«Il Giubileo farà Roma migliore»: se n’è detto certo il sindaco capitolino, Roberto Gualtieri, rivolgendo il suo saluto a Papa Francesco nell’Aula Giulio Cesare. Con l’Anno Santo, ha affermato, Roma «parlerà al mondo», seguendo la sua vocazione di «città universale accogliente e aperta, luogo simbolo della convivenza pacifica tra popoli». Questa dimensione universale, ha continuato il primo cittadino, «rappresenta una straordinaria ricchezza per la città, poiché ci stimola a un confronto globale sulle migliori soluzioni per garantire un futuro prospero e sereno alle nuove generazioni».
A cinque anni di distanza dalla precedente visita del Pontefice all’Amministrazione capitolina, avvenuta il 26 marzo 2019, e dopo che la città — e non solo — è passata attraverso eventi «che hanno scosso il mondo», quali la pandemia e il forte soffio dei «venti di guerra», Gualtieri ha ricordato che ora è «il tempo del coraggio, non della rassegnazione» per una città assetata di speranza. Per questo ha ribadito che, pur nella «distinzione tra le prerogative del potere civile e di quello spirituale», l’Urbe è impegnata al fianco della Santa Sede per «remare insieme» allo scopo di «imprimere un corso diverso alla storia comune», rifiutando indifferenza, paura, logiche di guerra e ingiustizie.
Fianco a fianco, ha proseguito Gualtieri, oggi la città e la Santa Sede affrontano anche «problemi e sfide globali inedite», perché Roma «è una realtà e un’idea che va ben oltre le proprie mura». Una realtà e un’idea che, grazie al magistero pontificio, si traducono in fratellanza, pace, centralità della persona, dialogo interreligioso ed ecumenico, nonché in interconnessione tra natura e società umana. Perché «Roma parla oggi, ad alta voce, di un destino comune dell’umanità» e «con la sua forza umana, civile, spirituale, può dare un contributo che va oltre i suoi confini».
Gualtieri ha evidenziato poi come la presenza della Chiesa abbia plasmato l’Urbe soprattutto in termini di sviluppo, bellezza e solidarietà: parrocchie, scuole e istituzioni caritative, ha detto, sono state e sono «collettore e propulsore» del volontariato, presente quotidianamente al fianco di poveri, senzatetto, sofferenti e bisognosi. Centrali, nel saluto del primo cittadino, anche il richiamo a temi fondamentali per Roma e per il mondo, quali l’ecologia integrale, le migrazioni e le periferie che vedono l’arrivo di coloro che fuggono «da guerre e miseria». Si tratta di tematiche, ha evidenziato Gualtieri, sulle quali la Chiesa «ha contribuito in maniera determinante» ad aprire gli occhi della città. E oggi questo contributo «è ancora più prezioso e fecondo» per «colmare quelle “distanze abissali” tra persone e quartieri».
In quest’ottica, l’auspicio indicato dal primo cittadino è che l’Anno Santo lasci all’Urbe «un’eredità non solo di opere materiali, ma anche un patrimonio di valori etici e sociali da offrire all’umanità», così da rendere il territorio non solo «più vivibile, sostenibile e coeso», ma anche per «proiettarlo nel mondo come un punto di riferimento sulle grandi missioni di questa epoca».
In tale contesto, il sindaco capitolino ha citato alcune iniziative, avviate come «segni di speranza» giubilari: tra queste, una dimora per persone anziane intitolata proprio “Casa della speranza” e il progetto di formazione e di avviamento al lavoro “Fratelli tutti”, pensato per i detenuti della Casa circondariale di Rebibbia. Il nome scelto non è casuale: «Il valore fondamentale della fratellanza a cui ci richiama — ha spiegato infatti il primo cittadino — deve tradursi in azioni concrete per garantire ai detenuti dignità e futuro».
Davanti alle molteplici dimenisioni della città, ha indicato ancora il sindaco, può esserci un simbolo che le racchiuda tutte e questo potrebbe essere piazza Pia: confinante con via della Conciliazione, il luogo è attualmente sede di «uno dei grandi cantieri per il Giubileo», ma in futuro potrà essere «luogo d’abbraccio tra la Santa Sede e la città, unite nella missione comune di aprire di nuovo al mondo le porte di una Capitale universale, laboratorio di sostenibilità, pace e speranza».
Il saluto di Roberto Gualtieri si è infine concluso con un ringraziamento e una nota affettuosa nei confronti del Pontefice: «Roma e i romani — ha detto il sindaco — Le vogliono bene».
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