Non buttiamo via il bambino con l’acqua sporca. Non usa esattamente queste parole, Pietro Petrucco, ma questo è il senso del messaggio lanciato dal vicepresidente dell’Ance nel giorno in cui il Senato approva, con il ricorso alla fiducia, il decreto che riscrive per l’ennesima volta, e al ribasso, le regole del Superbonus. La data, curiosamente, coincide con quella dell’insediamento dell’imprenditore della Icop alla guida della Fiec, la Federazione europea dei costruttori, che rappresenta più di 3 milioni di imprese di 27 Paesi, cui fa capo una platea di 12 milioni di lavoratori e un fatturato pari al 10% del Pil comunitario.
Inevitabile, vista la coincidenza delle date, che il discorso cada sulle prospettive dell’edilizia italiana al cospetto degli impegnativi target imposti dall’Europa, in un momento in cui la più importante misura messa in campo dal nostro Paese sulla riqualificazione energetica degli edifici viene nuovamente ridimensionata, assieme a tutti i bonus, per il suo pesante impatto sui conti dello Stato.
«Tra gli aspetti positivi del Superbonus – commenta Petrucco da Bruxelles, dove si è tenuta l’assemblea Fiec di ieri – c’è quello di aver dimostrato che il nostro sistema delle imprese è in grado di realizzare interventi a un ritmo di 150 mila alloggi all’anno, che ci potrà consentire di raggiungere il target di un milione di alloggi entro il 2032». Fin qui le buone notizie, quanto alle cattive, cioè i costi altissimi del Superbonus, il raggiungimento degli obiettivi posti dalla direttiva sulle performance energetiche degli edifici, secondo Petrucco, passa necessariamente per un mix di interventi: da un lato quelle per gli incapienti e le famiglie monoreddito, «da gestire più attraverso ristori diretti sul modello Covid che su cessioni di credito», dall’altro «su misure di sostegno che favoriscano gli investimenti privati».
Questo, spiega Petrucco, anche in considerazione del non residenziale, che ha bisogno di altre forme di incentivazione, «basate sul modello industria 4.0 o che puntino a progetti di partenariato pubblico-privato».
La direttiva europea, «rimodulata tenendo conto della situazione climatica, economica e sociale di ciascun Paese», traccia secondo Petrucco una strada che consentirà quantomeno di ridurre gli errori, escludendo ad esempio seconde case ed edifici tutelati. «Si tratta – dichiara – di una grande opportunità non solo per le imprese, ma anche per la riduzione dei consumi delle famiglie, in primis per quelle a basso reddito, senza dimenticare che il 75% del patrimonio edilizio italiano ha più di 40 anni e il 72% si colloca nelle classi energetiche più basse». Da qui gli obiettivi strategici che il neopresidente della Fiec ha indicato anche nell’assemblea di ieri, sottolineando come priorità «l’implementazione dei progetti sotto i Piani di Ripresa e Resilienza, l’attuazione delle politiche del Green Deal, nuovi modelli sostenibili per rispondere alla carenza di alloggi, in particolare per i gruppi vulnerabili».
Questo il futuro. Quanto al decreto Superbonus, il confronto con le categorie, per Petrucco, ha quantomeno ridotto gli effetti retroattivi della misura, «aspetto fondamentale perché lo Stato possa essere considerato dai contribuenti un interlocutore attendibile».
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