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In questi giorni nelle Regioni si lavora febbrilmente alla chiusura della programmazione 2014-2020 che aveva riconosciuto alla Campania una quota del Fesr di 4,1 miliardi e di Fse da 837 milioni. «Entro il 31 dicembre 2023 tutte le risorse sono state spese al 100% – dicono in Autorità di gestione Fesr – e al 27 maggio la certificazione è arrivata all’84%». Entro ottobre è prevista la certificazione di altri 450 milioni. Di questi 260 sono spese anticipate dallo Stato come Bonus Energia. Resta da certificare la parte rimanente. Quindi – dicono in Regione – «ciò consentirà nei prossimi mesi di completare senza problemi le complesse operazioni di certificazione della spesa».

I 6 miliardi del Fondo coesione e il braccio di ferro con Fitto

Discorso diverso per quanto riguarda i Programmi complementari. I Poc hanno l’obiettivo di garantire il completamento di interventi avviati in cicli precedenti e sono finanziati da una quota delle risorse del Fondo di rotazione di cui alla legge n. 183-1987 del cofinanziamento nazionale. Ad ogni buon conto, si registra una certificazione della spesa (1,3 miliardi circa) pari al 58% della dotazione finanziaria del programma la cui scadenza è fissata a fine 2026. E resta da certificare una spesa di 950 milioni.

In questo quadro si inserisce la mancata programmazione del Poc 21-27 e del Fsc 21-27 che sono sinergici al Fesr 14-20 per la parte dei completamenti. Ciò significa che per ultimare alcuni progetti è previsto che si debba fare ricorso a una ulteriore quota di finanziamento che sia Poc o Fsc entrambi 2021-27. Quello, per intendersi, su cui da tempo si è avviato un braccio di ferro, con strascico giudiziario, tra Regione Campania e ministero per gli Affari europei, per le politiche di coesione e per il Pnrr . Tra Vincenzo De Luca e Raffaele Fitto.

In ballo ci sono 6 miliardi del Fondo di coesione 2021-2027, di cui 400 milioni destinati ai completamenti di progetti, in gran parte da assegnare ai Comuni campani (1,2 già assegnati a Bagnoli). Il ritardo nella assegnazione delle risorse da parte del Governo, o la decisione di utilizzarle diversamente da parte dello stesso ministero, rischia di far chiudere i cantieri. In altre parole, se quelle risorse non arriveranno, i Comuni, non potendo completare i progetti nei termini, rischiano di dover restituire anche ciò che dalla Ue hanno già incassato e speso.

Dopo una sentenza del Tar Campania favorevole alla Regione e un provvedimento di sospensione del Consiglio di Stato, quest’ultimo, con la sentenza del 14 maggio ha dato ragione alla Campania e fissato il termine dei 45 giorni entro i quali il governo dovrà firmare l’accordo di sviluppo e coesione: il termine scadrà il 28 giugno. Il ministro Fitto, da parte sua, ha replicato in questi termini: se l’istruttoria tecnica si chiuderà positivamente entro i 45 giorni firmeremo l’accordo di coesione, altrimenti motiveremo la decisione contraria.

 

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