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  • Dopo che l’inflazione nell’Eurozona ha toccato picchi record negli ultimi anni, per gli anni 2023-2024 si assiste ad una lenta discesa.
  • La Commissione Europea prevede una discesa dell’inflazione dal 6,3% del 2023 al 3%, che proseguirà anche nel 2025.
  • Si prospetta per l’anno in corso una progressiva ripresa economica in tutta l’area Euro.

L’inflazione ha toccato dei picchi record negli ultimi anni, arrivando a alla soglia del +10,6% in Europa nel 2022. Le cause che hanno provocato tale scenario sono molteplici, con una concentrazione di avvenimenti particolarmente critici per l’economia negli ultimi anni.

Dall’arrivo della pandemia ai nuovi conflitti geopolitici, fino alla carenza di materie prime. Questo scenario ha provocato un innalzamento dei prezzi che ha coinvolto anche i beni primari, diminuendo il potere di acquisto dei cittadini e influendo pesantemente sulle imprese.

L’andamento in crescita dell’inflazione tuttavia si è assestato dal 2023, con un calo di lieve entità ma continuativo nel tempo. Nel 2024 l’inflazione scenderà ancora fino al 3% secondo le previsioni della Commissione Europea. Ma vediamo qui tutti i dati.

L’inflazione in Europa procede in discesa

Un dato ottimista presentato dalla Commissione Europea1 riguarda l’andamento dell’inflazione nel continente. Dopo l’aumento brusco degli ultimi anni, continua a scendere l’inflazione, portando con sé una lenta ripresa economica. Ecco in breve quali sono le previsioni:

  • 2023: inflazione al 6,3%;
  • 2024: inflazione al 3,0%;
  • 2025: inflazione al 2,5%.

Questo trend positivo sarà un’opportunità di ripresa non indifferente per l’Europa, dopo mesi di instabilità. La Commissione Europea mostra un andamento favorevole superiore a quanto previsto inizialmente per il 2023, anno in cui effettivamente l’inflazione è scesa più di quanto ipotizzato in precedenza.

Un fattore da non sottovalutare che incide su questo andamento è l’assestarsi dei prezzi dell’energia elettrica, dopo mesi di picchi al rialzo. I costi elevati delle bollette hanno influito negativamente non solo sui consumi dei cittadini, ma anche sui costi delle imprese.

I diversi paesi membri UE inoltre hanno messo in campo politiche di contenimento dei prezzi, che termineranno nel prossimo periodo. Il calo dei costi dell’energia segna quindi un punto di svolta positivo per l’economia dei paesi europei, con nuove prospettive di ripresa economica.

Ripresa economica ancora lenta in Europa

Va evidenziato che, anche se tutti i dati presuppongono una svolta in positivo per l’economia europea, la ripresa vera e propria sarà comunque lenta. Una delle cause principali per cui la crescita economica sarà contenuta riguarda la situazione geopolitica mondiale.

I recenti conflitti e l’instabilità del commercio potrebbero infatti rallentare la crescita, provocando scompensi anche in termini di rialzo dei prezzi. Si prevede comunque un maggiore potere di acquisto per le famiglie, con crescita dei salari e ripresa del mercato del lavoro.

Seppur debole, la crescita economica sarà recepita da tutti gli stati membri, anche se i dati previsionali che riguardano l’inflazione sono leggermente differenti di paese in paese, come mostrato dal grafico presentato dalla Commissione Europea sulle prospettive per l’inverno 20242.

inflazione stati europa

La percentuale di inflazione in aumento riscontrata nel 2023 nei diversi stati europei ha avuto impatti leggermente diversi, incidendo maggiormente in alcuni paesi piuttosto che in altri.

Allo stesso modo sono presenti percentuali differenti per le previsioni di ripresa, per cui vediamo paesi in cui il calo sarà più deciso, come Finlandia, Estonia e Portogallo, con percentuale sotto al 2%, o paesi in cui l’inflazione sarà comunque presente in modo più marcato, come il caso di Polonia e Ungheria.

L’effetto di questo andamento dell’inflazione sull’economia comunque sarà da analizzare a livello di singolo stato, anche in base alle politiche di contenimento attuate e dalle peculiarità dei mercati interni e con l’esterno. Per ciò che riguarda l’Italia si prevede un calo al 2025 dell’inflazione fino al 2,5%.

