di Vera Martinella
Le Regioni coprono i costi a carico dei malati, in tutto o in parte, ma ciascuna a modo suo. Molte associazioni di volontariato offrono un servizio dedicato
È una delle conseguenze più temute dai pazienti, uno dei segni più visibili della malattia e con risvolti psicologici fra i più pesanti da sopportare. La perdita dei capelli, sebbene sia temporanea nella grande maggioranza dei casi, è un ostacolo inevitabile per molti malati di tumore che devono sottoporsi a determinati cicli di chemio e radioterapia.
«Purtroppo però gli interventi pubblici per l’acquisto della parrucca in caso di alopecia da trattamenti antitumorali non sono disciplinati in modo uniforme da una normativa nazionale – spiega Elisabetta Iannelli, vicepresidente dell’Associazione italiana malati di cancro parenti e amici (AIMaC) -. In pratica tutte le Regioni stanziano fondi a parziale o totale contributo, ma ciascuna in modo diversificato. In aggiunta, alcune associazioni di volontariato mettono a disposizione gratuitamente delle parrucche per i pazienti oncologici».
Come orientarsi? Sul sito di Aimac è disponibile una mappatura completa dei contributi previsti da ogni regione e un elenco di numerose realtà di volontariato che offrono il «servizio parrucche».
Alopecia, un peso anche psicologico
Il problema è tutt’altro che superficiale e va oltre la semplice estetica. Lo hanno dimostrato diverse indagini, nazionali e internazionali: il 75 per cento dei malati cita l’alopecia tra gli effetti collaterali delle terapie che fanno più paura, tanto che per questo motivo un 10 per cento di loro valuta persino l’opzione di rifiutare il trattamento anticancro.
Alle statistiche si aggiunge l’evidenza quotidiana: presentarsi calvi o con un «turbante» obbliga sostanzialmente a dare spiegazioni sulla malattia in famiglia, in società, sul lavoro. Crea disagio, nel rapporto di coppia, con i figli piccoli, in pubblico. Mina spesso l’autostima e l’immagine di sé, già messe duramente alla prova dal tumore e dall’iter di cure. E a peggiorare le cose c’è il costo elevato delle parrucche (che si aggira attorno a qualche migliaio di euro per una di buona qualità), che le rende un lusso inaccessibile a moltissime persone.
Spese detraibili: i documenti da presentare
«È comunque importante sapere che, per tutti i pazienti oncologici, indipendentemente dal luogo di residenza, la spesa per l’acquisto della parrucca in caso di alopecia per trattamenti antitumorali può essere detratta fiscalmente nella dichiarazione dei redditi, allegando idonea documentazione» dice Iannelli.
L’Agenzia delle Entrate con la risoluzione n. 9/E del 16 febbraio 2010 ha chiarito che la parrucca può rientrare tra le spese sanitarie detraibili (detrazione Irpef del 19%, ai sensi dell’art. 15, comma 1, lett. C, del TUIR) se serve a rimediare al danno estetico provocato da una patologia e ad alleviare una condizione di grave disagio psicologico nelle relazioni quotidiane. Per la detraibilità è necessario presentare: il documento fiscale che attesti l’acquisto della parrucca con indicato il codice fiscale della persona sottoposta a chemio o radioterapia; la documentazione medica che certifichi i trattamenti antitumorali cui è stato sottoposto il paziente.
Cosa provoca la caduta dei capelli
A provocare la caduta di capelli (e, talvolta, di sopracciglia, ciglia e peli in tutto il corpo) sono alcuni farmaci chemioterapici in particolare antracicline (come doxorubicina, epirubicina), gli antagonisti dei microtubuli (paclitaxel, docetaxel) e gli agenti alchilanti (ciclofosfamide, ifosfamide, etoposide); ma anche diversi farmaci a bersaglio molecolare e alcune terapie ormonali. E la radioterapia, solo nel caso in cui il cuoio capelluto sia compreso nel campo di trattamento.
«Si calcola che circa il 65% dei pazienti con un tumore sviluppi alopecia durante o dopo la chemioterapia – spiega Norma Cameli, direttrice della Dermatologia Clinica all’Istituto Dermatologico San Gallicano di Roma -. Si tratta soprattutto di persone che soffrono di una neoplasia a colon, seno, ovaio e polmone, nella terapia dei quali vengono appunto impiegati i farmaci chemioterapici che hanno un’azione anche sui follicoli di peli e capelli».
A seconda del tipo di tumore e quindi della terapia effettuata, la ripresa del ciclo vitale del capello varia: generalmente a 3-6 mesi dalla fine delle cure la ricrescita è compiuta. E la chioma torna a essere folta e forte come prima, anche se spesso con dei cambiamenti nel colore o nella forma (da liscia ricci o viceversa).
Prevenire il diradamento
Il diradamento inizia generalmente nelle prime settimane dopo l’inizio della chemioterapia e, chiedendo il parere di un dermatologo specializzato, si possono seguire delle cure che aiutano a proteggere il cuoio capelluto rasato, per una migliore e più rapida ricrescita della chioma.
«Attualmente non esistono farmaci in grado di prevenire con certezza la perdita dei capelli né possiamo prevedere i casi in cui sarà persistente – chiarisce Cameli -. Usare federe morbide e lisce (ad esempio in seta) importante usare shampoo non aggressivi e lavare i capelli 2-3 volte a settimana, con acqua tiepida) proteggere il cuoio capelluto da ogni possibili stress (ad esempio stirature o permanenti). Infine – conclude l’esperta -, può essere utile un protocollo terapeutico personalizzato, che consiste nell’applicazione di prodotti topici (ovvero da applicare direttamente sulla pelle) associati all’assunzione di integratori capaci di ripristinare la fisiologia del capello che possono essere utili per contrastare l’effetto tossico della chemioterapia e abbreviare i tempi di ricrescita. Prima di assumere integratori, però, bisogna sempre parlare con il proprio medico».
Le «cuffie fredde»
Diversi studi scientifici hanno dimostrato l’utilità dei caschetti refrigerati per limitare l’alopecia nei pazienti oncologici, il cui utilizzo però non si è mai diffuso in modo capillare. Il principio su cui si basano i vari tipi di «cuffie fredde» è che l’ipotermia fa restringere i vasi sanguigni, riducendo così l’afflusso di sangue (e insieme a esso dei chemioterapici) nelle radici dei capelli.
Perché l’ipotermia sia efficace è però necessario indurla prima, durante e per un certo dopo l’infusione: insomma, i tempi di ogni seduta di chemio si allungano. Inoltre il risultato non è garantito e uguale in tutte le persone: molto varia anche in base al tipo di capello pre-trattamento (più sono rovinati e radi e maggiori sono le probabilità che cadano) e di chemio (per esempio il casco funziona meglio con i taxani che con le antracicline). Infine ci sono gli effetti collaterali: ore di freddo sulla testa provocano spesso cefalea, brividi e persino nausea, tali che molti pazienti decidono d’abbandonare l’uso della cuffia.
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