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Ci chiediamo cosa succede in caso di trasferimento con Legge 104 se l’assistito muore(scopri le ultime notizie su Legge 104invalidità civilecategorie protettediritto del lavorosussidiofferte di lavoro e concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsAppTelegram e Facebook).

Cosa succede in caso di trasferimento con Legge 104 se l’assistito muore?

In caso di trasferimento con Legge 104 se l’assistito muore, il trasferimento della sede di lavoro per assistere un familiare disabile non viene revocato automaticamente in caso di morte dell’assistito.

La fine dei presupposti che avevano motivato il trasferimento richiede l’avvio di una nuova procedura di valutazione.

La Corte di Cassazione, sezione lavoro, con la sentenza n. 34090 del 6 dicembre 2023, ha dato ragione a una dipendente ministeriale che aveva chiesto il trasferimento per assistere un familiare disabile.

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L’amministrazione sosteneva che, essendo il familiare deceduto durante il processo d’appello, il trasferimento dovesse essere revocato. La Corte ha respinto questa tesi.

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La Cassazione sul trasferimento con Legge 104 se l’assistito muore

Come abbiamo anticipato, con la sentenza n. 34090 del 6 dicembre 2023, la Corte di Cassazione ha esaminato il caso di un dipendente del Ministero della Giustizia, che aveva richiesto il trasferimento per assistere un familiare disabile, come previsto dall’art. 33, comma 5, della Legge n. 104/1992.

Il Tribunale di Agrigento aveva inizialmente accolto la domanda, confermata poi dalla Corte d’Appello di Palermo, nonostante il familiare fosse deceduto nel frattempo.

La Corte d’Appello aveva stabilito che le condizioni da considerare fossero quelle esistenti al momento della sentenza di primo grado, senza che il decesso influenzasse la decisione.

Il Ministero della Giustizia ha fatto ricorso alla Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avrebbe dovuto dichiarare la cessazione della materia del contendere e riconoscere la mancanza di interesse ad agire da parte del ricorrente, violando così l’art. 33 della Legge 104/1992. Secondo il Ministero, il giudice avrebbe dovuto verificare le condizioni attuali per confermare il diritto.

La Corte di Cassazione ha confermato il diritto al trasferimento, sostenendo che una volta riconosciuto e attuato, questo diritto rimane valido. La decisione si basa sul principio che le situazioni giuridiche devono essere valutate al momento in cui sorgono e non possono essere annullate da eventi successivi. La Corte ha affermato che:

  • non c’erano i presupposti per dichiarare la cessazione della materia del contendere, che avviene solo quando le parti riconoscono reciprocamente il cambiamento della situazione e presentano conclusioni conformi al giudice. Nel caso in esame, le parti avevano opinioni divergenti: una parte chiedeva la riforma della sentenza del Tribunale, mentre l’altra voleva mantenerla invariata;
  • la presunta mancanza di interesse ad agire era infondata. La caregiver aveva un chiaro interesse a ottenere la conferma della legittimità della sua richiesta originale e delle condizioni del trasferimento, giudizialmente disposto e poi attuato amministrativamente.

La Corte ha sottolineato che il punto critico era come i fatti sopravvenuti influenzassero il diritto al trasferimento, giustificato da circostanze concrete come l’assistenza a una persona con disabilità.

Nonostante il decesso del familiare, avvenuto dopo la condanna del Ministero a effettuare il trasferimento, la Corte ha stabilito che il diritto non può essere revocato solo perché le condizioni iniziali sono venute meno.

La normativa sulla mobilità dei dipendenti pubblici prevede il rispetto delle priorità tra i richiedenti e la verifica della disponibilità dei posti. Pertanto, un nuovo trasferimento della caregiver richiederebbe nuove valutazioni.

Il decesso del familiare non ha estinto il diritto al trasferimento, ma ha posto le basi per un eventuale nuovo trasferimento, che riguarda una situazione diversa e non è oggetto del giudizio in corso.

