Le rate dei vecchi mutui a tasso variabile sono cresciute fino al 78 per cento in più: vuol dire che chi pagava una rata di circa 500 euro al mese, oggi paga, al mese, 890 euro ovvero 390 euro in più; è molto probabile che, alla luce della decisione di giugno, le rate dei vecchi mutui a tasso variabile possano iniziare una progressiva discesa, anche se è difficile, al momento, indicare una traiettoria precisa. Lo rivela uno studio della Federazione autonoma bancari italiani (Fabi).
I tassi sui mutui sono scesi a una media del 3,69 per cento, rispetto a livelli medi superiori al 5 per cento del 2023: una riduzione che comporta, nel caso di un prestito immobiliare di 25 anni da 200 mila euro, un risparmio complessivo di 54 mila euro (-14,9 per cento) viene riportato nello studio. I tassi sul credito al consumo sono scesi a una media dell’8,93 per cento, dopo picchi superiori al 14 per cento. Vuol dire che un’automobile da 25 mila euro comprata interamente a rate, con un finanziamento di 10 anni, costa 10 mila euro in meno (-20,7 per cento); mentre per una lavatrice da 750 euro, con un credito di 5 anni, il risparmio, oggi, è di 144 euro (-13,1 per cento).
“Dopo il momento dei grandi rialzi e, in attesa della riduzione dei tassi nei prossimi mesi, le banche hanno capito che è giunto il momento di mettere un freno alle difficoltà di famiglie e imprese che si trovano ancora a pagare il prezzo di una politica monetaria restrittiva”, ha dichiarato il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, commentando lo studio sui tassi praticati dalle banche alla clientela. “Per molti, l’insostenibilità delle rate è già durata troppo e, in questa fase di transizione, anticipare le mosse della Bce riduce i danni per la clientela e non può che aiutare a migliorare la qualità del credito del settore”, aggiunge Sileoni, secondo cui in attesa di soluzioni efficaci e durature da parte di chi governa a Francoforte, la priorità è dare un segnale forte ai soggetti che si trovano in maggiori difficoltà economiche e ai giovani e con la riduzione dei tassi, riaffiora – in qualche modo – anche la funzione sociale del settore.
“Siamo, quindi, nella fase di transizione: in attesa del primo taglio del costo del denaro, che la Bce dovrebbe decidere tra una decina di giorni, le banche stanno dunque migliorando le condizioni su prestiti e mutui alle famiglie. La media dei tassi di interesse è già sensibilmente calata rispetto a fine 2024 e questo comporta importanti vantaggi per tutte quelle persone che vogliono comprare casa. Come sempre, le banche anticipano le decisioni di politica monetaria: lo fanno quando il tasso base sale, stesso discorso quando una riduzione è prossima. È opportuno sottolineare che non torneremo più ai tassi zero cioè a quella fase, per certi versi anomala, che è durata 10 anni in cui le condizioni per l’accesso al credito erano particolarmente favorevoli. Nei prossimi 18-24 mesi la Bce verosimilmente ridurrà drasticamente il costo del denaro, sperando che l’inflazione resti ai livelli bassi di oggi, per arrivare attorno al 2%: quello è il livello sostanzialmente ottimale a cui dobbiamo abituarci”, conclude il segretario generale della Fabi.
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