social, attraverso le quali si sarebbe dedicato al proselitismo attivo.

L’organizzazione di Boyun è stata smantellata il mese scorso nel nostro Paese, portando a 18 arresti: dieci di questi sono avvenuti nel Viterbese e la misura è stata disposta anche per un 31enne del capoluogo, l’unico italiano, che si sarebbe “finanziato” tramite il traffico internazionale di migranti (attraverso la rotta passante per i Balcani), quello di droga (soprattutto cocaina e stupefacenti chimico-sintetici coma Mdma-Extasy-Anfetamina) e il contrabbando di sigarette, gestito anche da gruppi terroristici.

La merce proveniva dalla Turchia, con il coinvolgimento di Belgio e Paesi Bassi. Gli investigatori hanno riportato che l’organizzazione di Boyun si appoggiava ad alcuni impiegati delle dogane corrotti, che operavano in diversi porti olandesi.

La realtà da cui proviene Boyun, stando a quanto riportato sul Manifesto, è per Timur Soykan, uno dei massimi esperti della criminalità organizzata in Turchia, un “nuovo stile di organizzazione criminale”, forse amatoriale, ma non per questo più pericolosa: i malfattori usano le moto per agire, in un contesto stradale a cielo aperto. I mafiosi si dirigono, nelle loro traversate criminose, prima verso la Georgia, dove hanno legami utili a sviluppare i loro business, poi scappano in Europa, sempre secondo l’analisi dell’esperto.

È stata intercettata una conversazione risalente allo scorso 3 marzo, con un Boyun protagonista ancora ai domiciliari a Crotone e un interlocutore, invitato dal boss a stipare il carico i doppi fondi delle autovetture: la spiegazione fornita riguarda il carico di sigarette che può essere trasportato, che consterebbe di circa 50 pacchi. Il “garzone” di Boyun avrebbe concordato.

Un ambientale, inoltre, ha captato uno scambio di battute tra il boss turco e la convivente, stavolta nello scenario di Bagnaia. Boyun spiega alla compagna che il bottino derivante dalla produzione di “zuccheri” (le droghe) è da consumarsi relativamente alla zona in cui le sostanze sono vendute. È inoltre stata indicata una vasta gamma crescente di prezzi (24, 27, 28 e 29 mila euro) in base alla vendita a Izmir o nella capitale Istanbul. Questa accurata scala potrebbe riferirsi al commercio di eroina all’ingrosso, vendibile sul mercato da un minimo di 24 ai 30 mila euro al kg.

Una grande sinergia tra le Forze dell’ordine ha permesso il successo dell’operazione: in Italia hanno collaborato la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza, mentre la Polizia turca ha offerto il suo contributo con gli agenti del Kom, la sezione per la lotta al crimine organizzato e al contrabbando, al suo fianco. La piaga della mafia a Istanbul è costantemente affrontata da questi organi.

La riuscita dell’azione è stata possibile anche grazie a due esperti in intelligence, inviati da Europol, che coordina tramite Empact (European multidisciplinary platform against criminal threats) gli sforzi per il contrasto ai crimini su suolo transnazionale tra i Paesi membri.



 

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