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Ci sono 55 mila euro che ballano tra la difesa di Giovanni Toti e la procura di Genova. Sono frutto di tre bonifici da 10 mila, 10 mila e 35 mila euro datati 10 giugno, 21 settembre e 20 ottobre 2022. I soldi arrivano dalla Spinelli Srl al Comitato Elettorale di Toti. E da lì vengono spostati sul conto personale del governatore. Nelle carte dell’inchiesta sulla corruzione in Liguria gli investigatori dicono che quel conto è abitualmente utilizzato come politico. Ma la causale di versamento recita “contributo per attività politica”. E in effetti la giudice delle indagini preliminari Paola Faggioni dice che il conto serviva a sostenere le spese correlate all’attività politica di Toti e del suo entourage. Ma i bonifici sono importanti proprio in vista dell’interrogatorio del presidente della Regione Liguria.

I soldi di Spinelli

La tesi del governatore, infatti, è che i soldi arrivati sui conti sono stati tutti regolarmente registrati come contributi elettorali. Quindi non è stato corrotto. Né ha estorto soldi. Ma il fatto che i 55 mila euro siano finiti su quel conto potrebbe mettere in crisi la difesa. Nel senso che potrebbe dimostrare che invece quei soldi sono stati spesi per altro. Repubblica scrive che proprio chi fossero i componenti dell’entourage e come siano stati spesi quei soldi è attualmente oggetto d’indagine.

E la vicenda si va ad incrociare con la segnalazione di operazione sospetta da parte di Bankitalia che risale al 2020. Anche in quel caso, che vedeva per oggetto la Fondazione Change, spuntarono versamenti sul conto personale. Che Toti spiegò così: «Ci sono tre conti correnti a me intestati. Due sono privati e da quelli gestisco le mie spese personali. Se devo pagare il mutuo uso quelli, se devo comprarmi la camicia uso quelli. Un altro invece, aperto presso Banca Carige, è dedicato alla mia attività politica».

L’interrogatorio

L’interrogatorio di Toti è fissato per domani, 23 maggio. «In tasca non mi sono messo nulla, ho tracciato tutte le spese», dice il governatore. I pm Luca Monteverde e Federico Manotti lo interrogheranno proprio su questo. Gli contestano i reati di corruzione elettorale, falso e voto di scambio. E gli offriranno così l’opportunità di spiegare a cosa servissero i 55 mila euro. Toti si troverà in una situazione difficile perché si è avvalso della facoltà di non rispondere nella prima volta che si è presentato davanti al Gip. E perché c’è la situazione politica da dipanare. La revoca degli arresti domiciliari è la condizione che gli alleati in Regione hanno posto per continuare la consiliatura e lasciarlo al suo posto. Ma se questa non dovesse arrivare, la sua agibilità politica sarebbe compromessa. E non gli resterebbe altro che gettare la spugna.

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