I debiti che pesano sul futuro dell’ex-Ilva sono superiori di tre-quattro volte a quanto preventivato e soprattutto «alla sofferenza dichiarata». D’altronde «l’entità dei debiti della società verso i fornitori si è via via concretizzata nel tempo». Per questo il lavoro di confronto con Sace, che ha predisposto misure finanziarie di sostegno alle imprese dell’indotto del polo siderurgico, «ha richiesto più tempo» ed è ancora in corso nonostante sia «in fase abbastanza avanzata». Lo ha dichiarato il commissario di Acciaierie d’Italia, Giancarlo Quaranta, audito in Commissione Industria del Senato sul decreto-legge Agricoltura, che assegna 150 milioni all’ex-Ilva sotto amministrazione straordinaria.
Risorse che saranno indirizzate alla realizzazione del Piano di Ripartenza elaborato dall’azienda, che punta «da un lato, alla ripresa produttiva dello stabilimento e, dall’altro, a garantire l’esecuzione dell’attività di manutenzione, volte a ristabilire sicurezza e continuità nei livelli produttivi dell’impianto, oltre ad assicurare l’occupazione dei diretti dell’Acciaieria». Già entro la fine dell’estate, anticipa Quaranta, «immaginiamo di porre in marcia un secondo altoforno, dopo che abbiamo trovato un’azienda che su tre altoforni ne aveva solo uno operativo».
Da dove arrivano i 150 milioni
I 150 milioni per Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria provengono dal patrimonio destinato di Ilva in amministrazione straordinaria, la società proprietaria degli impianti dati in affitto ad Adi, il quale a fine marzo scorso aveva ancora risorse pari a 464 milioni su quasi 1,2 miliardi di dotazione iniziale, portati dall’estero in Italia dai Riva, precedenti proprietari e gestori della fabbrica.
Dalla relazione del servizio studi di Senato e Camera emerge che dei fondi iniziali sono stati spesi 12 milioni per gli interessi sul finanziamento di Cassa Depositi e Prestiti erogato nel 2015, 6 milioni per spese generali, 159 per il finanziamento della gestione ordinaria Ilva per il pagamento del debito della stessa Ilva, 112 per le attività di tutela ambientale e sanitaria di Ilva e 201 per le stesse attività da parte di Acciaierie d’Italia. Inoltre, ci sono 42 milioni di anticipi erogati ad AdI, 10 milioni per pagare il personale interno utilizzato per attività di tutela ambientale e sanitaria, 150 assegnati qualche mese fa col dl 19/2024 e un milione di crediti Ilva verso Ilva gestione ordinaria. Restano così 464 milioni, compresi i 150 indirizzati alla decarbonizzazione.
Prestito ponte del Mef
A disposizione dell’ex-Ilva potrebbero esserci presto i 320 milioni di prestito ponte del ministero dell’Economia italiano, sui quali però si attende il via libera dell’Unione europea, per evitare eventuali contestazioni della Commissione Ue per presunti aiuti di Stato.
Intanto «noi abbiamo definito un piano industriale che opera nella direzione di dimostrare che il prestito ponte all’azienda verrà totalmente restituito» precisa Quaranta. Passo fondamentale compiuto in questa direzione è la proroga sino al 2030 del contratto di affitto con Ilva in amministrazione straordinaria (in scadenza il 31 maggio) che serve a garantire stabilità gestionale ad Acciaierie in commissariamento. (riproduzione riservata)
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