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Le Zone Economiche Speciali (Zes) sono aree geograficamente delimitate con incentivi specifici per le attività commerciali e produttive che prendono solitamente la forma di esenzioni fiscali, semplificazioni amministrative e disponibilità di infrastrutture. L’obiettivo principale di questi incentivi è creare “poli di crescita” per la zona delineata, attirando gli investimenti delle imprese e creando ulteriori vantaggi per il territorio su cui la Zes insiste. Tali strumenti si sono affermati nel mondo come laboratori per l’attrazione degli investimenti e come incubatori di innovazione, capaci di promuovere lo sviluppo produttivo e occupazionale di aree svantaggiate. Da noi come sta andando? Lo abbiamo chiesto a Floriana Gallucci, commissario straordinario del Governo della Zes Ionica interregionale Puglia e Basilicata.

Come procede l’attività della Zona Economica Speciale?
Il 2023 sarà l’anno delle Zes. In un contesto internazionale di incertezza come quello che stiamo attraversando con evidenti ripercussioni sul piano sociale, economico e finanziario, le Zone Economiche Speciali possono rappresentare l’eccezione, un formidabile volano per l’attrazione di investimenti e la creazione di nuovi posti di lavoro.

Ci spieghi meglio.
L’ambizione è quella di cambiare il paradigma di sviluppo strategico del Sud: non più una macro-area concentrata soltanto sul conflitto ridistribuivo con il Nord, ma un territorio che oggi, dopo la crisi Covid e il ripensamento del vecchio approccio alla globalizzazione, può diventare il baricentro di nuove strategie di crescita, competitività e cooperazione nel contesto europeo e mediterraneo. Ovviamente non basta cambiare il paradigma della politica del Mezzogiorno per ottenere il risultato, auspicato da tutte le forze politiche e sociali, di un nuovo ciclo di sviluppo manifatturiero. Occorre agire su tutti i fattori di contesto, dalle infrastrutture qualificate alla formazione d’eccellenza, alla semplificazione procedurale, nonché disporre di un efficace sistema di incentivi economici e fiscali.

Cosa può fare la Zes?
L’intento è quello di attrarre investimenti di grandi aziende che consentano di attivare un effetto volano per una crescita determinante delle Zes, di rafforzare e completare le supply chain in settori che già dispongono di una consistente base produttiva, di investire nell’innovazione, di promuovere il rilancio delle funzioni di integrazione logistica e produttiva dei sistemi portuali e degli snodi logistici regionali. Ma l’esito non è scontato.

Perché conviene investire nella Zes?
I motivi sono molteplici, citerò i principali punti di forza che comprendono la cooperazione interistituzionale, vantaggi economici e fiscali, e l’organizzazione e semplificazione burocratica. Sono i principi che guidano la nostra attività e che alla Zes Ionica chiamiamo le tre “S”. La prima è la S di sistema, che vuol dire fare sistema con tutti gli stakeholder facilitando la connessione fra imprese, PA e parti sociali; la seconda rappresenta la Sostenibilità, che vuol dire applicare criteri di sostenibilità economica, ambientale e sociale nell’operare quotidiano e nella definizione delle strategie di sviluppo del territorio. Infine la S di semplificazione, che accelera i processi amministrativi assicurando tempi certi e corti per l’ottenimento della Autorizzazione Unica.

La Zes Ionica può contare circa 2.580 ettari divisi tra la Puglia e la Basilicata sui quali promuovere nuovi investimenti. Come sono stati individuati?
Il perimetro della Zes è stato individuato nei termini indicati dal Piano di sviluppo strategico presentato dalle regioni Puglia e Basilicata nell’anno 2019. La procedura speciale di rimodulazione del perimetro delle Zes sarà disciplinata mediante apposito decreto.

Quante sono le aziende che hanno scelto di investire nella Zes Ionica?
Dal 19 settembre 2022, data di avvio dello Sportello Unico Digitale, sono pervenute 21 istanze da parte di imprese presenti sul territorio con complessità ed articolazioni progettuali differenti, con importi di investimento che complessivamente superano i 400 milioni di euro ed una ricaduta occupazionale di oltre 200 unità. È importante evidenziare che ad un avvio lento che ha visto le istanze pervenire prevalentemente dai comuni capoluoghi, ad oggi, e cioè dopo 5 mesi dall’attivazione dello sportello unico digitale Zes, tutti i territori stanno fornendo il loro contributo per lo sviluppo economico ed in particolare della portualità. Abbiamo già rilasciato 4 autorizzazioni uniche e siamo in fase di ultimazione con le ultime conferenze di servizi per ulteriori 5 autorizzazioni.

Le nostre regioni scontano problemi atavici sul piano delle infrastrutture che spesso hanno penalizzato gli investimenti di nuove aziende nel Mezzogiorno.
Il PNRR ha assegnato al Commissario 108,100 milioni di euro destinati all’attuazione di investimenti infrastrutturali. Si tratta di 5 interventi, uno nel Porto di Taranto attuato dalla Autorità di Sistema Portuale, due sempre a Taranto destinati al potenziamento delle zone retroportuali e all’efficientamento energetico delle zone Asi, e due in Basilicata per completare l’infrastrutturazione delle zone industriali di Jesce e La Martella a Matera e quella di Tito a Potenza. Grazie alla Convenzione stipulata dall’Agenzia per la Coesione Territoriale con Invitalia, abbiamo affidato a quest’ultima gli incarichi per l’espletamento delle procedure di gara. Ad oggi, in linea con i cronoprogrammi Pnrr, le gare di affidamento relative agli investimenti in Basilicata sono già state aggiudicate, mentre sono in fase di conclusione le progettazioni esecutive per gli interventi di Taranto, nel mese di aprile avvieremo le procedure di gara per l’aggiudicazione dei lavori.

 

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