Si è trovata coinvolta a sua insaputa in una truffa milionaria. Lo sviluppo delle indagini ha permesso di evidenziarne la sua completa estraneità ai fatti. Si tratta di una donna di 46 anni originaria di Padova, da qualche tempo trasferitasi in provincia di Vicenza. Al termine di un’indagine iniziata nel 2020 le fiamme gialle del comando provinciale di Padova, coordinate dal maggiore Mario Lanzano, sotto la supervisione della Procura euganea, hanno dato avvio all’esecuzione di un provvedimento di sequestro preventivo emesso dal tribunale di Nocera Inferiore su richiesta della Procura di Padova. Stiamo parlando di crediti d’imposta fittizi, beni e disponibilità finanziarie nei confronti di tredici persone. Questi ultimi, a vario titolo dovranno rispondere dei reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, riciclaggio e ricettazione. Sono tutti residenti a cavallo tra le province di Salerno e Napoli.
L’attività investigativa
Le indagini, che hanno visto il coinvolgimento di 15 persone e di due società di Milano e della provincia di Salerno, sono partite da un’analisi di rischio sviluppata dai militari padovani del nucleo di Polizia Economico Finanziaria, al fine di individuare l’uso distorto delle misure agevolative introdotte in materia edilizia sotto forma di crediti di imposta da cedere a terzi con la possibilità di compensarli con imposte e contributi effettivamente dovuti o di monetizzare il controvalore presso banche e altri istituti finanziari abilitati. Nello specifico, il beneficio in esame, il cosiddetto bonus facciate consentiva, in primo luogo, la detrazione fiscale, in 10 quote annuali di pari importo, delle spese sostenute tra il 2020 e il 2021 nella misura del 90 % e del 60 % nel 2022 o, in alternativa, lo sconto in fattura di tale importo sul corrispettivo dovuto al fornitore o, ancora, di cedere a terzi il credito d’imposta in parola. L’attenzione degli investigatori delle Fiamme Gialle si è concentrata appunto su una ditta individuale padovana, intestata ad una donna di 46 anni, gestita direttamente dall’organizzatore principale della truffa e a lui riconducibile. Da accertamenti i finanzieri hanno portato alla luce un presunto meccanismo di frode messo in atto da imprenditori edili per 2,7 milioni di euro di crediti di imposta ritenuti di fatto inesistenti per lavori mai effettuati.
Il giro di denaro
I crediti fittizi della ditta individuale padovana sono stati monetizzati per oltre 400mila euro mediante cessione a Poste Italiane, di cui una parte è stata impiegata dall’indagato principale per acquistare un immobile, mentre un’altra fetta di guadagno illecito è stata trasferita sui conti degli altri indagati. Il tutto dissimulando l’origine illecita del denaro. Questi ultimi in un secondo momento riconvertivano il denaro all’0rganizzatore della milionaria truffa. I restanti crediti non ancora convertiti in denaro di fatto sono rimasti nella disponibilità delle altre persone coinvolte e adesso indagate. Di fronte alla dettagliata indagine portata avanti dai
finanzieri padovani, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Nocera Inferiore, accogliendo la richiesta formulata dalla Procura di Padova sulla scorta delle prove raccolte dalle Fiamme Gialle, ha emesso un decreto finalizzato a sequestrare beni e disponibilità finanziarie degli indagati, per un importo pari agli ipotizzati fittizi crediti d’imposto monetizzati, oltre che il controvalore dei crediti considerati inesistenti, non ancora compensati e monetizzati.
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