Inflazione e ripresa lenta in Italia

Andando a vedere nello specifico quali saranno le conseguenze del calo dell’inflazione in Italia, possiamo riscontrare un andamento ancora incerto per i primi mesi dell’anno, come rilevato dall’Istat. L’effetto dell’economia globale ed europea e delle componenti strettamente legate al nostro paese mostra una variazione dei prezzi per i beni di consumo non sempre positiva.

Prendendo in considerazione il mese di gennaio 2024 in confronto a dicembre 2023, evidenziamo i seguenti dati Istat3:

  • aumento dei prezzi per il trasporto, da +3,7% a +4,3%;
  • aumento dei prezzi per beni alimentari non lavorati, da +7,0% a +7,5%;
  • diminuzione della flessione dei prezzi dei prodotti energetici regolamentati, da -41,6% a -21,4%;
  • rallenta l’aumento dei prezzi dei servizi per l’abitazione, da +4,2% a +2,9%;
  • aumentano i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona da +5,3% a +5,4%;
  • rallentano gli aumenti dei prezzi dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto, da +4,4% a +3,6%.

Nel complesso, anche se l’inflazione è in calo, i suoi effetti positivi sui prezzi tardano a farsi sentire, per cui bisognerà attendere i prossimi mesi per avere un riscontro in termini di maggiore potere di acquisto. Il dato positivo è quello che riguarda l’inflazione di fondo, in calo dal +3,1% al +2,7%, con un calo dei costi riscontrato principalmente nei beni energetici.

La crescita economica invece è rallentata rispetto agli altri paesi europei, con l’incidenza delle recenti criticità che riguardano principalmente il commercio attraverso il Mar Rosso, che mettono a rischio le importazioni del nostro paese. Un’altra criticità è lo stop al superbonus, che frena gli investimenti nel settore dell’edilizia.

Iniziative europee per la ripresa economica

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L’Europa ha messo in campo una serie di iniziative negli ultimi anni, come quelle che hanno riguardato le tutele a fronte dell’aumento dei prezzi dell’energia elettrica, volte a proteggere famiglie e imprese dagli effetti negativi dell’inflazione.

Per incentivare la ripresa economica sono stati messi a disposizione diversi fondi specifici con l’obiettivo di portare avanti piani di crescita e sviluppo. In particolare NextGenerationEU, che riguarda anche l’Italia, ha predisposto 800 miliardi di euro per proporre riforme nei diversi paesi europei.

Molti degli obiettivi di questo piano riguardano il risparmio energetico e il passaggio ad un’economia maggiormente in equilibrio con le esigenze dell’ambiente. La Commissione Europea ha monitorato l’aumento degli investimenti pubblici nel continente volti alla ripresa economica, con una percentuale ipotizzata al 3,4% del PIL in UE.

Un dato interessante riguarda anche la disoccupazione, che è scesa nell’ultimo periodo al 6%. Il mercato del lavoro infatti dallo scoppio della pandemia aveva registrato criticità non indifferenti, in termini di occupazione, andamento in controtendenza nel 2024.

La transazione verde e quella digitale in particolare vanno di pari passo, con l’attuazione di riforme e strumenti mirati a convertire l’economia generale del continente, coinvolgendo da vicino anche il mondo imprenditoriale.

Per fare un esempio italiano, con i fondi europei sono stati introdotti finanziamenti agevolati e contributi a fondo perduto per l’imprenditorialità, tramite iniziative come ON – Oltre Nuove Imprese a Tasso Zero.

Inflazione in Europa – Domande frequenti

Qual è l’inflazione in Italia nel 2024?

In Italia l’inflazione registra un calo come nel resto dell’Europa, tuttavia i suoi effetti sull’economia sono più contenuti. Alcuni fattori, come la situazione geopolitica attuale, influiscono in modo negativo sulla ripresa italiana.

Qual è la percentuale di inflazione prevista per il 2025 in Europa?

Si prevede per il 2025 un’inflazione al 2,5% in Europa.

Qual è l’inflazione prevista per i prossimi anni?

Per i prossimi anni si prevede una discesa continua dell’inflazione, dopo il picco registrato nel 2022. In particolare si potrà arrivare ad una percentuale inferiore al 2% nel 2026.

 

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