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I Carabinieri della Compagnia San Lorenzo hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Palermo, nei confronti di un 26enne, per i reati di disastro ambientale colposo e incendio boschivo colposo.

L’attività, coordinata dalla Procura della Repubblica, è stata condotta dal Nucleo Operativo della Compagnia San Lorenzo e ha consentito di acquisire un grave quadro indiziario a carico dell’indagato il quale, il 24 luglio 2023, si sarebbe reso protagonista della condotta che ha determinato il propagarsi di un incendio che ha distrutto circa 650 ettari (6,5 chilometri quadrati) di vegetazione, di cui quasi 600 rientranti nella Riserva Naturale Orientata di “Capo Gallo”. Si è trattato di uno degli incendi più violenti e distruttivi tra quelli che in quelle giornate hanno attanagliato il Capoluogo, causando anomale concentrazioni in area di diossine e furani.

L’indagine ha avuto avvio grazie alla minuziosa attività informativa della Stazione di Partanna Mondello che ha consentito, tra l’altro, di analizzare dei filmati di una telecamera da parte dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo e quindi alla ricostruzione della dinamica degli eventi.

Le successive intercettazioni telefoniche e ambientali, supportate dall’assunzione di dichiarazioni testimoniali e da tradizionali metodi di indagine portati avanti anche grazie al contributo dei militari della Stazione, dalla Sezione Investigazioni Scientifiche e dai colleghi Forestali del Centro Anticrimine Natura, hanno fatto emergere gravi indizi di colpevolezza sul 26enne, già peraltro condannato, con sentenza definitiva a seguito di patteggiamento del 2017, per danneggiamento a seguito di incendio, violenza privata e reati in materia di armi ed esplosivi, avendo lanciato, in concorso con altri, bottiglie “molotov” contro un edificio occupato abusivamente.

Determinanti, inoltre, per la ricostruzione della vicenda e quali riscontri alle acquisizioni investigative, sono stati gli accertamenti tecnici effettuati dal Centro Anticrimine Natura e dalla Task Force del Nucleo Informativo Antincendio Boschivo del Comando per la Tutela Forestale e dei Parchi, che l’Arma dei Carabinieri ha inviato da Roma per la specifica esigenza, grazie a cui è stata individuata la “zona d’inizio incendio” ed evidenziato che le fiamme avevano distrutto la vegetazione presente, costituita principalmente da macchia mediterranea, determinando un’alterazione dell’ecosistema irreversibile – o comunque in parte eliminabile, ma solo in un ciclo temporale lungo e a condizioni onerose – e causato danni ad edifici, costruzioni e specie vegetali protette.
Il 26enne era già in carcere dall’ottobre dello scorso anno in forza di una misura cautelare perché indagato per aver posto in essere maltrattamenti, emersi nel corso della presente indagine, nei confronti della compagna e del figlio di quest’ultima di soli 3 anni.

È obbligo rilevare che l’odierno indagato è, allo stato, solamente indiziato di delitto, pur gravemente, e che la sua posizione sarà definitivamente vagliata giudizialmente solo dopo l’emissione di una sentenza passata in giudicato in ossequio al principio costituzionale di presunzione di non colpevolezza.

05 Giugno 2024 | 11:33
© RIPRODUZIONE RISERVATA



 

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