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TRENTO. Il contributo per pagare l’affitto (tra i 2.500 e i 3.000 euro l’anno a famiglia) introdotto – con enfasi – nel 2023 dalla giunta Fugatti, per incoraggiare le persone a trasferirsi nelle località più periferiche e svantaggiate del Trentino, non ha ottenuto l’obiettivo sperato. Anzi, è stato un vero flop, stando ai numeri che sono stati forniti dall’attuale assessore provinciale alla casa, Simone Marchiori, in consiglio provinciale in risposta a una interrogazione del consigliere del Pd, Paolo Zanella, che già subodorava il fallimento della misura in base a dati non ufficiali a sua disposizione.

Marchiori però ha confermato che in effetti per accedere a questo contributo per pagare l’affitto, a chi decideva di trasferirsi in località periferiche, sono arrivate alla Provincia l’anno scorso solo 15 domande e di queste ne sono state finanziate 7 in tutto – 3 in valle di Non, una per la Valsugana-Tesino, una in valle dei Laghi, e 2 in Paganella.

L’assessore ha esordito ricordando che si è trattato di una sperimentazione che «ha riscontrato una risposta inferiore all’attesa e il risultato riscontrato è sembrato non rispecchiare quella propensione dei nuclei familiari ad andare a vivere fuori dai centri più urbanizzati rilevata dopo il Covid».

L’assessore ha aggiungo che: «È stata fatta una riflessione per individuarne i motivi. Un elemento critico forse sono stati i tempi ristretti per la presentazione delle domande e per il termine entro cui i nuclei dovevano stipulare il contratto ed effettuare il trasferimento, entro la fine del 2023, anche in considerazione dell’importante cambio di vita rappresentato da un trasferimento. Inoltre, è emersa la difficoltà di trovare l’alloggio anche nei comuni più disagiati. In più molti sono più orientati ad acquistare l’alloggio, quando decidono di trasferirsi in periferia, piuttosto che affittarlo.

Gli elementi di valutazione raccolti saranno presi in considerazione nella eventuale riproposizione dello strumento, al fine di porre in essere gli eventuali correttivi».

La legge del 2022 che ha introdotto lo strumento, aveva previsto lo stanziamento di 500.000 euro l’anno per tre anni dal 2023 al 2025. Il 2023 si è speso solo il 3-4% dei fondi stanziati, ha sottolineato Zanella, ma l’assessore Marchiori, pur a fronte della falsa partenza, non esclude che lo strumento si possa “aggiustare”.

Zanella ha replicato: «Come abbiamo detto al Comitato provinciale sulla condizione abitativa, prima di decidere una misura di politica abitativa, sarebbe meglio investigarne l’opportunità e la ricaduta». Secondo il consigliere del Pd, infatti, il problema sta nel fatto che: «La questione riguarda soprattutto la carenza di servizi e la turistificazione eccessiva di alcuni territori – il tema centrale è che le persone spesso non è che non riescono a pagare l’affitto, ma non trovano proprio casa perché non ve ne sono sul mercato residenziale, tutte destinate al turistico breve o sfitte per timore dei proprietari di affittare. Ecco che quei 500.000 euro all’anno – conclude Zanella – potevano essere destinati a un fondo pubblico di garanzia per i proprietari per far immettere alloggi sul mercato». 



 

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