Possibili implicazioni giuridiche della sentenza

La recente decisione della Corte Suprema sul trasferimento con Legge 104 se l’assistito muore, potrebbe avere diverse conseguenze importanti nell’ambito legale, considerando il contesto e le questioni sollevate. Ecco le principali implicazioni:

  • Stabilità del diritto al trasferimento: la Corte ha stabilito il principio della stabilità del diritto al trasferimento per assistere un familiare disabile. In sostanza, una volta concesso e attuato il trasferimento, il diritto diventa stabile e non può essere revocato retroattivamente a causa di eventi successivi, come il decesso del familiare assistito. Questo offre una maggiore sicurezza ai dipendenti pubblici che richiedono trasferimenti per motivi familiari.
  • Interesse continuo dell’assistente: nonostante il decesso del familiare disabile, la Corte ha respinto l’argomentazione del Ministero della Giustizia riguardo alla perdita di interesse dell’assistente nel fare valere il suo diritto al trasferimento. Questo sottolinea l’importanza di valutare attentamente ogni situazione e non presumere automaticamente che il decesso del familiare elimini l’interesse del lavoratore.
  • Limiti della decisione: la Corte ha specificato che la sua decisione si limita al diritto al trasferimento già concesso e attuato, e non si estende a eventuali futuri trasferimenti che potrebbero diventare necessari a causa di cambiamenti delle circostanze. Questo significa che il giudizio non risolve tutte le questioni future legate al trasferimento, ma conferma solo la validità del diritto esistente.
  • Impatto sulla mobilità dei dipendenti pubblici: la decisione ha anche implicazioni sulla mobilità dei dipendenti pubblici, sottolineando l’importanza di rispettare le priorità tra coloro che richiedono trasferimenti e di considerare attentamente le disponibilità dei posti. Nuovi trasferimenti devono essere valutati caso per caso in base alle nuove circostanze, evitando decisioni automatiche basate su precedenti trasferimenti.
Trasferimento con Legge 104 se l'assistito muore
Trasferimento con Legge 104 se l’assistito muore. Nella foto: la scritta “tranfer” (trasferimento)

Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione offre un solido sostegno ai caregiver, segnando un passo significativo nella tutela dei loro diritti e nel riconoscimento del valore del loro prezioso lavoro nell’assistenza familiare.

Questo verdetto riafferma l’importanza di considerare le esigenze dei caregiver nelle politiche pubbliche e nelle pratiche aziendali, garantendo loro il necessario supporto.

Tuttavia, persistono sfide significative nella conciliazione tra lavoro e assistenza, compresa la difficoltà nel ricevere aiuti e nell’affrontare gli oneri finanziari ed emotivi legati alla cura di un familiare disabile.

FAQ sul trasferimento con Legge 104

Qual è la funzione dell’articolo 33 della legge 104?

L’articolo 33 della legge 104 garantisce al lavoratore il diritto di scegliere, ove possibile, la sede di lavoro più prossima al domicilio della persona da assistere.

Il diritto al trasferimento del lavoratore è un diritto assoluto?

No, non è un diritto assoluto e può essere limitato da ragioni di organico, gestione e organizzazione del lavoro.

Come si applica la Legge 104 ai genitori separati?

Nel caso di genitori separati, la Legge 104 prevede che entrambi possano usufruire dei benefici per la cura del figlio, a condizione che sia dimostrata la convivenza con il minore.

Cosa dice la Legge 104 riguardo l’assistenza fuori regione?

Se un lavoratore deve assistere un familiare con disabilità grave che vive in un’altra regione o a più di 150 chilometri di distanza, deve presentare una documentazione valida al suo datore di lavoro. Questa norma viene regolamentata dal decreto legislativo numero 119 del 2011 che ha modificato l’articolo 33 della Legge 104 del 1992.

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