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Dopo il segretario (e capolista) Antonio Tajani è stata la più votata di Forza Italia in tutto il centro nord del Paese, dal Lazio alla Valle d’Aosta. Con quasi 42mila preferenze Letizia Moratti ha conquistato il biglietto per Bruxelles staccando nel collegio Nord Ovest, dove correva, anche europarlamentari del partito in corsa per il bis come Massimiliano Salini (che ha incassato 36.660 voti) o l’ex leghista Stefania Zambelli che si è fermata a 12.396. Ma nella sfida «in casa» la presidente della Consulta nazionale di Fi ha battuto anche l’ex sindaco di Verona Flavio Tosi, secondo in lista dopo Tajani nel Nord Est (34.450 preferenze) o Salvatore De Meo, secondo nella circoscrizione Centrale (40.496).

Non si è risparmiata.

«Ho percorso diciannovemila chilometri, ho partecipato a 220 incontri e stretto oltre trentamila mani. Ho girato tutte le province del Nord Ovest e tanti, tanti Comuni perché ritengo che il contatto con il territorio sia fondamentale. I sindaci sono l’istituzione più vicina ai cittadini, ascoltare le loro istanze è fondamentale per poter attuare poi delle Politiche che siano rispondenti ai bisogni delle persone. Ed essere la più votata di Fi in tutto il centro-nord dopo Tajani è ovviamente una grande soddisfazione».

Esattamente un anno fa è morto il fondatore e leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. In molti scommettevano che la sua creatura politica sarebbe scomparsa insieme a lui.

«Sono molto contenta di aver deciso di rientrare in Forza Italia, ovviamente su invito di Tajani, subito dopo la scomparsa del presidente. Ho voluto dare un contributo e un segnale in un momento in cui osservatori politici e opinionisti esterni davano Fi come un partito che si sarebbe sciolto. Dedico anche a lui questo mio risultato».

A livello nazionale Fi sfiora il dieci per cento (9,59%) e ha sorpassato la Lega, come spiega il risultato?

«Abbiamo fatto una proposta rassicurante e moderata. La campagna elettorale, sia del partito che la mia personale, è stata tutta concentrata sui contenuti, non contro qualcuno ma molto propositiva».

Ad esempio?

«Abbiamo parlato di rafforzare la difesa Europea, lavorare per contribuire a creare occupazione, rivedere un green deal ideologico che non tiene conto della sostenibilità economica e sociale, tematiche per fare in modo che i nostri commercianti e artigiani possano avere regole comuni europee per competere, senza paradisi fiscali in Ue. Maggiore protezione per partite Iva e autonomi, attenzione per i nostri agricoltori. Una campagna tutta condotta in positivo sui contenuti, e credo che questo abbia pagato»

Meno slogan e più concretezza.

«Esatto».

I nuovi equilibri nel centrodestra avranno ripercussioni sul governo?

«Il nostro segretario è stato molto chiaro, non ci aspettiamo nessuna ripercussione, le Europee hanno una connotazione diversa».

In compenso ha creato un terremoto nella Lega l’endorsement del senatur Umberto Bossi per un candidato in lista con Fi, l’ex leghista Marco Reguzzoni.

«Credo che abbia espresso il disagio di molti leghisti rispetto ad una posizione della Lega che con Bossi è sempre stata molto a difesa delle tematiche del nord e che forse sono state un po’ annacquate dal nuovo corso. Mi sembra che abbia davvero espresso un disagio. Non a caso Reguzzoni si identifica in Forza Nord, una componente all’interno di Fi che si propone di valorizzare il nord produttivo».

Tajani ha fissato i prossimi obiettivi, 20% alle Politiche e costruire il «centro di gravità permanente della politica italiana». Potreste dialogare anche con Italia viva e Azione?

«Noi siamo sicuramente aperti a nuove alleanze, con modalità che saranno tutte da verificare e da stabilire, purché ci sia coerenza con i nostri valori, con la centralità della persona, delle sue libertà. É un percorso che abbiamo già iniziato. Io ad esempio sono stata sostenuta dai Popolari di Fioroni».

Potrebbe avere un ruolo nella futura Commissione Ue?

«Le decisioni saranno prese su proposta del Partito Popolare, che è primo partito e si è anche rafforzato con dieci seggi in più, e dal Consiglio, dai capi di Stato e di governo. Questo uscirà dalle prossime riunioni».

È stata ex sindaco di Milano e grazie alla sua candidatura Fi è cresciuta nella sua città di oltre 3 punti rispetto alle Regionali 2023, sfiora il 9%. Eppure si conferma roccaforte del centrosinistra. Il centrodestra ha chance per invertire la rotta alle prossime Comunali?

«Girando per Milano ho sentito una grande insoddisfazione nei confronti di Sala quindi credo che la partita sia realmente aperta. Forza Italia è cresciuta in un anno dal 5,8 all’8,8 per cento ponendo anche le basi per avanzare una proposta, ovviamente in condivisione con gli alleati, per il prossimo sindaco».

Siete cresciuti anche in Lombardia, dove è stata assessore al Welfare durante la pandemia e ha gestito la campagna vaccinale?

«Abbiamo registrato un dato vicino al dieci per cento (la Lega è al 13,9%, ndr) nonostante il Carroccio abbia nel governo cinque ministri lombardi ed esprima il presidente della Regione. Un risultato per Fi estremamente positivo, una crescita raggiunta anche grazie al lavoro del coordinatore Alessandro Sorte».

Primo sindaco di Milano e presidente donna Rai, in Europa ha promesso di impegnarsi anche per abbattere il gender gap.

«Esattamente, nel nostro Paese abbiamo una differenza contributiva che pesa per un otto

per cento del Prodotto interno lordo, si traduce in 143 miliardi di euro. Dobbiamo attivarci per una piena valorizzazione delle donne, superando il concetto per cui spesso sono costrette a scegliere tra lavoro o famiglia».

 

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