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In Calabria la sanità non funziona, o almeno non come dovrebbe, e questa, purtroppo, non è una novità. La bella scoperta è sapere che c’è un esercito di volontari pronto a tendere la mano a chi ne ha bisogno, supportando la sanità pubblica e talvolta sostituendosi ad essa, anche quando si tratta di pazienti oncologici. A tal riguardo, a Santa Maria del Cedro, c’è l’associazione “Donna Mediterranea“, una realtà consolidata e operante nel territorio dell’alto Tirreno cosentino da oltre vent’anni. Presieduta da Amalia Nava, offre decine di servizi, tra cui il disbrigo delle pratiche burocratiche, la prenotazione degli esami diagnostici, la divulgazione di informazioni sulla prevenzione della malattia e il supporto concreto, che va da quello economico a quello psicologico. Ai nostri microfoni, ora la presidente Nava annuncia di aver pensato a un nuovo progetto, quello per la realizzazione di una “Breast unit“, un centro senologico certificato per la cura personalizzata del cancro al seno, che annovera la presenza di personale sanitario esperto, tra cui senologi, medici oncologi e oss. Nava avrebbe annunciato le sue intenzioni anche al dottor Gianfranco Filippelli, dirigente del reparto di oncologia di Paola e persona sempre vicina all’associazione. 

La clownterapia e il supporto psicologico

L’associazione “Donna Mediterranea” ad oggi rappresenta uno dei pochi punti di riferimento dell’alto Tirreno cosentino per le donne malate di cancro, anche grazie alla continua formazione e agli studi incessanti. Negli ultimi mesi, i volontari hanno seguito anche un corso di clownterapia per poter andare negli ospedali o nei centri per anziani e portare un sorriso. Sono attivi anche dal punto di vista del supporto psicologico, perché i professionisti messi a disposizione dalle Asp risultano insufficienti, a causa dell’alto numero di richieste. «Per questo – continua Nava – ci appoggiamo all’associazione C.A.S.A, che ha creato uno sportello con due psicologhe disponibili ad accogliere tutti, gratuitamente».

Parrucche gratuite

Anche per quanto riguarda il contributo per l’acquisto di parrucche, le istituzioni si sono rivelate inefficienti. Il recente bando della Regione Calabria, oltretutto poco pubblicizzato, consentiva alle pazienti oncologiche di ricevere una somma di circa 300 euro. Ma una buona parrucca, anallergica e composta da capelli veri, costa intorno ai 1.500 euro, un prezzo decisamente proibitivo per chi è già vessato da spese mediche. «Così abbiamo pensato di mettere a punto un progetto, “Donne che aiutano donne“, che consiste nel raccogliere trecce dai parrucchieri e inviarle a “Una stanza per un sorriso” che detiene la banca dei capelli e delle parrucche, poi ne chiediamo loro una per le nostre pazienti. Ne abbiamo ricevute altre anche dalla dottoressa Santa Impellizzieri, una senologa che è stata sempre vicina alla nostra associazione, ci ha impartito molti insegnamenti ed ha effettuato anche visite gratuite. Per i pazienti oncologici non essere soli è fondamentale».

La Breast unit

«Grazie alle nuove leggi – dice ancora la presidente Nava – come associazione di volontariato possiamo essere ancora di più al fianco alle istituzioni sanitarie e politiche per dare voce alle persone ammalate. Da un po’ di tempo stiamo pensando di realizzare una “Breast unit“. Si tratta di un centro senologico certificato in cui sono presenti il senologo, il radiologo, il medico oncologo e tutte le figure sanitarie necessarie». Donna Mediterranea, inoltre, sta conducendo un’altra battaglia, quella per ampliare l’età dello screening mammografico gratuito. Attualmente le Asp calabresi invitano all’esame diagnostico le donne di età compresa nella fascia tra i 50 e i 69 anni. «Ma non basta. Vi sono molte pazienti che si ammalano prima e dopo. In Calabria dobbiamo aprire un po’ la mente, le cose sono cambiate. Dovremmo unirci, metterci tutti insieme e diventare modelli virtuosi». E invece dal punto di vista della sanità, ad oggi, la nostra regione continua ad essere soltanto il fanalino di coda.

 

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